Buongiorno a Patrizia Angelozzi e benvenuta tra le pagine de ilrecensore.it, la rivista letteraria che si occupa della filiera della editoria.
Angelozzi Comunicazione è una conosciuta agenzia di promozione editoriale e ufficio stampa, che collabora con autori affermati e personaggi dello spettacolo.
Patrizia, noi ci conosciamo ormai da diversi anni ma la prima domanda sarà quella che farebbe il lettore che per la prima volta sente parlare del tuo ruolo: Cosa fa, esattamente, una agenzia di promozione editoriale?
Grazie per questa opportunità, mi fa piacere rispondere a domande che sembrano scontate, ma non lo sono.
La mia realtà professionale nasce dalla passione per la letteratura, diventando nel tempo ufficio stampa in editoria, ruolo che svolgo per autori o case editrici ormai da molti anni. Ci si avvale di un ufficio stampa quando si affida un libro ad una agenzia che lo abbia letto in anticipo e sia motivata a promuoverlo attraverso comunicati stampa in fase di lancio, recensioni sulla carta stampata e sul web, interviste, possibili passaggi televisivi.
Inoltre dopo un attento studio della tematica trattata avviene la selezione di proposte per segnalazioni a Premi e Festival letterari. Senza dimenticare un bookTour di presentazioni dedicate all’autore e al suo libro.
Una professione essenziale, direi. Continuando nel gioco delle domande ingenue e sempre calandoci nei panni del nostro lettore, ci e ti chiediamo quindi: Ma tutte queste cose belle ed essenziali, non dovrebbe farle la casa editrice? E quando una casa editrice decide di non occuparsene, sono gli autori stessi a rivolgersi a te?
Una casa editrice ha moltissime attività da seguire e sono diverse le figure professionali, c’è chi si dedica alla scelta delle proposte in termini di manoscritti, chi è responsabile dell’editing, chi della correzione delle bozze. Altri ancora si dedicano alla veste grafica, e chi alla programmazione annuale dei libri in uscita. Senza sottovalutare la parte commerciale che si impegna ad ottenere per la casa editrice una buona distribuzione nazionale nelle librerie e luoghi che vendono libri.
Le case editrici provvedono senz’altro ad una prima fase di promozione, ma il volume di produzione a volte non permette loro di fare un lavoro capillare e duraturo nel tempo. Sono filiere importanti che hanno bisogno di grande attenzione.
Non dimentichiamo che la casa editrice investe su un autore in termini di impegno professionale ed economico, sono in tanti a non conoscerne fino in fondo i dettagli di produzione, distribuzione e commercializzazione. In ogni caso spesso sono gli autori a rivolgersi a me, mentre altre volte le stesse case editrici affidano all’esterno questo compito.
Un elemento di rilievo nella promozione di un libro lo assumono i Festival e i Premi letterari: Tu che per lavoro li frequenti e inevitabilmente li valuti, cosa ne pensi? E sono più utili in termini di visibilità, di vendite o di semplice vanità?
Faccio intanto una distinzione tra Festival e Premi. I Festival rappresentano quel tempo libero dove per interessi comuni gli autori incontrano altri autori, relatori, organizzatori. Si tratta di luoghi dove parlare di libri, aneddoti e molto altro con chi vive la stessa passione. E chiaramente col pubblico, importante, che riesce sempre a dare un feed-back a chi ha presentato se stesso e il proprio libro.
Il pubblico negli ultimi anni è sempre più attento a distinguere, a scegliere e l’empatia è una prerogativa importante. L’autore empatico è quello che alla fine riesce a donare meglio la propria opera e la passione che la motiva.
I Premi sono un discorso diverso, ci sono Premi autorevoli e altri che crescendo si fanno spazio nel panorama culturale. Un buon premio letterario dovrebbe avere necessariamente una buona giuria, in genere rappresentata da giuria da comitato nominato secondo capacità di selezione e un’altra di un pubblico di lettori.
Ogni Premio ha la propria peculiarità e vale la pena per autori e case editrici partecipare, anche se occorre scegliere bene il contesto e valutare appunto l’autorevolezza della giuria e del Premio stesso.
Anche se la distribuzione online ha ormai raggiunto quote importanti del mercato, le librerie restano un luogo di incontro fondamentale tra i lettori e l’oggetto, anche fisico, della loro passione, oltre ad una occasione per lasciarsi sedurre dall’inaspettato e allargare i propri orizzonti. Le librerie sono anche luogo d’eccellenza in cui incontrare gli autori e questa organizzazione è un elemento chiave del tuo lavoro. Ti chiedo quindi: I booktour sono più importanti per gli emergenti o per gli autori affermati? E che differenza trovi nell’organizzare il lavoro per gli uni e per gli altri?
I booktour sono importanti, nel caso di autori emergenti direi fondamentali e andrebbero indirizzati verso circoli di lettori che in seguito alla lettura condivisa desiderano avvicinare l’autore, conoscerlo e scoprirne il talento e cosa lo ha portato a scrivere quella particolare opera.
Per gli autori affermati, invece, di solito l’organizzazione di un BookTour è più semplice, si fa riferimento alle librerie, festival e circuiti già accreditati dalle case editrici che pubblicano quel particolare autore. In genere sono gli stessi direttori artistici di Festival a farne richiesta, così come i librai, le biblioteche e quanto concerne il mondo editoriale. Non ultima la partecipazione a programmi televisivi.
Non escludo mai, in ogni caso, emergenti con grandi potenzialità che con una opera prima riescono a entrare nei circuiti letterari e farsi conoscere.
Quanto dura, tipicamente, il periodo di promozione e quante tappe, di solito, un booktour?
Il periodo di promozione editoriale di solito dura circa tre mesi, a partire dal lancio fino alla concretizzazione di una rassegna stampa, cartacea e web, le varie interviste, etc.
Se l’autore con il suo libro riesce a vincere Premi, ad avere ‘strilli’ di copertina, ovvero frasi dedicate all’opera da parte di autori importanti o citazioni di recensioni autorevoli, la vita di un libro si allunga fino a otto mesi, un anno. Alcunie eccezioni restano, resistono nel tempo come long sellers che possono persino diventare nuovi “classici”, ma qui parliamo di talenti puri gestiti bene dalle case editrici e dagli uffici stampa.
Con lo stesso ritmo, le tappe di un booktour variano anche in base alla risposta che si ottiene durante la promozione, ma direi che almeno dieci date tra librerie, festival e rassegne andrebbero sempre organizzate.
Quali sono, se ce ne sono, le cose peggiori e migliori che ti sono capitate nel tuo lavoro e in generale, quali sono i momenti che ti gratificano e quali gli aspetti del tuo lavoro che proprio non sopporti?
Quello che mi gratifica è rendere felice un autore o una autrice. E ancora di più essere riuscita a promuovere l’identità dell’autore in modo che diventi riconoscibile, con un suo stile comunicativo e con le proprie idee. Quello che invece non mi piace è un atteggiamento purtroppo sempre più diffuso, ovvero la mancanza di empatia e di modestia.
In ogni campo professionale, quando si pensa di non dover più imparare nulla allora non c’è margine di crescita.
Infine chiudiamo con due inviti che rivolgiamo a tutti, il primo è questo: Dicci tre libri che secondo te tutti dovrebbero leggere e un autore da scoprire o riscoprire.
Più che libri consiglierei gli autori, Calvino, Gabriel Garcia Marquez, Buzzati, Virginia Woolf, a seguire la Atwood, Wislawa Szymborska, Josè Saramago. Come libri da riscoprire consiglio senza dubbio i classici, indispensabili per leggere i contemporanei con un approccio più profondo.
Leggendo On Writing di Raymond Carver mi ha colpito molto una sua citazione di Isak Dinesen. Diceva che lei, ogni giorno, scriveva qualcosa, senza speranza e senza disperazione. È una frase incisiva e spiazzante perché di solito la speranza ha un valore positivo e mi ha fatto tornare in mente una famosa intervista a Monicelli in cui la chiama una trappola e anche Rudyard Kipling che in If chiama impostori il successo e il fallimento. Il secondo invito è quindi questo: Lasciaci con un pensiero che senza cadere nelle trappole della speranza o della disperazione ci aiuti a mettere in fila i nostri passi anche domani.
Credo non ci sia speranza senza passione e desiderio. Così come credo sia possibile cacciare via la disperazione cercando dentro ognuno il proprio talento, che non ha necessariamente a che fare con la scrittura. Si può nutrire una mente di molto altro, dal renderci attivi nella società civile, al partecipare, all’essere protagonisti, al vivere il proprio sogno in piena intimità. Credendo nelle proprie scelte, questo sì.
Un Consiglio ben accetto
Wislawa Szymborska
(2 luglio 1923 – 1 febbraio 2012) è stata una poetessa polacca, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1996
Prospettiva, Wislawa Szymborska
Si sono incrociati come estranei,
senza un gesto o una parola,
lei diretta al negozio,
lui alla sua auto.
Forse smarriti
O distratti
O immemori
Di essersi, per un breve attimo,
amati per sempre.
D’altronde nessuna garanzia
Che fossero loro.
Sì, forse, da lontano,
ma da vicino niente affatto.
Li ho visti dalla finestra
E chi guarda dall’alto
Sbaglia più facilmente.
Lei è sparita dietro la porta a vetri,
lui si è messo al volante
ed è partito in fretta.
Cioè, come se nulla fosse accaduto,
anche se è accaduto.
E io, solo per un istante
Certa di quel che ho visto,
cerco di persuadere Voi, Lettori,
con brevi versi occasionali
quanto triste è stato.