Livorno rosso sangue. Botteghi e l'ultimo viaggio della Adelina. di Diego Collaveri
Livorno rosso sangue. Botteghi e l'ultimo viaggio della Adelina. di Diego Collaveri

Livorno rosso sangue. Botteghi e l’ultimo viaggio della Adelina di Diego Collaveri

Livorno rosso sangue: una nuova indagine per il commissario Botteghi

L’omicidio di un sub specializzato in traffico di oggetti antichi, sembra condurre Botteghi a un mistero risorgimentale legato a un manipolo di combattenti livornesi che, al comando di Andrea Sgarallino, per ordine di Giuseppe Garibaldi, salpò a bordo della nave Adelina durante la spedizione dei Mille per attuare una manovra fallimentare conosciuta come “diversione di Zambianchi“. 

Quando però sulla muta della vittima vengono scoperte le stesse tracce di metanfetamina trovate sul cadavere di un chimico serbo, rinvenuto qualche giorno dopo, il commissario intuisce esserci qualcosa di più grande dietro. In equilibrio tra un enigma storico e un traffico di droga, Botteghi dovrà al solito dipanare un segreto del passato per risolvere l’indagine, nonostante una ambigua detective internazionale disposta a tutto pur di mettergli i bastoni tra le ruote.

Sono tornata con piacere tra le pagine Frilli Editori e l’ho scelto per diversi motivi. 

In primis, Diego Collaveri è una garanzia!

in quanto penna già conosciuta grazie a due precedenti letture, peraltro apprezzato per l’ottima scrittura e per la sua “capacità di gestione” nello scrivere romanzi gialli in cui nulla è lasciato al caso.

La “sua” Livorno si trasforma sempre in una protagonista essendo raccontata con perizia di dettagli e aneddoti particolari atti ad acuire l’interesse, infondendo curiosità, in chiunque legga grazie ad un lavoro di ricerca storica, cittadina e non, che si intreccia con la trama del romanzo.

Altro motivo è il profilo indiscusso del protagonista principale.

Quell’antipatico e simpatico commissario Botteghi: personalità decisamente ENFP, ovvero, estroverso quando serve, intuitivo sempre anche quando non ci crede nemmeno lui, focalizzato sui principi più importanti e fondamentali tali da mantenerlo incollato incondizionatamente nella risoluzione dei casi. 

Ma oltre a Mario, anche la sua squadra non ha perso carisma.

Il giovane Mantovan con il suo intuito genuino e lungimirante. L’altrettanto vitale Busdraghi dalla saggezza tempestiva e benefica, soprattutto per il commissario, ancora, incontriamo di nuovo il capo della polizia scientifica, Bertini, quel giusto condimento per il prosieguo delle indagini. Infine, si ritrova anche pure il burbero giornalista, sempre più malconcio ma ancora pozzo di saggezza storica livornese e non solo, il compagno di gioco di scacchi Signor Marchetti.

Qui vi verrà subito da pensare: ‘troppi uomini!’ ; invece nooo, stop now, perché l’autore accende sempre, e non dimentica di farlo in modo ampio, galante e soddisfacente, una luce unica e dedicata esclusivamente alle figure femminili dei suoi romanzi e lo fa in modo così godibile che la scena viene subito riequilibrata. Anche qui, alcune donne sono capisaldi dell’entourage Botteghi , come ad esempio sua figlia, ma altre sono nuove protagoniste che apportano nuove energie e creano nuove dinamiche più o meno complesse.

Clara Spencer e Letizia Iolandi sono fondamentali e preziose per l’evolversi della vicenda. 

Collaveri sa cogliere e descrivere quei minimi dettagli importanti che messi assieme creano personaggi peculiari e ben rappresentati.

Ognuno con una sua identità ben precisa mai inutile o ininfluente. Gli scambi veloci di battute ed i dialoghi incisivi fanno reagire il lettore in sorrisi o fastidi rendendolo partecipe e coinvolto nella storia che sta vivendo di riflesso.

Botteghi sicuramente conquista anche in Livorno rosso sangue, meritando ormai un proprio posto tra i grandi commissari italiani, mi viene in mente lo scrittore Manzini con il suo iconico Rocco Schiavone. 

Un bel giallo tutto da risolvere, o almeno tentare di sbrogliare, il tutto ben amalgamato in un contesto storico ben ricercato e raccontato che prende spunto da quella che fu “la diversione di Zambianchi”. Per chi come me non la conoscesse, si tratta di un diversivo escogitato da Garibaldi durante la famosa spedizione dei Mille. Il contingente livornese comandato dal compaesano Andrea Sgarallino, fedele amico di Garibaldi.

Sgarallino non raggiungerà mai la Sicilia bensì attraccherà a Piombino con quella vecchia tartana, un’imbarcazione dal nome Adelina, sulla quale viaggia anche il colonnello Zambianchi appunto, che successivamente comanderà le truppe a terra verso lo Stato Pontificio. 

Da qui nasceranno negli anni successivi mille ipotesi e mille misteri. 

Vi invito pertanto ad approfondire l’argomento, in modo originale e divertente, impossibile poi da dimenticare, grazie a questo romanzo appassionante e potete mettere già in conto il fatto di recuperare lacune storiche per quanto riguarda questo periodo risorgimentale.

Il valore aggiunto nei gialli di Collaveri è questo: l’aspetto storico. 

Come sempre l’autore cuce e romanza una trama complessa basata su fatti realmente accaduti in cui poi nulla viene lasciato al caso. Il tutto attualizzato ai giorni nostri, infatti, traffici di droga e reperti storici, mondanità e storia si mescolano abilmente, come allo stesso modo, in ugual misura si mescolano un lato sarcastico ed uno drammatico delle storie e delle vite in cui il commissario Botteghi ci trasporta.

“il mare è come un vecchio amico, ti ascolta, cura le ferite dentro e fuori, c’è sempre quando ne hai bisogno, è un maestro da rispettare, che dispensa vita e morte in egual misura.”

…in egual misura insomma.

Livorno rosso sangue è un romanzo giallo dallo stile classico, ben strutturato, ricco e dinamico. 

Per chi ha già letto altri romanzi della serie del commissario Botteghi, l’evoluzione che l’amato poliziotto compie in quest’ultimo lavoro dello scrittore crea un legame importante con i suoi lettori affezionati. I recenti progressi e i cambiamenti della sua vita privata gli regalano un carisma ancora più apprezzabile, più umano e meno scontato.

Quell’omone burbero tormentato dal passato e dal senso di colpa finalmente percepisce il suo cuore scongelarsi pian piano, chissà se qualcosa di più caldo di un tramonto livornese riuscirà veramente a scioglierlo. 

DIEGO COLLAVERI dal 1992 al 2000 lavora in campo musicale, collaborando con Emi Music come chitarrista, arrangiatore e paroliere. 

Nel 2000 comincia a scrivere narrativa e poesia, ottenendo premi e riconoscimenti. Il 2001 vira verso la sceneggiatura, prima teatrale e poi per il cinema breve; l’anno successivo con la prima regia vince il concorso Minimusical indetto da “La Repubblica” e Fandango. Con quest’ultima collaborerà come sceneggiatore per i successivi quattro anni. Intraprende un percorso didattico/formativo con vari registi italiani, studiando storia della cinematografia, mentre lavora sui vari set. 

Nel 2006 è tra i relatori del seminario “il cinema classico Hollywoodiano” dell’Università di Pisa, dipartimento Cinema Musica Teatro.  Nel 2009 viene inserito nell’Enciclopedia degli Scrittori Contemporanei. 

Il 2013 scrive alcuni racconti noir per il settimanale “Cronaca Vera”. Dal 2014 collabora con LaTelaNera.com come critico cinematografico.  Dal 2015 al 2017 è docente di sceneggiatura e storia del cinema presso la Scuola di Scrittura Carver di Livorno. 

Il 2018 e 2019 è tra gli autori del progetto Staffetta di Scrittura Creativa di BIMED (Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo) per scuole superiori, in collaborazione con Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 2018 è tra i docenti di Form.Ed, corso per Gestione delle Fasi di Lavorazione Editoriale indetto da Provincia di Livorno e Regione Toscana. 

Nel 2019 riceve l’Oscar Livornese, onorificenza riservata alle eccellenze della città di Livorno. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato: L’odore salmastro dei Fossi, Il segreto del Voltone, Il passato ha un prezzo, La bambola del Cisternino, ll commissario Botteghi e il mago e I delitti di Livorno.

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