Storie vere di Sophie Calle
Storie vere di Sophie Calle

Storie vere di Sophie Calle, fotografa e artista fuori dal comune

Storie vere di Sophie Calle

Storie vere” di Sophie Calle è il primo libro tradotto in italiano della fotografa, scrittrice e artista francese, nuovo titolo della collana Lampi.

Work in progress, “Storie vere”, uscito in Francia nel 1994 e poi regolarmente ristampato in versioni arricchite e rielaborate, presenta i brevi testi e le immagini che Sophie Calle ha raccolto nell’arco del tempo come un diario intimo molto particolare.

Con linguaggio preciso e sobrio, a volte leggero, altre invece serio e drammatico, le storie che Sophie Calle ci racconta tracciano il suo percorso di donna e artista fuori dal comune, abituata a muoversi in territori dove finzione e verità si intrecciano e si confondono.

Sophie Calle ha reso tutta la sua vita una specie di autobiografia in tempo reale, di cui puntigliosamente ha tenuto per anni memoria raccontando sé stessa, mettendo in scena il suo corpo e attraverso questo le sue paure, i suoi problemi, le sue aspirazioni, i suoi sogni.

Storie vere” è una sintesi di tutto il suo percorso artistico e biografico.
Sophie Calle
Sophie Calle (9 ottobre 1953, Parigi)

“Qualunque cosa accada, sappia che non smetterò mai di amarla nel modo che è stato il mio dal momento in cui l’ho conosciuta, e che si protrarrà in me e non morirà.
Ma oggi sarebbe una orrenda buffonata tenere in vita una situazione per entrambi difficile e insanabile.
Ma sappia che quello che io provo per lei e quello che lei prova per me è l’ultimo pegno di quel che fu tra di noi e che resterà unico.
Avrei tanto voluto che le cose andassero in un altro modo.
Abbia cura di sé”.

Prenez soin de vous”. Quando Sophie Calle riceve queste parole d’addio dal suo compagno, anziché piagnucolare, decide di allestire una mostra: convoca un centinaio di donne e chiede loro di interrogarsi sul tema dell’abbandono. È il 2007 e l’opera collettiva viene esposta al padiglione francese della Biennale di Venezia. Vi trovano posto, tra le altre cose, la sentenza di un giudice, la ricetta di una sessuologa su carta intestata, il video di una cartonist e persino un pappagallo bianco che fa a pezzi la lettera d’addio.

Non è la prima volta che l’artista e performer francese, nata a Parigi nel 1953, sceglie di trasformare un’esperienza di vita in un’opera creativa. Il suo primo lavoro artistico è stato Les Dormeuses, in cui invitava dei passanti a occupare il suo letto mentre lei li fotografava ogni ora.

Sophie Calle, The Sleepers (Les dormeurs), 1979
Sophie Calle, The Sleepers (Les dormeurs), 1979
Nel 1979 realizza Suite vénitienne: durante un soggiorno a Venezia, decide di pedinare un uomo per due settimane e trascrive note di quell’esperienza nel suo primo libro d’artista.

Nella stessa città, due anni dopo, si fa assumere come cameriera in un hotel per fotografare le tracce dei clienti nelle loro stanze: nasce così L’hotel.

Dal 1980 al 1993, nel giorno del suo compleanno, raccoglie tutti i regali ricevuti e, nel 1998 li espone alla Tate Gallery di Londra nell’installazione Rituel d’anniversaire. In quell’occasione Calle sottolinea la volontà di sottrarsi con quel rituale alla paura di essere dimenticata nel giorno del suo compleanno. E’ del 1986 The Blind, progetto in cui ha intervistato dei non vedenti sul concetto di bellezza. Nel 2002 trascorre una notte in cima alla Torre Eiffel invitando le persone a salire per raccontarle qualcosa che la tenesse sveglia tutta la notte.

Si direbbe che tutta la sua arte sia un tentativo di esorcizzare l’oblio, di sottrarsi all’ordinario per lasciare una traccia del proprio passaggio.

Calle fa suo il concetto di “inaudito” di François Jullien: non il raro, il prodigioso, ma il suo opposto, “ciò a cui – in quanto continua a ripetersi e stagliarsi, non si stacca, non emerge – non accedo. Non il più distante o quanto viene percepito solo in modo effimero ma ciò che si fa sempre sotto gli occhi e che si impone nel suo già qui”.

Lo ritroviamo, in sintesi, in quella sorta di diario intimo che è “Des Histoires vrais. 63 récits”, tradotto in italiano nel 2022 dalla casa editrice Contrasto. Le storie vere di Sophie Calle è un libro articolato in un gioco di specchi di immagini fotografiche e di testi descrittivi, rivela particolari intimi della vita dell’artista francese.

Vi ritroviamo gli amati gatti e tanti ricordi familiari: l’ultimo giornale sfogliato dalla nonna prima di essere portata in ospedale, il quadro fiammingo dietro il quale nasconde la lettera di un amico della mamma, forse suo vero padre, la giraffa impagliata comprata alla morte della madre, l’infarto del padre. 

Storie vere di Sophie Calle -
Sophie Calle, Courtesy Musée D’Orsay

E, soprattutto, tracce delle sue storie d’amore, nelle varie declinazioni che il sentimento assume quando c’è e quando non c’è: a pg. 45, a fianco di una foto in bianco e nero di un letto matrimoniale disfatto, si legge: “Ero innamorata di lui, ma lui aveva deciso di lasciarmi. Per addolcire la rottura mi propose un viaggio di addio di una settimana a Siviglia. L’idea mi piaceva, anche se mi sembrava dolorosa. Dunque accettai e il viaggio si fece. L’ultimo giorno, durante il pasto, quando vide le mie lacrime. H. mi raccontò un segreto. Era un segreto atroce, una storia che gli aveva avvelenato la vita ed era a me che confidava. A me sola. Nel momento stesso in cui mi privava del suo amore, quell’uomo mi offriva la prova estrema della nostra intimità”. 

Ci sono le liti: “Martedì 10 marzo 1992, alle undici e cinquanta, mi ha tirato in faccia i seguenti oggetti: un bollitore vuoto, un tagliere per il pane, un sofà giallo per due, quattro cuscini, una monografia di Bruce Nauman e un telefono nero che ha sfondato il tramezzo. È stato allora che ho capito che dovevo fare la sola cosa che chiedeva: ascoltarlo. Alle tredici tutto era tornato a posto. Rimaneva il buco nel muro: quell’ultima traccia l’ha nascosta dietro la foto delle nostre nozze”.

I segni dei tradimenti, le rotture, i divorzi e persino i falsi matrimoni.

I ricordi d’infanzia: una sua foto da bambina “Avevo due anni. Accadeva sulla spiaggia. A Deauville, mi pare. Mia madre mi aveva affidato a un gruppo di bambini. Ero la più piccola, giocarono a liberarsi di me. Si raggruppavano, si parlavano sussurrando, scoppiavano a ridere e scappavano via ogni volta che io mi avvicinavo. Io gli correvo dietro gridando: “Aspettatemi, aspettatemi!”. 

E questo mi è rimasto.”

In sole 139 pagine c’è la vita, quando la si attraversa con consapevolezza e la si racconta con onestà.

Sophie Calle (Parigi, 1953) è una fotografa, scrittrice e artista francese. È stato un viaggio negli Stati Uniti a dare inizio alla sua carriera artistica, nonostante abbia spesso affermato di essersi avvicinata all’arte durante la Biennale di Parigi del 1980, grazie all’incontro con Bertrand Lamarche-Vadel.

Lavorando tra Stati Uniti, Venezia e Francia, l’artista narra le sue storie private e quelle delle persone che incontra nel suo cammino. Da più di 30 anni trasforma la sua vita, in particolare i momenti più intimi, in opere d’arte, utilizzando diversi mezzi artistici (libri, foto, video, film, performance…).

Nel 2004 il Centre Georges-Pompidou le ha dedicato una mostra intitolata M’as tu vue ed è la regista del film No Sex Last Night. Nel 2007 Sophie Calle ha rappresentato la Francia alla Biennale di Venezia con l’opera Abbia cura di lei. Il 2010 le è stato assegnato il prestigioso Hasselblad Award.

Le foto presenti nell’articolo provengono da internet e dove possibile viene citata la fonte.

Autore

  • Donatella Vassallo

    Insegnante di professione, con una lunga carriera come giornalista, coltivo da sempre l’arte del dubbio e del silenzio. I libri mi permettono di entrare nelle vite altrui e di esplorarne i confini. Quando non leggo, cammino, corro o medito, nel tentativo di gustare fino in fondo ogni attimo del mio tempo. Sono molto selettiva nei gusti letterari: se vi consiglio un libro, vuol dire che mi ha fatto vibrare l’anima. E lo stesso vorrei succedesse anche a voi.

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