La stagione bella di Francesco Carofiglio
La stagione bella di Francesco Carofiglio

La stagione bella di Francesco Carofiglio

La stagione bella

Viola ha quarant’anni. Nuota, ogni giorno. Sin da quando era bambina. Decine di vasche avanti e indietro, mentre fuori, il mondo, sparisce. Le sue giornate sembrano muoversi nell’ipnosi leggera di un tempo fermo, e invecchiare non c’entra, c’entra la sua vita, quella che esiste, quella che non è mai esistita.

Forse tutto è cominciato quando sua madre è andata via, troppo presto. O forse molto prima, Viola non può saperlo. Figlie uniche entrambe, orfane entrambe di un padre mai esistito. Strette da un legame felice e indistruttibile, per tutta la vita. Nella sua bottega, a Milano, Viola crea fragranze per una Maison francese.

Dentro quella bottega riceve persone che grazie agli odori cercano, e a volte ritrovano, una strada perduta, curano la memoria ferita con l’olfatto. E mentre Viola compie l’operazione minuziosa del riordino nella casa della sua infanzia, succede qualcosa, tra gli odori di canfora e di lavanda. In un cassetto c’è una scatola, mai vista prima, ci sono lettere, fotografie e un nastro registrato di quando Barbara viveva a Parigi, prima che lei nascesse. Forse dentro quella scatola si nasconde un segreto. Il segreto di tutta la vita.

Con il suo stile inconfondibile, Francesco Carofiglio torna con un nuovo romanzo, magico, misterioso, che fa riflettere sulla vita, sulle scelte, sul dolore e sulla speranza. Una storia intima, intensa, dentro cui tuffarsi e perdersi. E alla fine, ritrovarsi.

«Il viso. L’incarnato sfiorito. Le accarezzo la fronte. Non si sveglia. Non si sveglierà. Muore quel giorno di maggio. E io continuo a vivere.»

Viola ha quarant’anni e da poco ha perso la madre Barbara. Ha vissuto una vita con lei, donna bellissima, presa dalle sue ricerche, i suoi libri, i suoi fogli sparsi per casa. E ha vissuto da figlia unica senza conoscere il nome o il volto del padre. Adesso Viola è sola, non ha più radici. E crede di non conoscere veramente la madre: chi era Barbara prima di diventare sua madre, chi era quando, nei primi anni ’80 studiava a Parigi?

La perdita dei genitori è un evento traumatico che non viene accettato facilmente. Ti manca un pezzo della tua vita, un pezzo che non ritroverai più. Viola adesso è così, ha pezzi sparsi in giro, non si sente più sé stessa. Cerca nel suo passato, cerca nel suo lavoro, cerca nell’avventura di una notte un’emozione che la faccia sentire viva, che le faccia sentire qualcosa. Ma nulla.

«Inalo le note verdi e scure, il sentore lontano di erba bruciata, e chiudo gli occhi. Ogni volta mi sembra un miracolo, questa scoperta, la sensazione specifica dell’olfatto, la matrice primitiva. C’è qualcosa di monacale in questa dedizione quotidiana, il mio mestiere richiede silenzio»

Il lavoro di Viola ha qualcosa di affascinante: crea profumi, essenze per una Maison francese assieme al suo collega Marcello. Marcello era un vecchio amico della madre, si erano conosciuti a Parigi ma di quell’amicizia Viola sa poco.

Marcello si comporta come un padre con lei. Fin da subito, dal loro incontro, era avvenuto qualcosa di magico, ancestrale e avere accanto un uomo come Marcello riesce a dare a Viola quel brandello di normalità e stabilità, soprattutto adesso che Barbara non c’è più.

«Mi fermo sempre a guardarlo, mentre lavora. È ancora così bello, la sua voce suadente risuona nel laboratorio come un richiamo confidenziale»

Ma gli sforzi di Marcello per afferrare Viola che sta per precipitare nel baratro, spesso sono superflui, Viola non vuole essere aiutata perché in questi casi ci si aiuta da soli, gli sforzi esterni sono solo carezze passeggere per l’anima, siamo noi a trovare la strada per la guarigione.

Viola non crea solo essenze per la Maison francese, ha un secondo lavoro, la bottega delle memorie olfattive.

Riporta le persone al loro passato attraverso i profumi smarriti: l’odore di un fiore, di una pietanza, il profumo della madre o un profumo che non è più in commercio. Quanto può essere potente l’olfatto? Ti riporta alla memoria persone, luoghi, eventi. Li vedi nitidi come se stessi rivivendo quell’episodio della tua vita. E il ricordo di un profumo perso ti può far soffrire proprio come il tempo andato.

Nello studio di Viola ne La stagione bella, arrivano due personaggi che sono ben descritti da Carofiglio: Raoul, che soffre di disosmia a causa di un incidente e adesso non riesce a collegare i vari odori, alcune volte addirittura non li sente; Nora, una maestra in pensione che vuole ritrovare un odore particolare: i genitori sono morti durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e lei, ancora piccolissima, fu allevata dalle suore e ricorda che una suora l’allattava, vuole rivivere quell’odore, anche perché poi fu strappata dalle suore e portata in una vera famiglia.

Viola, dopo aver iniziato la terapia con entrambi, presa dal suo dolore e dal suo non essere più capace di stare al mondo, conclude bruscamente la terapia.

«Siamo tutti alla disperata ricerca di un segnale, una traccia, qualcosa che riporti al passato, e dia un senso al presente. Nora, Raoul. Io stessa».

Unica cosa che faccia sentire Viola viva e sicura di sé stessa è il nuoto, l’acqua sembra essere il suo elemento. Indossa costume e cuffia e si immerge nella vasca e la vita sembra scorrere in maniera diversa, la vita di Viola che sembra non aver mai vissuto, mai goduto delle piccole gioie, mai amato veramente. Allontana tutti, Viola, perché ha paura di soffrire, ha paura di sbagliare, di non essere all’altezza. E così rifiuta gli amori e le opportunità, rifiuta Raoul che sembra interessato a conoscerla fuori dallo studio.

Ma arriva un momento, nella vita, in cui devi decidere se stare fermo o andare avanti, agire. Sembra così strano come alle volte “agire” sia la cosa più ovvia ma difficile da fare. Viola deve conoscere le sue origini e, soprattutto, capire chi era veramente la madre, la donna che ha conosciuto lei, triste con un dolore nascosto, oppure colei che ritrova nelle foto e nelle vecchie lettere di quando era una ragazza italiana a Parigi, la belle italien, come la chiamavano?

Così Viola si reca a Parigi alla scoperta della Barbara di allora e lì, incontrando i vecchi conoscenti, ricordo dopo ricordo, brandelli su brandelli, scoprirà la verità.

Carofiglio si dimostra un abile poeta della narrativa contemporanea, con frasi che entrano nel cuore e commuovono ma Viola, la protagonista di questa storia, La stagione bella, è il tassello debole dell’intera storia. La sua staticità, le sue confusioni, i suoi dolori sembrano non entrare in sintonia con il lettore.

Carofiglio non riesce a farci innamorare di Viola, delle essenze che utilizza, del suo dolore, delle sue confusioni, mentre gli altri personaggi danno vivacità all’intero romanzo. 

Viola è intrappolata nel cliché del dolore perenne e non vuole essere aiutata, soffre e continua a soffrire e sceglie sempre la strada adatta per il perenne dolore. Non chiede mai alla madre il nome del padre, non fa nulla per scoprirlo con le proprie forze e poi, basta fare un viaggio a Parigi (dove, tra l’altro, si reca spesso per lavoro) e incontrare le persone giuste per trovare quel nome.

Immergersi nella vasca sembra l’unica azione quotidiana razionale che compie, anche il lavoro sembra essere in bilico. In sintesi, Viola, figlia della belle italien, con un nome così delicato, un lavoro nel mondo dei profumi, che viaggia spesso e che nuota ogni sera, dovrebbe essere un personaggio di cui innamorarsi ma poi le parole e la narrazione di Carofiglio non bastano per farci vivere questa alchimia.

Francesco Carofiglio è scrittore, architetto, illustratore e regista. Ha pubblicato con alcuni tra i più grandi gruppi editoriali, in Italia e all’estero.

Tra i suoi numerosi romanzi L’estate del cane nero (Marsilio 2008), La casa nel bosco col fratello Gianrico (Rizzoli 2014), L’estate dell’incanto (premio selezione Bancarella 2020) e Le nostre vite (Piemme 2021).

Autore

  • Samanta Giambarresi

    Siciliana con la predilezione per gli scrittori siciliani. Ho scoperto la passione per la lettura quando mia sorella mi ha letto la novella La Giara di Pirandello. I libri sono mondi da scoprire, dove una storia bellissima, segreta, si svela pagina dopo pagina. Ho iniziato a scrivere recensioni nel 2006 per una rivista letteraria. Ho collaborato con varie riviste letterarie e case editrici. Scrivo e leggo ascoltando musica. Adoro accompagnare la lettura con bevande calde (che spesso si raffreddano mentre sono immersa nella lettura!)

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