La sottile linea bianca di Lemmy e Janiss Garza

La sottile linea bianca – autobiografia

Questa è la storia del più incredibile bevitore, del più entusiasta malato di sesso e suoni estremi che sia mai apparso su un palcoscenico. Cresciuto troppo in fretta e troppo per potersi accontentare del piccolo giro delle band amatoriali gallesi, Lemmy lanciò la sua prima band, i Rocking Vicars, in un incredibile tour in supporto a Jimi Hendrix.

Non pago, nel 1975 si inventò un genere musicale (lo speed metal) e fondò i leggendari Motörhead. In più di trent’anni di storia e concerti caldissimi, i Motörhead hanno realizzato 26 album, hanno vinto un Grammy Award e hanno dominato le scene del rock con successi come “Ace of Spades”, “Bomber” e “Overkill”. Nel corso di tutti questi anni il gruppo ha subito diversi scossoni e cambiamenti, ma Lemmy è sempre rimasto in sella.

La sottile linea bianca è il suo furioso viaggio attraverso gli eccessi, il percorso di un uomo coerente solo nell’amore per la sua musica e il piacere. Una cavalcata a volte divertente e a volte offensiva e oltraggiosa, ma sempre in linea con lo stile inconfondibile del più rumoroso e ruvido cantante del mondo…

 Sex & Drugs & Rock & Roll“… Se ci fosse bisogno di descrivere con un’immagine questa espressione probabilmente verrebbe scelta una foto di Ian Fraser Kilmister, in arte Lemmy… E a buon diritto!

Il cantante e bassista dei Motörhead ha vissuto la sua intera esistenza secondo queste regole e, come ci fa capire pagina dopo pagina, si è divertito un sacco e senza rimpianti.

Lemmy non si atteggia a rockstar, lui è una rockstar!

E nel migliore dei modi. Non è un arrogante che si compiace di dove è arrivato ma una persona brillante, che sa accettare anche i lati oscuri che questa vita comporta ma, cosa più importante di tutte, è simpaticissimo! Il suo raffinato umorismo nero permea le pagine di tutto il racconto rendendo esilaranti molte delle situazioni che descrive.

Ci introduce così la sua vita:

Sono nato con il nome di Ian Fraser Kilmister la vigilia di Natale del 1945, prematuro di circa cinque settimane, con meravigliosi capelli d’oro che, per la felicità della mia mamma un po’ stramba, caddero cinque giorni più tardi. Niente unghie, niente sopracciglia e tutto rosso in faccia. il mio primo ricordo è che urlavo sempre: contro chi e per quale motivo, non lo so. Probabilmente una specie di mantra; o forse stavo facendo le prove. Sono sempre stato un tipo precoce.”

Fin da ragazzino si dimostra un tipetto turbolento, e per gli adulti è impossibile imbrigliare tutta la sua energia:

Quando mia madre e il mio patrigno si sposarono, ci trasferimmo nella sua casa di Benllech, una località balneare sulla costa di Anglesey. Fu più o meno in quel periodo che cominciarono a chiamarmi Lemmy (da lemming = pecorone o caprone) – credo fosse un modo di dire gallese.

Andavo veramente nella scuola sbagliata, l’unico ragazzino inglese in mezzo a settecento gallesi – quel nomignolo era una presa in giro, uno scherno, capite? Così sono diventato Lemmy da quando avevo circa dieci anni. Non ho sempre avuto i baffoni però… quelli li ho avuti solo dagli undici anni in poi. In ogni caso, mi diedi parecchio da fare per riuscire a divertirmi. Ad esempio rubando dell’esplosivo al plastico e ridisegnando la linea costiera di Anglesey. C’era questa impresa di costruzioni che stava ristrutturando le fogne del villaggio. Potevano lavorare solo d’estate perché poi il clima diventava troppo rigido.

Così, in settembre o ottobre, quelli fecero le valigie e ammassarono tutto il materiale di scorta in questi gabbiotti prefabbricati. E verso la fine di ottobre, inizio di novembre, io e alcuni amici li scassinammo. Voglio dire, Gesù Cristo, per un ragazzino di dieci o undici anni è come trovare un tesoro nascosto! Trovammo cappelli e tute, nitroglicerina, detonatori e micce, merda meravigliosa di ogni tipo. Collegammo il detonatore alla miccia e li ficcammo nella gelatina esplosiva. Poi scavammo una grossa buca nella sabbia della spiaggia, ci mettemmo dentro il nostro marchingegno, tirammo fuori la miccia e ricoprimmo tutto. Per finire, ci mettemmo una grossa pietra in cima, accendemmo la miccia e corremmo come razzi. E BUM! la pietra fece un volo di trenta metri.

Grande! Più tardi scoprii una folla di gente che se ne stava lì sotto la spiaggia a osservare i danni mormorando: “Tu che ne pensi?” “Non saprei: alieni?” Non riesco ad immaginare cosa possa aver pensato lo sbirro del paese, perché sentì solo quelle terrificanti esplosioni e, quando arrivò sulla spiaggia, mezza collina era finita in mare. Circa due miglia di costa erano cambiate dopo il nostro lavoretto.

Un divertimento innocente, non trovate? I ragazzini fanno cose di ogni tipo e, dopotutto, perchè no? E’ il loro lavoro, no? far incazzare i grandi e dar loro una croce da portare; altrimenti a cosa servirebbero?

Questo lungo estratto è emblematico dello stile del libroLa sottile linea bianca

La giornalista Janiss Garza è riuscita, trasponendo in modo molto colloquiale il racconto di Lemmy, a trasmettere tutta la freschezza e l’autenticità della storia narrata. Lemmy ci fa fare un tuffo in quasi sessant’anni della sua esistenza, ci narra dei suoi esordi sulla scena rock, dei passaggi da un gruppo all’altro per poi arrivare alla creazione dei Motörhead. Spesso e volentieri si concede di divagare e raccontare episodi che gli sono accaduti durante il percorso. Questa non è assolutamente una pecca che frena la storia ma una spassosa cronaca di eventi memorabili che non fa che condire il racconto.

In conclusione, perché leggere “La sottile linea bianca“?

– perchè Lemmy ha vissuto l’epoca d’oro del rock mondiale, un mondo libero, eccentrico, fatto di musicisti che credevano in quello che facevano e portavano avanti le loro idee fino in fondo, senza compromessi. Erano autentici, giovani e spavaldi, se ne fregavano di piacere a tutti... Questa è una grande lezione che la nostra epoca ha perso… 

– Perché un genitore può regalarlo al figlio e fargli scoprire che la musica non è semplice intrattenimento, può essere rivoluzione! Al giorno d’oggi molti intraprendono una carriera musicale solo per diventare famosi e fare soldi, e ve lo assicuro ragazzi, si sente!!!   Il rock ha aperto la mente ad intere generazioni, per molti è stato uno stile di vita, anche per chi musicista non è mai stato. 

– Per chi è abbastanza giovane, perché ci fa scoprire e rimpiangere un’epoca che non abbiamo vissuto, un momento di libertà e cambiamento, di fiducia nel futuro… Possiamo dire la stessa cosa del mondo di oggi? 

– Per chi è abbastanza grande, perché ripenserà con nostalgia ed affetto a quell’epoca , e si sentirà fortunato ad averne fatto parte.

Perchè Lemmy non si fa imbrigliare dal politicamente corretto, ne ha una per tutti, e prima di tutto per sé stesso. Ci insegna ad essere tolleranti, a non prendersi troppo sul serio, a sperimentare e ad aprirsi al mondo, non a rinchiudersi tremanti e pieni di paura. Ci insegna che si può essere diversi, non omologati e fieri di esserlo. 

– Perché ci insegna che non si deve essere soddisfatti solo quando si diventa i numeri uno, ma che può andare bene anche essere i numeri due o tre o quattro, l’importante è mettercela tutta e divertirsi a creare qualcosa che ti rispecchi.

– Perché ci dimostra che sentirsi giovani non c’entra nulla con la data scritta sulla carta d’identità!

– Perchè è un libro che vi farà sbellicare dalle risate! 

Lemmy Kilmister: pseudonimo di Ian Fraser Kilmister (Stoke-on-Trent, 24 dicembre 1945 – Los Angeles, 28 dicembre 2015), è stato un cantante e bassista britannico, occasionalmente anche attore. Fu il fondatore e leader della famosa band speed metal Motörhead. Lemmy aveva un aspetto inconfondibile, con la particolare acconciatura ottocentesca con cui univa le basette ai baffi. Il suo look, unito alla sua voce grave e roca e alla particolare maniera di suonare il basso elettrico, l’hanno reso una figura di spicco.

Janiss Garza: Giornalista e fotografa, è stata al centro della scena rock degli anni “80 come redattrice di una delle principali riviste metal, “Rip”. Ha fotografato diversi concerti per riviste musicali come “Spin”. Negli ultimi anni ha cominciato a scrivere di gatti e di critica cinematografica vintage.

Autore

  • Ambra Devoti

    Ambra Devoti, nata a Piacenza nel 1984. Ha frequentato il liceo artistico nella sua città natale per poi trasferirsi a Firenze dove si è laureata all'Accademia delle Belle Arti. Appassionata di cinema, musica, arte e letteratura, assolutamente indispensabili per vivere una vita degna di essere vissuta

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