JOYCE MAYNARD OSPITA TUTTI AL BIRD HOTEL

Irene è sola al mondo: da piccola ha cambiato nome, dopo che la madre è rimasta vittima di una bomba innescata dal gruppo di attivisti che frequentava; poi, artista emergente a San Francisco, ha perso marito e figlio in un incidente fatale. 

Senza più stimoli né prospettive, arriva quasi per caso in Centroamerica, in un villaggio affacciato su un lago ai piedi di un vulcano. 

Qui trova alloggio a La Llorona, l’albergo meraviglioso e decadente di Leila, una donna che come lei ha alle spalle un passato complicato. 

Irene non sa raccontare di sé, non lo ha mai fatto: la paura che la sua vera identità venga scoperta e il dolore per il doppio lutto subìto la paralizzano. 

Così, ogni sera Leila la distrae con le storie degli ospiti che negli anni sono passati di lì. Grazie a lei, Irene riscopre interesse per la vita e ricomincia persino a disegnare. 

Finché Leila all’improvviso le lascia in eredità l’albergo, a patto di restaurarlo completamente: anno dopo anno, Irene ricostruisce anche sé stessa, trovando in Tom l’amore inaspettato che sembra scritto nel suo destino. 

Come in L’albero della nostra vita, Joyce Maynard intreccia cultura pop e storia americana, e celebra il potere salvifico della natura e dell’arte, semi da cui può germogliare la speranza anche nei momenti più cupi.

Partiamo dall’inizio…

“La nazione in cui si svolge il romanzo, pur somigliando a varie località dell’America centrale, è un’invenzione dell’autrice. Lo stesso vale per il lago, il vulcano e l’albergo, per gli abitanti del villaggio, la pianta magica e le lucciole che compaiono sono una volta all’anno, e per una sola notte. Molte specie di uccelli descritte in queste pagine in realtà non esistono. Questa storia si potrebbe definire una fiaba, una fantasticheria o semplicemente un sogno. La parte riguardante il potere dell’amore – e la capacità per coloro che ne sperimentano gli effetti di realizzare ciò che altrimenti potrebbe sembrare impossibile – è vera e autentica”.

Questo l’incipit del romanzo Il bird hotel di Joyce Maynard, pubblicato nel 2023 ed edito in Italia per NNEditore.

Ma questa ‘avvertenza’ non è del tutto vera…

Perché in realtà questo posto esiste. Cioè, non proprio questo, ma una sua versione ‘reale’ sul lago Atitlan, un grande lago situato sugli altopiani del Guatemala.

Qui, infatti, sorge Casa Paloma, di cui la scrittrice Joyce Maynard si è innamorata più di vent’anni fa quando, facendo una lunga nuotata nel lago, individuò un cartello in vendita su quella che allora era una semplice casa di mattoni su una collina totalmente selvaggia e non sviluppata. Negli anni successivi, Joyce ha terminato quattro romanzi e un libro di memorie a Casa Paloma.  

Ecco cosa si legge sul sito online di Casa Paloma:

Situata appena fuori dal villaggio indigeno Maya di San Marcos la Laguna, sulle rive di uno dei laghi più belli del mondo, il Lago Atitlan, Casa Paloma è stata sviluppata con amore nel corso di più di vent’anni come centro di ritiro e luogo di ritrovo dove i leader dei laboratori , insegnanti, amici e gruppi di ricongiungimento familiare possono riunirsi per trascorrere del tempo, condividere pasti meravigliosi, esplorare il mondo Maya e le bellezze naturali della zona, praticare yoga, nuotare, andare in kayak, fare escursioni o semplicemente rilassarsi.

Riconoscendo il luogo come un luogo pieno di pace e ispirazione, nel 2002 Joyce Maynard ha fondato Write by the Lake, un seminario annuale di scrittura di memorie che ha portato centinaia di scrittori sul lago Atitlan. Tuttavia, per molti anni gli ospiti del Write by the Lake hanno dovuto soggiornare in un piccolo albergo del paese.  Nella primavera del 2020, nel pieno della pandemia trascorsa sul lago Atitlan, Joyce ha preso una decisione. Assistendo alle gravi difficoltà delle famiglie indigene che vivono nel villaggio di San Marcos, ha deciso che c’era un modo migliore per aiutare, piuttosto che semplicemente distribuire donazioni di denaro e cibo: creare posti di lavoro costruendo una serie di piccole e bellissime casitas all’interno della proprietà, offrendo lavoro e allo stesso tempo fornendo spazi dove i viaggiatori potessero scoprire le proprietà curative del lago e dei suoi dintorni.

Per chi ha letto Il Bird Hotel tutto ciò ricorda molto il romanzo…

L’ avvertenza iniziale del romanzo si lega, in un modo che potrebbe dirsi circolare, ai Ringraziamenti finali della scrittrice, che ho trovato molto interessanti perché non sono i ‘soliti’ ringraziamenti: c’è ben altro.

Infatti, il lettore che arriva al termine del romanzo trova una critica al politically correctness culturale che sta imperando al giorno d’oggi.

Ma vediamo nel dettaglio.

“Dieci anni fa, o anche cinque, molto difficilmente sarebbero sorti problemi all’idea che un’autrice caucasica (io) potesse scrivere un romanzo ambientato in un paese del Centroamerica. Ma i tempi sono cambiati. Nell’autunno del 2021, quando ho inviato il manoscritto del romanzo nel mondo, mi sono sentita ripetere più e più volte che sarebbe stata considerata una forma di “appropriazione culturale” per una scrittrice non indigena e non LatinX, come me, scrivere del luogo in cui è ambientata la storia. Anche se in nessun passo del romanzo assumo un punto di vista diverso da quello della mia protagonista, una expat nordamericana, la semplice scelta di ambientare la vicenda in un paese diverso da quello in cui sono nata veniva considerata da molti inaccettabile. (…) sarebbe triste se a una scrittrice – a prescindere dal suo retaggio culturale – venisse richiesto di limitarsi a raccontare il mondo in cui vive. Non dimentichiamo mai che il lavoro di uno scrittore è quello di immaginare vite che vanno oltre la sua. La sfida di ognuno di noi è quella di farlo in modo credibile e accurato, e nel rispetto dell’identità di tutti”. 

Trovo molto d’attualità questo tema, e non è la prima volta che ne sento parlare, anche da noi in Italia.

Ma perché Joyce Maynard ha deciso di scrivere questo romanzo, viste le problematiche connesse e annesse?

The Bird Hotel è nato proprio lì a Casa Paloma durante la pandemia di Covid, in pieno lockdown. Lei in quel periodo stava soggiornandovi con un gruppo di amiche, anch’esse ‘costrette’ a restare lì, e ognuna di loro lavorava a un proprio progetto personale. 

Dopo aver finito di scrivere un altro suo libro, Count the Ways, le altre amiche presenti le chiesero di scrivere per loro una nuova storia. E così venne alla luce The Bird Hotel. I capitoli sono brevi perché ognuno di essi fungeva da favola della buonanotte per adulti.  

E, infatti, uno degli aspetti che più mi è piaciuto di questo romanzo è proprio la sua struttura.

Il romanzo è suddiviso in 101 capitoli e ognuno di essi ha un titolo particolare – qualche esempio: A bordo della Tartaruga Verde, Uovo di pietra, Seicentosettantadue specie di uccelli. Per tacere delle lucciole, Come preparare i macarons, Re persico trota…snocciolando tutti questi capitoli il lettore arriverà a comporre tutta la storia di Irene.

Ognuno di essi, se non fosse che sono collegati tra loro, potrebbe essere un racconto a sé stante.

Il primo capitolo – Una considerazione sui momenti difficili – spiega come la protagonista Irene sia arrivata al Bird Hotel alias La Llorona (la donna che piange), il cui nome deriva da una canzone popolare della tradizione messicana.

Avevo ventisette anni quando decisi di saltar giù dal Golden Gate Bridge. Un pomeriggio avevo una vita splendida. E mezz’ora più tardi volevo solo morire. (…) C’è da fare una considerazione sui momenti difficili – aveva detto una volta Lenny. Una volta che hai toccato il fondo, le cose possono solo migliorare.

Mi allontanai dalla ringhiera.

Non potevo farlo.

Ma non potevo nemmeno tornare a casa.

Non avevo più una casa.

Fu così che finii al Bird Hotel

La Llorona si manifesta a Irene come una visione paradisiaca. Un albergo che sembra un luogo di fiaba. E nonostante la casa cadesse a pezzi, Irene posa i suoi occhi non sulla decadenza ma sui dettagli particolari che fanno magnifica la casa/albergo. Pietre trasformate in scimmie, giaguari e uova; pergolati di rampicanti che grondano fiori; ruscelletti artificiali che serpeggiano tra l’erba; una sdraio che sembra ricavata da un unico tronco d’albero; un vecchio peschereccio di legno ricoperto di cuscini pendente da un albero; boschetti di alberi da frutto.

L’Eden in terra. E Irene se ne innamora all’istante.

Così come si innamora della popolazione del posto. La Esperanza, il paese dove si trova l’hotel, è un paese che conta non più di un centinaio di famiglie indigene, che conservano orgogliose le antiche tradizioni Maya: “una lingua diversa dallo spagnolo, un’economia in gran parte agricola a cui si aggiungeva un po’ di pesca, e un attaccamento alla famiglia così profondo che i genitori vivevano per tutta la vita insieme ai figli, e in seguito ai nipoti, spesso in edifici di mattoni con due sole stanze, privi di elettricità e di acqua corrente”. 

La Llorona si trasformerà in Bird Hotel con Irene per via della quantità di uccelli presenti sul luogo, centinaia di specie dai colori vividi.

Ed è qui che Irene riscopre interesse per la vita e ricomincia persino a disegnare tutto ciò che vede e che la colpisce.

Ed è sempre qui che Irene ricostruisce sé stessa, grazie anche a tutte le persone del villaggio che le stanno accanto: Leila, Maria, Gus, Elmer, Mirabel e, infine, Tom, che le riporterà l’amore nella vita.

Il Bird Hotel è la storia romantica di una donna in fuga da tutto, che trova la forza di non arrendersi e continuare a sognare. È una storia di resilienza.

Una curiosità finale.

La copertina americana del libro è tratta da un dipinto commissionato dall’autore a un pittore indigeno: racconta la storia di un’eruzione vulcanica avvenuta nel 2018. C’è un’eruzione vulcanica anche al The Bird Hotel.

Questo libro è per chi ha trovato una risposta nello sguardo di un pappagallo, per chi pensa che L’amore ai tempi del colera sia il romanzo più romantico di sempre, per chi ha sognato di scappare insieme a Marlon Brando, e per chi osservando il bagliore intermittente delle lucciole ha imparato a godersi i momenti felici, senza pensare al domani.

JOYCE MAYNARD. Originaria del New Hampshire, ha iniziato a pubblicare i suoi racconti sulle riviste quando aveva tredici anni. Ha attirato l’attenzione nazionale per la prima volta con la pubblicazione del suo articolo di copertina sul New York Times, “An Eighteen Year Old Looks Back on Life“, nel 1972, quando era una matricola a Yale. Da allora, è stata reporter e editorialista per il New York Times, un editorialista di un quotidiano sindacato la cui rubrica “Domestic Affairs” è apparsa in oltre cinquanta giornali in tutto il paese, una collaboratrice regolare di NPR e riviste nazionali, tra cui Vogue, The New York Times Magazine e molte altre. È una performer di lunga data con The Moth.

Joyce Maynard è autrice di diciotto libri, tra cui il romanzo bestseller del New York Times Labor Day e To Die For (entrambi adattati per il cinema), Under the Influence e le memorie At Home in the World e The Best of Us.

Il suo ultimo romanzo, Count the Ways, la storia di un matrimonio e di un divorzio, e dei figli che vi sono sopravvissuti, è stato pubblicato da William Morrow nel luglio 2021, mentre The Bird Hotel (Arcade Publishing) è stato pubblicato il 2 maggio 2023.

Ha appena completato il seguito di Count the Ways, How the Light Gets In, la cui pubblicazione è prevista per il 25 giugno 2024.

Maynard è una fellow della MacDowell Colony e di Yaddo. È la fondatrice di Write by the Lake, un workshop di una settimana sull’arte e l’artigianato delle memorie, che si tiene ogni anno dal 2001 al lago Atitlan, in Guatemala.  

Autore

  • Titty

    Socia fondatrice della Rivista IlRecensore.it e social media manager, Blogger, bookstagrammer e speaker radiofonica. Gli studi classici mi hanno aperto la via ai libri e da allora non ho più smesso. Accumulatrice seriale di libri, non mi bastano 24 ore al giorno per leggere tutti i libri che vorrei leggere e, soprattutto, non mi bastano le librerie che ho in casa!

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