Irene Canino: aka @ire-chan

Irene Canino e la #Giappomania

Irene Canino

Irene Canino è avvocato, blogger e scrittrice. Da anni si occupa della diffusione della cultura e della letteratura giapponese attraverso la sua pagina Instagram ( @Ire_Chan_ ) e per mezzo del suo gruppo di lettura on line che conta migliaia di iscritti. Ha studiato lingua giapponese presso l’Istituto di Cultura Giapponese in Roma. Nel novembre del 2023 ha pubblicato con Mondadori “Il grande libro degli yōkai, storie e leggende del folklore giapponese”.

Ciao Irene, innanzitutto voglio darti il benvenuto su questa nuova rivista letteraria che vuole fornire contenuti di alta qualità ai propri lettori e voce a tutti coloro che compongono la filiera dell’editoria. 

Ma veniamo a noi.

Leggo sul tuo profilo instagram: “⛩Amo il Giappone e la frutta candita ⛩Diffondo la #Giappomania 👹 «Il Grande Libro degli Yōkai» 🎌GdL Giappomaniaci🎌”

1. BookInfluencer nel DNA mi verrebbe da dire, condividi nei post la tua passione per i libri. BookInfluencer si nasce? Mi racconti i tuoi primi passi nella BookCommunity?

«Credo che raramente si nasca predisposti verso una professione o una passione. Molto più spesso lo si diventa, grazie al contesto in cui cresciamo e agli spunti che riceviamo. Personalmente ho sempre amato la fotografia, e i miei primi passi su Instagram li ho mossi condividendo paesaggi e testi di canzoni che amo.

Solo dopo un po’ ho iniziato a fotografare i libri, oggetti per me preziosi e che trovo anche esteticamente molto belli.»

2. Come dicevamo, sei conosciuta sul Bookstagram per il tuo regno narrativo a tema Giappone, una passione che, come ben sai, io stessa condivido. Com’è nata questa tua passione? 

«Sono laureata in giurisprudenza e, paradossalmente, ho iniziato a coltivare la passione per la cultura giapponese durante i primi anni di università.

In contrapposizione alla macchinosità e ai tecnicismi del diritto, trovavo nella delicatezza della letteratura giapponese, e della poesia in particolare, momenti di riposo e bellezza.»

3. Da tempo condividi questa tua passione per il Giappone e per i libri sul Giappone organizzando Gruppi di Lettura a tema, sempre molto ben frequentati. Mi viene in mente il #Giappomania, che anch’io ho frequentato. La lettura condivisa è la variante più virtuosa del Bookstagram, arrivare a coinvolgere così tante persone … qual è il segreto?

«Secondo me il segreto sta nella possibilità di accorciare le distanze. Non sempre, nella cerchia di persone che frequentiamo, riusciamo a trovare qualcuno che condivide i nostri stessi interessi.

Perché, quindi, non cercare on line qualcuno con cui confrontarsi e parlarne?

Anche se si tratta di persone che vivono dall’altra parte d’Italia, una passione comune può sopperire alla distanza contribuendo anche a creare, nel tempo, delle belle amicizie.»

4. Con il gruppo di lettura #Giappomania hai esplorato il Giappone in lungo e in largo e la sua letteratura più rappresentativa. Se dovessi consigliare un libro per approcciarsi a questo universo letterario, quale diresti? E quale è il tuo libro giapponese del cuore?

«Per iniziare consiglierei sicuramente “Le ricette della signora Tokue” di Durian Sukegawa, un libro che concilia al meglio la forza e la delicatezza tipiche della cultura giapponese. Il mio titolo giapponese del cuore, invece, è “Io sono un gatto” di Natsume Sōseki.»

5. Nei tuoi post c’è spazio anche per le tavole illustrate, i fumetti e i manga. Ritengo che l’Oriente sia sempre stato punto di riferimento per il racconto grafico, cartina tornasole per un modello espressivo che riporta la complessità di ogni gesto, di ogni sguardo. C’è l’universo del non detto dietro ogni tavola illustrata. È un mondo comunicativo che ti appartiene e che comprendi appieno?

«A partire dall’inizio del XX secolo, il manga è diventato in Giappone una forma narrativa che, pian piano, si è affiancata al romanzo per varietà di tematiche e generi trattati. 

Irene Canino

È, tuttavia, un modello espressivo molto più antico che affonda le sue radici negli antichi emakimono, i rotoli di pergamena illustrati e poi, durante il periodo Edo, nei kuzazōshi e nei kibyōshi. In entrambi i casi si trattava di pubblicazioni illustrate affiancate a una parte di testo, solo che i primi erano destinati all’educazione e alla formazione dei bambini, i secondi a intrattenere un pubblico adulto attraverso racconti gialli o ricchi di elementi soprannaturali.

Su questo impianto si sono innestati i fumetti americani, arrivati in Giappone nei primi anni del ‘900. Attraverso mangaka lungimiranti e case editrici coraggiose, si è sviluppata nel tempo l’industria fiorente che tutti noi conosciamo.

Questa lunga premessa per spiegare che i manga, spesso da noi ancora sottovalutati o considerati delle letture poco impegnative e adatte solo ai ragazzi, sono un genere con una dignità pari – e talvolta anche superiore – ai romanzi. Personalmente li amo molto, e alcuni titoli, come quelli del maestro Jirō Taniguchi, li considero dei veri e propri capolavori.»

6. Oltre a essere bookstagrammer, sei anche una scrittrice fresca di stampa. Il tuo libro Il Grande Libro degli Yōkai, uscito lo scorso novembre per Mondadori e ora in ristampa, è un libro sul folklore giapponese in cui hai racchiuso tutta la tua passione per la cultura giapponese, con inserti a colori alla fine del volume. Raccontaci com’è nata questa tua avventura da scrittrice, siamo curiosi!

«È nata da un’esigenza che avevo, prima di tutto, come lettrice: quella di racchiudere in un unico testo la storia, e le storie, che hanno reso così variegato e suggestivo il folklore giapponese. Per questo ho studiato a lungo, cercando di offrire una panoramica quanto più completa e fedele possibile che fosse, però, anche “vitale”.

Un testo approfondito, insomma, ma anche piacevole e divertente da leggere che rispecchiasse le figure pulsanti ed eccentriche dei tanti yōkai che popolano il folklore giapponese.»

7. Attiva nei social, sempre pronta a buttarti in qualche progetto che ti permetta di condividere la passione che hai per la lettura. Dal Social alla pubblicazione del tuo libro: rappresenti la meta a cui agognare? Hai in progetto altri libri?

«Ognuno ha il suo percorso e i suoi progetti, e le mete da raggiungere sono diverse e differenti per ciascuno di noi. Qualunque sia l’obiettivo, tuttavia, credo che la cosa più importante sia perseguirlo mantenendo sempre vive la passione e la curiosità.

Per il momento mi godo il meritato riposo, anche quando si lavora con passione la stanchezza e la fatica si fanno sentire!»

8. Parliamo di soddisfazioni, quelle che arrivano dopo tanto lavoro e tanta passione, la più sorprendente per te quale è stata?

«La mia soddisfazione più grande è sapere che il libro è piaciuto anche ai giovani lettori. La consapevolezza di avere suscitato la curiosità di ragazze e ragazze intorno ai tredici o quattordici anni, che si sono avvicinati al mio libro per approfondire meglio ciò che hanno iniziato a conoscere attraverso anime e manga, ha dell’incredibile. E questo perché conosco, e ricordo, quanto si può essere curiosi, ma allo stesso tempo selettivi, a quell’età.»

9. I tuoi Post sono piccoli gioielli grafici, esteticamente e concettualmente. Paga il lavoro che c’è dietro ogni singolo scatto? 

«Ti ringrazio. Effettivamente il lavoro è tanto, a volte impiego ore a scattare per un singolo post! Penso che a pagare sia la passione che la community e gli utenti riconoscono quando propongo un libro o una nuova lettura, la cura e la sincerità con cui gli vengono presentati.»

10. Il BookTok sta spopolando e conquistando spazio anche sulla carta stampata, riuscendo ad avvicinare alla lettura anche i giovanissimi. È una moda, una bolla di sapone, oppure stiamo finalmente sdoganando la cultura, rendendola più fruibile a tutti?

«Non credo sia una moda, né una bolla di sapone. Semplicemente si tratta di persone appassionate di libri e lettura che si prendono i loro spazi, confrontandosi con altri utenti appassionati come loro. Prima che i libri sbarcassero sui social, il posto che gli veniva riservato sui quotidiani o nelle rubriche culturali televisive era sempre striminzito, sempre a cura delle stesse persone, sempre targettizzato verso determinati generi. I social non hanno fatto che del bene all’editoria e ai lettori.

Esistono giovani case editrici, con pubblicazioni di grande qualità, che si sono fatte conoscere e apprezzare proprio attraverso i social e ai lettori, me compresa, si è aperto un nuovo universo di possibilità. In questi sette anni, quelli trascorsi da quando ho iniziato a parlare di libri su Instagram, ho conosciuto moltissimi titoli, edizioni, autori e case editrici che mi hanno arricchita come lettrice e come persona. E se tutto questo fa storcere il naso a qualcuno, probabilmente si tratta di persone per cui la cultura è un mestiere, ma non una passione.» 

11. Cos’hai sul comodino da leggere in questo momento? Sono curiosa!

«Sto leggendo «Delitto a Tōkyō» di Keigo Higashino e «Il leviatano» di Rosie Andrews.»

11. Concludiamo questa intervista con questa frase. Poniti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.

«In realtà devo ringraziarti perché ci hai già pensato tu. Avrei sempre voluto parlare del rapporto tra libri e social e, soprattutto, della grande differenza tra il prima e il dopo.»

 

Autore

  • Titty

    Socia fondatrice della Rivista IlRecensore.it e social media manager, Blogger, bookstagrammer e speaker radiofonica. Gli studi classici mi hanno aperto la via ai libri e da allora non ho più smesso. Accumulatrice seriale di libri, non mi bastano 24 ore al giorno per leggere tutti i libri che vorrei leggere e, soprattutto, non mi bastano le librerie che ho in casa!

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