Lo ammetto, quest’anno non sono riuscito ad andare in ferie e quindi il titolo è più che altro un auspicio, o una fuga: il lavoro, gli impegni, i gatti cui badare mi hanno costretto a rimanere in una città fin troppo popolata da altri che, come me, sono rimasti intrappolati nel caldo torrido di questa estate metropolitana.
Costretto dal caldo a muovermi al calare del sole in un labirinto di cemento, cosa c’era di più naturale che viaggiare con la fantasia immaginando il fresco sollievo della banchina polare?
La memoria non poteva che correre ai classici di una passione, quella per le regioni polari, che se di fatto ha coinciso col periodo delle grandi esplorazioni non si può certo dire ancora estinta e che tanto ha prodotto nella letteratura, nel cinema e nella televisione.
In ordine strettamente cronologico non si può quindi non partire con Le avventure di Gordon Pym (1838). Il romanzo di Edgar Allan Poe, l’unico che sia riuscito a pubblicare in vita, inaugura un genere nuovo, l’horror psicologico in cui la minaccia, sempre presente nella narrazione seppure in forme via via diverse, resta misteriosa, lasciando all’immaginazione del lettore la definizione della sua portata. Come molti romanzi di Poe l’ho letto durante l’adolescenza eppure la sua eco risuona in tanti, forse tutti quei romanzi che al racconto di Gordon Pym sono seguiti.
Tra questi, non si può che partire da La sfinge dei Ghiacci (1897), scritto da Jules Verne come vero e proprio seguito del romanzo di Poe che tanto aveva affascinato l’autore francese da dedicargli una monografia. La mano di Verne tuttavia si sente e il risultato è un romanzo di avventura e fantascienza che poco restituisce delle atmosfere dell’originale.
In Italia, che in quegli anni è un paese letterariamente ben vivo, è il genio di Emilio Salgari ad avventurarsi tra i ghiacci, permettendo ai suoi lettori di viaggiare tra le righe dei molti romanzi di un ciclo che dedica alle regioni polari con il medesimo taglio avventuroso e intrigante che ha reso intere generazioni esperte di pirati, corsari, temibili Tugh e Tigri della Malesia: Al polo Nord (1898), I pescatori di balene (1894), Al polo australe in velocipede (1895), La Stella Polare e il suo viaggio avventuroso (1901) e Una sfida al Polo (1909).
Un romanzo che invece ho letto di recente, trovandolo incredibilmente affascinante se non addirittura geniale, è La nube purpurea (1901), di Matthew Phipps Shiel. Pubblicato da Adelphi con la splendida traduzione di J. Rodolfo Wilcock (altro autore da scoprire o riscoprire), La nube purpurea rientra a pieno titolo nella definizione di libri unici che rappresentano la missione editoriale della casa milanese. Shiel infatti non ha pubblicato altro di notevole e questo epico romanzo di fine dei tempi pare l’unico lampo di genio in una produzione letteraria decisamente mediocre. Il viaggio al Polo Sud rappresenta di fatto soltanto un prologo, dal momento che l’azione si sviluppa tutta a partire dal momento in cui il protagonista, Adam Jeffson, si trova a fissare un abisso vorticante di occhi e in seguito a quello che appare come un effettivo sacrilegio la nube purpurea del titolo copre il pianeta portando ovunque una morte cui solo il protagonista sembra essere scampato. Chi ama il Weird, più che l’horror vero e proprio, si troverà a suo agio nella spirale di follia e devastazione in cui questo insolito racconto del sopravvissuto precipita il lettore: una esperienza che non posso che consigliare a tutti, senza riserve.
Ma non si può parlare di ghiacci senza pensare ad uno dei più grandi capolavori di H.P. Lovecraft: Alle montagne della follia (1936). Ispirato, come molti, dal Gordon Pym di Poe, l’opera del visionario di Providence se ne distacca nei temi, che introducono anche tra i ghiacci quell’orrore cosmico che dell’autore americano è la cifra caratteristica. Le montagne della follia, come è anche conosciuto il romanzo, diventa quindi nuovo capostipite e ispiratore di adattamenti, come il manga omonimo che Go Tanabe gli ha dedicato nel 2017 e le rivisitazioni più o meno riuscite, a partire da La cosa da un’altro mondo (1938) di John W. Campbell Jr. di cui è giusto citare il bell’adattamento cinematografico di John Carpenter, La Cosa (1982). È invece un peccato che Guillermo Del Toro non sia ancora riuscito, dopo anni di studio e ricerca, a portare sul grande schermo la sua versione del romanzo di Lovecraft, nonostante nel 2011 la produzione sembrasse sul punto di partire con Tom Cruise nel ruolo del protagonista. Ricordo che quando lo lessi, appena sedicenne, l’impressione fu tale che mi ammalai dopo appena poche righe e la febbre passò soltanto dopo che ne ebbi terminato la lettura, particolarmente sfibrante. Sarà forse per questo che non mi sono ancora concesso il piacere di rileggerlo.
Tra tanti titoli di narrativa, ecco il primo volume dedicato alla ricostruzione di una spedizione artica: Endurance. L’incredibile viaggio di Shackleton al Polo Sud (1959), di Alfred Lansing. Il libro ricostruisce la storia vera ma incredibile della sfortunata impresa di Ernest Shackleton in Antartide e della lotta per la sopravvivenza che lui e il suo equipaggio dovettero ingaggiare per quasi due anni dopo il naufragio della loro imbarcazione, percorrendo a piedi centinaia di miglia dal Mare di Weddell fino all’Isola Elefante e poi alla Georgia del Sud. Una testimonianza di tenacia e volontà che ha pochissimi confronti.
Parlando di Nord sarebbe stato ovvio parlare di tutta la narrativa nordeuropea che da Stieg Larsson a Hennink Mankell fino a Anne Holt, Jo Nesbø o Camilla Lackberg hanno creato negli anni novanta il vero e proprio boom del cosiddetto “Noir Scandinavo”, anche grazie all’ottimo lavoro della Marsilio che per prima ne ha intuito le potenzialità. Ma volendo restare a Nord senza lasciarsi andare troppo alle ovvietà aggiungo all’elenco, in modo un po’ surrettizio, Il bosco delle volpi impiccate (1983), di Arto Paasilinna, proposto dalla sempre ottima Iperborea.
E già che ci sono, restando nelle atmosfere Weird che a mio parere tanto si confanno alla ambientazione innevata del grande nord, inserirò nella lista qualche titolo di John Ajvide Lindqvist: partiamo dal suo romanzo d’esordio Lasciami Entrare (2004), di cui sarebbe bene non perdersi l’adattamento del 2008 (tralasciando ovviamente l’inevitabile remake a stelle e strisce). A questo aggiungo il Kinghiano Il porto degli spiriti (2008), perfetto se non fosse per il citazionismo eccessivo delle canzoni degli Smiths, finendo quindi con l’ostico ma perturbante L’altro posto (2015), ispirato all’omicidio del premier Svedese Olof Palme, nel 1986.
Al lungo elenco di autori che si sono cimentati con i ghiacci perenni non può mancare il talento dell’eclettico Dan Simmons, capace di spaziare dalle atmosfere da Horror “coming of the age” di ispirazione Kinghiana come L’estate della paura alla popolarissima saga fantascientifica del Ciclo dei Canti di Hyperion, fino all’Hard Boiled del ciclo di Joe Kurtz. A farlo approdare a nord è The Terror (2007), ispirato alla tragica vicenda delle navi gemelle Erebus e Terror, nel 1845. Di pregevole fattura anche la miniserie antologica ispirata al romanzo, prodotta da Amazon Prime qualche anno fa.
E restando sul tema della funesta spedizione di Sir John Franklin che potremmo scoprire come un grandissimo attore, comico, sceneggiatore e presentatore, Michael Palin, abbia tra i suoi molti talenti anche quello della scrittura. Palin, indimenticabile fondatore dei Monty Python, è stato anche presidente della Royal Geographic Society e a quella missione in Antartide ha dedicato il suo Il mistero dell’Erebus (2020)
E parlando dei Monty Python e di esplorazione, la memoria non può che correre a questo immarcescibile sketch! Sperando di avervi regalato qualche brivido di terrore, o almeno una risata, vi lascio con l’augurio di rileggerci presto. A Settembre!
Scrittore, fotografo, Service Manager in una delle principali Software House italiane, è stato cofondatore del Blog Thrillerlife ed è socio fondatore della associazione culturale IlRecensore.it e della omonima rivista online.