In viaggio con Donatella verso il Tibet - ilRecensore.it
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In viaggio con Donatella verso il Tibet

Una pioniera delle esplorazioni: Alexandra David-Néel e il suo viaggio in Tibet

In viaggio con Donatella verso il Tibet - Recensione di Viaggio di una parigina a Lhasa di A. David-Néel

In un paese magico e incontaminato, il Tibet, una donna, Alexandra David-Néel, si avventura per raggiungere Lhasa, la capitale. È l’autunno del 1920. Alexandra intraprende un cammino difficile, sopportando fame, sete e freddo, superando imprevisti e ostacoli continui, travestita da mendicante tibetana. Niente e nessuno riuscirà a fermare questa donna che, a piedi ed elemosinando, con eroica e ammirevole lentezza, raggiungerà dopo tre anni la meta prefissata. Sarò la prima donna europea a entrare nella città proibita agli stranieri.

In questi giorni di vacanze, spesso angustiate da disagi di ogni tipo, può essere utile conoscere la storia di Alexandra David-Néel, prima donna europea a raggiungere, nel 1923, Lhasa, capitale del Tibet.

Nata nel 1868 a Saint-Mandé, nei dintorni di Parigi, Alexandra manifesta precocemente una passione per gli studi di filosofia ed etnologia. Grazie a un’improvvisa eredità, comincia a viaggiare in India, dove approfondisce la conoscenza del Buddismo e raccoglie una serie di appunti, poi riversati nei suoi primi articoli. Intanto, si guadagna da vivere con il canto, altro suo grande amore. Durante un viaggio a Tunisi, conosce Philippe Néel, che diventerà il suo futuro marito. Continua intanto le sue collaborazioni con vari giornali, mentre divide il suo tempo tra congressi e viaggi. 

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Alexandra David-Néel

Nel 1911, a 43 anni, parte per l’Asia, dove viene accolta calorosamente grazie alla sua fama di orientalista e da dove tornerà solo nel 1925. Qui, nel 1914, incontra Aphur Jongden, un ragazzo tibetano di quattordici anni che passa per essere la reincarnazione di un lama tibetano. Condivide con Alexandra lo spirito di avventura e con lei spartirà il resto della sua vita, diventandone poi figlio adottivo.

Cresce intanto in lei il desiderio di arrivare in Tibet, il “Paese proibito” agli stranieri, e, a partire dal 1920, si allena a camminare una quarantina di km al giorno, in previsione della marcia da compiere per raggiungere Lhasa, dove nessuna europea ha mai messo piede. A ottobre del 1923, a 53 anni, con Jongden, va a trovare padre Ouvrard, prete della Vandea, a Tsedjrong. Da qui i due partiranno alla volta di Lhasa con la scusa di andare a raccogliere erbe in montagna. 

È la stessa Alexandra, travestita da mendicante, a raccogliere le impressioni di questo viaggio avventuroso in un taccuino, poi trasformatosi nel libro Voyage d’une parisienne a Lhasa”, tradotto in italiano dalla casa editrice Voland. 

“Ero decisa a viaggiare di notte e a rimanere nascosta durante il giorno, finché non fossi penetrata abbastanza avanti nel paese, perché nessuno potesse scoprire in modo certo il luogo da dove venivo e il cammino che avevo percorso. L’esecuzione del piano esigeva di poterci nutrire per due o tre settimane senza bisogno di acquistare niente dagli indigeni. Così, per portare via più provviste, erano stati abbandonati coperte e vestiti di ricambio”. 

L’equipaggiamento dei due consisteva in una minuscola tenda in cotone, in un quadrato di grossa tela da stendere a terra, in una sciabola e nei viveri necessari a sopravvivere le prime due settimane di viaggio.

La preoccupazione che li accompagna per l’intero viaggio è quella di evitare di essere scoperti da qualche funzionario tibetano ed essere così costretti a tornare indietro. Per evitare questo rischio, rinunciano spesso a fermarsi a mangiare e bere, preferendo continuare a camminare, a volte anche per 19 ore di seguito.

Alexandra, dotata di una resistenza fisica e di una determinazione fuori dal comune, non pare intenzionata a far parte della schiera di quei viaggiatori partiti per Lhasa e poi costretti a fare dietrofront di fronte alla volontà del governo tibetano: “Nemmeno per un minuto mi sfiorò l’idea di rinunciare alla partita. Se per disgrazia il mio tentativo fosse fallito nuovamente, ne avrei iniziato un altro. Avevo giurato che non avrei rivisto il mio paese fintanto che non fossi riuscita. Era una scommessa; l’avrei vinta, sarei passata”. 

Alexandra David-Néel

Durante il viaggio, favoriti dal loro abbigliamento da mendicanti tibetani, ricevono spesso ospitalità dai contadini locali: lei ne studia usi e costumi e coltiva uno sguardo aperto su paesaggi naturali di sorprendente bellezza. Sarà forse proprio la sua attenzione alla natura a offrirgli un appiglio nei momenti di difficoltà.

Quando il figlio adottivo si sloga una caviglia, costringendoli a interrompere il cammino e a bivaccare su un suolo completamente ghiacciato, lei scrive: “Nonostante la preoccupazione per lo stato di mio figlio, non potei fare a meno di trovare incantevole la situazione in cui eravamo: il fascino di questa notte di neve, al centro di montagne inviolate, fu per me tanto potente da trionfare su montagne e fatica. Per lungo tempo – quasi fino all’alba – rimasi seduta, immobile, ad assaporare le delizie del mio isolamento nella calma perfetta, il silenzio assoluto di questa strana contrada bianca; lo spirito lontano da tutto, immersa in una indicibile serenità”. 

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Quando portano a termine l’impresa, nove mesi dopo la partenza, Alexandra viene accolta in patria come un’eroina nazionale; la sua avventura ha una risonanza internazionale. Negli anni Trenta, si trasferisce in Provenza, dove scrive e pubblica romanzi e articoli. La sua brama di esplorare il mondo non si acquieta: viaggia in Marocco, in Cina, a Calcutta. A novant’anni è ancora instancabile, ultracentenaria si fa rinnovare il passaporto. Morirà l’8 settembre del 1969 e le sue ceneri saranno disperse nel Gange.

Louise Eugenie Alexandrine David (1868-1969) nasce a Saint-Mandé, vicino Parigi. Orientalista, conferenziera e instancabile viaggiatrice, nel 1904 sposa Philippe Néel. Nel 1911 l’uscita di Buddismo del Buddha coincide con la sua partenza per l’Asia.

Philippe non rivedrà la moglie che nel 1926. Lei intanto si recherà in Nepal, Cina, Corea, Giappone, fino a entrare nel 1925, prima donna europea, a Lhasa, la città proibita agli stranieri.

L’impresa è riportata dalla stampa di tutto il mondo e Alexandra, una volta tornata in Europa, pubblica i suoi libri più famosi: Viaggio di una parigina a LhasaIl Lama dalle cinque saggezzeMistici e maghi del TibetNel paese dei briganti gentiluomini (tutti pubblicati da Voland). Morirà ultracentenaria e le sue ceneri verranno disperse nel Gange.

Autore

  • Donatella Vassallo

    Insegnante di professione, con una lunga carriera come giornalista, coltivo da sempre l’arte del dubbio e del silenzio. I libri mi permettono di entrare nelle vite altrui e di esplorarne i confini. Quando non leggo, cammino, corro o medito, nel tentativo di gustare fino in fondo ogni attimo del mio tempo. Sono molto selettiva nei gusti letterari: se vi consiglio un libro, vuol dire che mi ha fatto vibrare l’anima. E lo stesso vorrei succedesse anche a voi.

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