Sinossi
Per molti è il più grande scrittore degli ultimi decenni. Per altri le sue storie horror sono robaccia. Una volta il diretto interessatosi è autodefinito ‘l’equivalente letterario di un Big Mac con le patatine’ per rivendicare il suo legame con la cultura popolare. Oggi, con più di settanta romanzi pubblicati, quattrocento milioni di copie vendute e una serie impressionante di adattamenti delle sue opere per il cinema e la TV, Stephen King è celebrato in tutto il mondo come il ‘Re del Brivido’. Attraverso i suoi profili social lancia stoccate contro i potenti del pianeta, da Donald Trump a Elon Musk, o consiglia film e libri a un fandom che lo osanna.
La sua villa a Bangor nel Maine, con la famosa cancellata costellata di ragnatele e pipistrelli, è ormai una meta di pellegrinaggio. Ma per gran parte della sua vita, King si è rifugiato in un’esistenza normale, lontana dai riflettori. «Ha insistito nel suo sogno di diventare uno scrittore grazie alle due donne della sua vita; ha imparato a fare i conti con le sue paure e a trasfigurarle attraverso l’arte del racconto; ha scoperto le contraddizioni di un Paese attraversato dal terrore, dalla rabbia, dall’odio».
Luca Briasco, lettore famelico di King, traduttore dei suoi libri più recenti, profondo conoscitore della letteratura americana, ci conduce dentro l’arte di un genio indagando i temi ricorrenti di un corpus narrativo sconfinato eppure straordinaria mente coerente. Il risultato è un ritratto unico nel panorama italiano, un’occasione per scoprire (o riscoprire) uno scrittore che da oltre quarant’anni alimenta i nostri incubi.
Recensione
Al centro esatto dell’universo Kinghiano, insieme alla madre e alla moglie che lo hanno sostenuto e spalleggiato in ogni momento della sua vita e della sua carriera, spicca una figura speciale cui il Re, da un certo momento in poi, dedica ogni opera.
Tradotta come Lettore fedele, è l’autorità ultima cui Stephen King dedica il proprio lavoro stabilendo un rapporto straordinariamente diretto e privato con chi sta, solitamente ignorata, dall’altra parte della pagina. In cambio di questa che viene percepita come una devozione sincera e incondizionata, King ha ricevuto tutto: fama, successo, amore. Senza lo smisurato esercito dei suoi fan lo Zio, come viene a volte chiamato, sarebbe rimasto un Re senza Regno, o il suo reame sarebbe al massimo rimasto circoscritto al genere Horror in cui una critica frettolosa ha per anni tentato di confinarlo.
Invece, dopo oltre mezzo miliardo di copie vendute e con la complicità dei milioni di Fedeli lettori, le opere di Stephen King hanno ormai influenzato ogni aspetto della cultura contemporanea, imponendosi come riferimento e fonte di innumerevoli derivazioni televisive, cinematografiche e letterarie sia dentro che fuori dal genere.
Eppure, come Luca Briasco ha fatto più volte notare, quella di Lettore fedele non è la traduzione corretta, e King dà al suo lettore di riferimento il ben più interessante titolo di Constant Reader, lettore costante.
Quella della costanza pare una fissazione di King che, quando narra di sé, lo fa come di un autore che lavora ogni giorno dell’anno, compresi il quattro luglio, Natale e il giorno del proprio compleanno. Un mestiere da artigiano se non da vero e proprio operaio. Ed è così che King si dipinge nonostante la fama il successo accumulati negli anni: come un membro della working class, uno che ce l’ha fatta non per il proprio talento ma con il lavoro duro e costante e che ancora oggi, a 77 anni suonati, ogni giorno si siede e butta giù le sue mille parole.
Non conta che sia vero, interessante è che sia questa la scelta di Stephen King nel costruire il proprio personaggio e che, a tale scelta, sia rimasto sostanzialmente sempre fedele.
Interessante anche che a raccontare questa attitudine sia Luca Briasco, uno che alla letteratura si è dedicato anima e corpo con identico stacanovismo come americanista, editor, agente letterario, editore e traduttore e che dopo aver prestato la propria voce a James Ballard, Joe R. Lansdale, John Updike, Viet Thanh Nguyen, Hanya Yanagihara e tanti altri sia diventato il traduttore italiano anche di Stephen King, veste in cui abbiamo avuto il piacere di intervistarlo la settimana scorsa.
Una etica del lavoro che sembra accomunare autore e soggetto di questo breve saggio che, forse anche per questo, Briasco arricchisce di riferimenti biografici perché se King è un autore universale, lo è diventato anche stringendo con ciascun constant reader un patto personale che impone, come per le canzoni Pop, di collocare nel tempo la lettura di ogni sua opera e quale momento della propria vita sia rimasto catturato in quel ricordo.
Di fronte ad una produzione costantemente in divenire e arrivata ormai a quasi ottanta titoli qualsiasi pretesa di completezza sarebe fuori luogo e l’autore sfugge abilmente alla trappola del catalogo inserendo le proprie riflessioni all’interno di una carrellata a tutto tondo che supera i confini tra saggio, biografia e memoir per imporsi come opera a sé in grado di offrire una lettura scorrevole ma non banale a chi ha appena approcciato le opere del Maestro di Bangor come a chi del Re pensa di conoscere già tutto.
Il Re di tutti è in sostanza un omaggio sincero, devoto e attento ad un autore straordinario da parte di un americanista di eccezionale cultura che già in Americana aveva avuto l’intuizione, e forse la sfrontatezza, di inserire IT tra i romanzi americani più influenti del secolo.
Un libro che nessun Fedele lettore può farsi sfuggire.