Il padre
Sinossi
In un’affascinante quanto oscura Madrid, un thriller congegnato come una bomba a orologeria, una lettura compulsiva dalla quale non riuscirete a staccarvi.
Gonzalo Fonseca è stato trovato completamente coperto di sangue accanto al corpo della moglie; le sue impronte digitali sull’arma del delitto. Processato e condannato, con tutti gli indizi contro di lui, insiste però nel dichiararsi innocente. E se fosse stato incastrato proprio da coloro che lo hanno fatto incarcerare?
Un padre non può stare fermo a guardare la vita del proprio figlio che viene rovinata ingiustamente; un buon padre farebbe di tutto per salvarlo…
È così che, un anno dopo, Ramón Fonseca si consegna alla polizia: ha sequestrato l’avvocato, la giudice e la testimone chiave del processo di suo figlio. Si trovano prigionieri in tre luoghi segreti e moriranno uno dopo l’altro, nel corso di tre settimane, se Gonzalo non sarà liberato. Il delirio di un mitomane o la cruda verità?
Il conto alla rovescia è appena cominciato e a occuparsi di riaprire il caso è Indira Ramos, trentasei anni, ispettrice della squadra omicidi, la cui etica di ferro e ossessione per l’ordine e la pulizia non la rendono particolarmente gradita ai colleghi. Toccherà a lei indagare sotto la superficie apparentemente impeccabile di tutti i personaggi coinvolti in questa terribile vicenda e scoprire chi di loro è davvero innocente.
RECENSIONE
IL PADRE, sarebbe più opportuno usare il titolo originale, EL BUEN PADRE, e leggendo il libro capirete il perché di quell’aggettivo.
Ho iniziato questa lettura incuriosita non dal titolo ma dall’autore. Tre pubblicazioni al suo attivo, solo questa tradotta in italiano, tante sceneggiature, anche famose. E non sempre i bravi sceneggiatori sanno scrivere libri.
Un altro autore spagnolo. La Spagna ne fornisce molti e di altissimo livello: Zafon, Jurado, Montalbán, Redondo, Silva, per citarne alcuni fra i contemporanei, ognuno diverso per genere letterario. Leggendo la sinossi ho pensato di trovarmi davanti il solito legal thriller alla Grisham o alla Turow (maestri per eccellenza), una persona ingiustamente condannata da un sistema giudiziario corrotto.
Non è stato così. Ho scoperto una trama a dir poco sorprendente!
Eh, sì … Señor Diaz, veramente sorprendente e diabolica. Machiavellica!
Non manca l’ingegno, l’attenzione, la meticolosità di far rientrare il tutto in un filo logico, ben delineato e in fin dei conti semplice, ma all’inizio molto complesso.
Centrali in Il padre sono i problemi reali.
La mala giustizia, giudici facilmente corruttibili, che soggiacciono ai loro vizi e per questo facilmente ricattabili. Doveroso, quindi, ristabilire l’ago della bilancia. È quello che fa Ramon Fonseca, un padre, che alla fine dei suoi giorni deve lottare per il figlio, mosso da un amore che va oltre la sua vita.
L’amore di un genitore per un figlio, altro tema fondamentale, che supera la propria vita e coscienza. Tutto si fa per aiutare un figlio. E il fine giustifica i mezzi.
Non velato emerge il problema carcerario. Dentro i penitenziari si vive di spaccio, di traffici illegali, di omicidi. Si cerca la protezione dei più forti, ma tutto ha un prezzo. E il conto, quando viene presentato, va saldato.
Díaz ci presenta una Madrid molto vera, con le piaghe che caratterizzano soprattutto le grandi città, la droga, la prostituzione, i lobbisti, la violenza. Non c’è niente di inverosimile, è la realtà
In questa Madrid una donna viene uccisa nel suo appartamento. Il marito, trovato ricoperto di sangue e con l’arma del delitto in mano, viene indicato come l’unico possibile colpevole.
L’omicidio viene archiviato come caso di violenza domestica.
E qui entra in scena Il Padre, il buon padre che, in modo consapevole e duro, fa riaprire il caso.
Entrano in scena i personaggi.
Diaz è abile nel caratterizzarli e nel renderli protagonisti, ognuno a loro modo. Crea una buona équipe investigativa con a capo la spettacolare Indira Ramos. Ramos ispira simpatia da subito, anche se è una donna molto complessa e complessata. È innanzitutto una maniaca dell’igiene, soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo
“… esamina con estrema attenzione il bicchiere …, alla ricerca di un qualche segno che possa confermare che non è pulito come dovrebbe essere”
Indira è anche rettitudine e onestà,” …non si lascia piegare da nessuno…”, poliziotta incorruttibile, pienamente dedita alla causa e al ruolo, tanto da denunciare un collega per aver alterato la scena di un crimine. Una nerd fin dall’adolescenza, una ragazza che aveva obiettivi e li raggiunge.
Ha il rispetto dei suoi uomini, riesce a mettere insieme una buona squadra, collaborativa ed entusiasta. Vince la riottosità di MORENO, suo vice, che imparerà ad apprezzarla per quello che realmente è.
Gonzalo Fonseca. Deve scontare una pena per omicidio ed in carcere fa la vita del carcerato. Dura, fatta di scontri e compromessi. Non ha nessuno su cui possa contare, ha solo il padre.
Ramon Fonseca, il padre. Un vecchio rimasto vedovo. Suo unico e ultimo scopo è dimostrare l’innocenza del figlio. Ha un’età in cui non ha più niente da perdere, nemmeno la vita, e dà inizio ad un COUNTDOWN DIABOLICO, studiato nei minimi particolari che tiene tutti, lettori compresi, con il fiato sospeso. E poi un giudice, un avvocato, una testimone che, veramente, troverete incredibili.
Intorno a questi personaggi e all’omicidio Díaz riesce a tessere una trama superlativa, piena di intrighi, crea dipendenza.
Non ci fa mancare niente: mafia colombiana, ‘ndrangheta, giochi clandestini, imprenditori corrotti, prostituzione, droga. Tutto questo si incastra alla perfezione, con un prima e un dopo. Le storie si incrociano, grazie alla grande abilità dello scrittore di aver saputo ricreare antefatti credibili e ben strutturati. Sembra che il destino abbia fatto incrociare le loro storie.
Il destino ha un nome: Díaz. Un gran giocatore di poker che sa, assolutamente, mischiare bene le carte.
La scrittura è semplice, diretta e mai pesante, a tratti ironica e divertente; i personaggi non sono appesantiti da inutili caratterizzazioni (grazie forse anche al suo essere sceneggiatore), ma niente è sottinteso, sa creare empatia o antipatia nei loro confronti.
Díaz ci consegna un romanzo – Il padre – con tutto ciò che si può chiedere ad un thriller: ritmo, trama, personaggi, stile diretto, capitoli brevi.
Il tutto, ripeto, ben strutturato, anche la divisione in capitoli e in cinque parti principali che potrebbero essere queste:
I – IL FATTO
II – IL PIANO
III – IL FATO
IV – LA SOLUZIONE
V – L’INCREDIBILE
Questa è la mia suddivisione, perché Díaz ci propone un GIOCO DI SPECCHI diabolico.
La figura cambia, come ti sposti cambia; sacrosante le parole di Oller, un lobbista senza scrupoli “… è tutto fuorché innocente”. A chi si riferisca la frase starà al lettore scoprirlo, ma, credete, può riferirsi a chiunque in questo cast di attori.
Tutti hanno dei segreti. Tutti, basta cambiare specchio per scoprire un’altra verità o, semplicemente, la verità nuda e cruda.
E Díaz sa magistralmente centellinare tutti gli indizi, stravolgendo le parti e gli accadimenti nel corso del racconto.
Il fato ci ha messo la mano. La verità, mai come in questo libro, non è quel che sembra.
TITOLO:IL BUON PADRE
AUTORE: SANTIAGO DĺAZ
EDITORE: GIUNTI
TRADUZIONE: SILVIA ROGAI
GENERE: Thriller
Autore
Santiago Díaz è uno sceneggiatore di lungometraggi e serie televisive. Nei venticinque anni della sua carriera ha scritto circa seicento copioni per la tv. Il suo esordio narrativo, Talión, ha ricevuto il Premio Morella Negra 2019 e il Premio Benjamin de Tudela 2019.
Il padre è il suo primo romanzo a essere tradotto in Italia.
Il secondo volume della Trilogia Indira, Las otras niñas, non ancora tradotto in Italia, è stato letto in lingua originale e recensito da Nicoletta Tani QUI
Nota della Redazione: articolo scritto da Nicoletta Tani e apparso sul web il 21/04/2022