Il Dio dei nostri padri, un saggio ambizioso.
Sinossi
I nostri padri erano convinti di vivere sotto l’occhio di Dio: la sua esistenza era certa come quella del sole che sorge e tramonta. Oggi abbiamo smesso di crederci, o anche solo di pensarci. E la Bibbia nessuno la legge più. Invece la Bibbia è un libro meraviglioso. Che si può leggere anche come un grande romanzo.
L’autobiografia di Dio.
Aldo Cazzullo fa con la Bibbia quel che aveva fatto con Dante: ci racconta la storia, in modo chiaro e comprensibile a tutti, con continui riferimenti all’attualità, alla nostra vita, passando attraverso le vicende storiche e i capolavori dell’arte.
La creazione, Adamo ed Eva, la cacciata dall’Eden, Caino e Abele, Noè e il diluvio. La storia di Giacobbe che lottò con Dio e di Giuseppe che svelò i sogni del faraone. Mosè, le piaghe d’Egitto, il passaggio del Mar Rosso, i dieci comandamenti. E poi la conquista della terra promessa, da Giosuè che espugna Gerico a Davide che taglia la testa di Golia, da Sansone, l’eroe fortissimo ma tradito dal suo amore, a Salomone che innalza il tempio.
Cazzullo rievoca storie dal fascino millenario. E racconta le grandi donne della Bibbia, Giuditta che taglia la testa al condottiero nemico a Ester che salva il popolo dallo sterminio; l’angelo che salva Tobia e il diavolo che tormenta Giobbe; l’amore del cantico dei cantici e la disillusione dell’Ecclesiaste (“tutto è vanità”). Sino alla grande speranza della resurrezione, e di un salvatore che viene a riscattare l’umanità: per i cristiani, Gesù.
Dopo averci raccontato la storia millenaria dell’impero romano e aver mostrato come sia ancora viva nei nostri giorni, Cazzullo invita il lettore in un entusiasmante viaggio nella Bibbia, mostrandoci che è il più grande romanzo mai scritto.
Il Dio dei nostri padri è un libro appassionante e illuminante, che ci conduce alle radici della nostra cultura e delle nostre famiglie.
Recensione
Aldo Cazzullo, reduce dal successo di Quando eravamo i padroni del mondo, si cimenta in una nuova impresa saggistica, ancora più ambiziosa: raccontare ai contemporanei la storia narrata dalla Bibbia, facendosi portatore di un messaggio che è tutt’ora attuale
Il presupposto che muove l’autore non è nascosto: poco oltre il racconto di come si sia riavvicinato al testo sacro per eccellenza durante la veglia al padre morente, si percepisce nitidamente il pensiero che l’uomo, in quanto specie, non sia molto cambiato dai tempi delle tribù di Israele. Perciò, in questa cornice, ad esempio, Elon Musk, nel proprio delirio di clonazione e trapianto di cervello, sarebbe spinto non dallo spirito del capitalismo più sfrenato (e svergognato) ma dalla stessa arcaica pulsione vitale che permetteva ai patriarchi di camminare sulla terra per secoli e secoli. Va da sé che il parallelismo è un po’ traballante.
Il Dio dei nostri padri ripercorre le vicende narrate nella Bibbia, secondo un criterio di ordine strutturale.
L’impressione generale prevalente è di forte frammentarietà: al di là dei legami generazionali che intercorrono tra i personaggi, e del costante senso di presenza di Dio (che, tuttavia, si manifesta in modi diversi a seconda dell’episodio), si ha la sensazione che quelle raccontate siano storie “stand – alone”, buone per essere raccontate ai ragazzi del catechismo. In più, spesso tali vicende sono presentate in una modalità che è portatrice di un intento moralistico non eccessivamente celato, e, talvolta, calato a forza nell’attualità, come se un testo risalente a 3000 anni fa potesse metterci in guardia, ad esempio, dagli eccessi dell’industrializzazione incontrollata.
Il miracolo didattico avvenuto con A riveder le stelle, nel quale l’autore tratteggia l’inferno di Dante in modo incredibilmente chiaro e appassionante, attuale e fedele ai versi originali, purtroppo non si ripete del tutto. Non che si tratti di un libro noioso: la voce di Cazzullo rimane autorevole e la materia prima di cui tratta fortemente affascinante, ma il lettore, trascinato nel vortice di generazioni di patriarchi, eventi straordinari e apparizioni mistiche, intervallate da scompaginanti parallelismi con l’attualità, rischia di uscirne tramortito e più confuso di prima.
Certamente è proprio la Bibbia a minacciare di inorganicità le opere di chi si arrischia a parlarne: conseguenza inevitabile di un libro scritto da più autori, in epoche diverse, e poi tradotto e interpretato più e più volte. Però è necessario constatare che Cazzullo non cerca di arginare questo aspetto, pur di riferire sistematicamente la trama dell’opera: egli passa in rapida rassegna così tanti episodi e personaggi che si fa fatica a coglierne la grandezza, o l’attualità, e così il narratore è costretto a spiegare tali aspetti in un modo che risulta quasi didascalico.
Degne di un commento a parte sono le due sezioni dedicate a Qoèlet e al Cantico dei Cantici.
Scrivendo del primo, talvolta chiamato anche Ecclesiaste, Cazzullo lascia trasparire la propria fascinazione per un libro che è diverso da tutti gli altri: imbevuto di pensiero filosofico, pessimista al punto giusto, viene paragonato alle immagini poetiche di Montale.
Pagine di grande bellezza, in cui l’autore riesce ad accompagnare nella conoscenza di questa opera senza confondere il lettore. Tuttavia, il passaggio è rapido, e deve essere abbandonato con un certo rammarico dal lettore che passa oltre.
Parlando invece della “canzone delle canzoni”, l’autore lascia che le parole stesse siano le vere protagoniste, utilizzando ampie citazioni accompagnate da un commento scarno e da pochi, azzeccati, parallelismi letterari, come l’excursus su amore e morte.
Sono in un certo modo apprezzabili anche le pagine sulle eroine della Bibbia, nonostante lascino trasparire la grande pecca di Cazzullo, comune a molti intellettuali dei nostri tempi che si dilettano nello scrivere a tempo perso di argomenti militanti: faticano a riconoscere l’importanza e l’attualità dell’intersezionalità e della convergenza delle lotte.
Come buona parte degli autori maschi bianchi etero dei nostri tempi, egli vive il femminismo come una battaglia giusta ma isolata, lontana dal prendere posizione su colonialismo, razzismo e classismo, come se fosse un piacevole diversivo per signore della borghesia inglese del 1800. Sarebbe necessario un ripensamento su tali temi, se proprio ne desidera scrivere, altrimenti è più che libero di pescare in altri bacini di argomenti, cosa che peraltro ha dimostrato di saper fare molto bene.
Tirando le fila, Il Dio dei nostri padri è un libro che ripercorre le vicende della Bibbia, dicendo più su Dio che sulla sua creazione: ci racconta di un Dio che non esita a essere feroce, che sceglie un popolo eletto e considera gli altri nemici da sterminare.
Non è tuttavia questo l’uso che per secoli è stato fatto della religione? Occorre ricordare che Dio può essere anche misericordioso e amorevole, e quindi bisogna stare attenti a chi ci propone le parole di Dio per schierarci su un fronte, reale o immaginario, dalla guerra in Palestina alle crociate ideologiche contro Halloween, e decidere l’uso che si vuole fare delle immagini di un’opera che per millenni ha affascinato l’umanità.
Sullo stesso tema, ma con piglio ironico, Roberto Mercadini con La donna che rise di Dio riesce a lasciare una ben diversa sensazione di divertita serenità, che ben si abbina con una vita in cui niente è certo e poco ha senso (vale a dire, quella di ciascuno di noi). Si tratta in questo caso di un’opera originale e coinvolgente, capace di mostrare l’attualità di certe narrazioni senza tempo, senza cedere il passo al forzato e al dottrinale.
Se invece cerchiamo nella nostra lettura un afflato pedagogico ma originale, Gesù raccontato ai bambini capitalisti, di Gérard Thomas, presenta la storia del Nuovo Testamento come una parabola laica dalla quale reimparare a dare il giusto valore alle persone e agli ideali, e non alle cose. Questo messaggio potente e rivoluzionario è affidato alle poche pagine di questo volume con una tale dolcezza che più che un libro assomiglia a una carezza.
Autore
ALDO CAZZULLO: (Alba 1966) da 35 anni racconta i principali eventi italiani e internazionali, prima sulla Stampa poi sul Corriere della Sera, di cui ora è vicedirettore e responsabile della pagina delle Lettere.
Ha pubblicato trenta libri sulla storia e l’identità italiana, vendendo due milioni di copie. Con HarperCollins ha pubblicato nel 2023 Quando eravamo i padroni del mondo. Roma: l’impero infinito, un successo da oltre 200 mila copie vendute e tradotto in numerosi paesi del mondo. Conduce su La7 “Una giornata particolare”: la prima stagione ha avuto una media di un milione di spettatori a puntata; la seconda parte nel settembre prossimo.