I giorni di Vetro di Nicoletta Verna

I giorni di vetro

È ingenua, ma il suo sguardo sbilenco vede ciò che gli altri ignorano. Vulnerabile, ma resiste alla ferocia del suo tempo. È un personaggio letterario magnifico.

La voce di Redenta continuerà a risuonare a lungo, dopo che avrete chiuso l’ultima pagina. Redenta è nata a Castrocaro il giorno del delitto Matteotti. In paese si mormora che abbia la scarogna e che non arriverà nemmeno alla festa di San Rocco. Invece per la festa lei è ancora viva, mentre Matteotti viene ritrovato morto.

È così che comincia davvero il fascismo, e anche la vicenda di Redenta, della sua famiglia, della sua gente. Un mondo di radicale violenza – il Ventennio, la guerra, la prevaricazione maschile – eppure di inesauribile fiducia nell’umano. Sebbene Bruno, l’adorato amico d’infanzia che le aveva promesso di sposarla, incurante della sua «gamba matta» dovuta alla polio, scompaia senza motivo, lei non smette di aspettarlo.

E quando il gerarca Vetro la sceglie come sposa, il sadismo che le infligge non riesce a spegnere in lei l’istinto di salvezza: degli altri, prima che di sé. La vita di Redenta incrocia quella di Iris, partigiana nella banda del leggendario comandante Diaz. Quale segreto nasconde Iris?

Intenso, coraggioso, “I giorni di Vetro” è il romanzo della nostra fragilità e della nostra ostinata speranza di fronte allo scandalo della Storia.

I giorni di Vetro è un romanzo potente, coraggioso, intenso, struggente.

Un romanzo che sfugge a ogni definizione racchiudendo in sé il racconto familiare, il romanzo storico, l’horror soprannaturale, il terrore umanissimo della violenza domestica, la dimensione emotiva che qualche sciocco potrebbe persino chiamare Romance, fino all’inevitabile giudizio politico su un’epoca piagata da un totalitarismo che solo chi è stupido o in malafede può non riconoscere come male assoluto. 

Come un naturalista al microscopio, Nicoletta Verna riesce a costruire un romanzo universale partendo dalla provincia estrema, inventa una lingua franca erigendola a partire dal dialetto che, memore della lezione di Camilleri, introduce lentamente, in dosi assorbibili, fino a renderlo naturale anche a chi non lo ha mai ascoltato, perché la musicalità delle parole ha un peso importante nel costruire un mondo e renderlo credibile.

I giorni di Vetro, titolo magnifico il cui doppio senso sarà bene non anticipare, trascina il lettore fin dalla prima pagina nella Castrocaro dei primi del secolo scorso, ammaliandolo con una scrittura precisa, chirurgica.

Una scrittura, quella di Nicoletta Verna, priva di orpelli, che lascia a personaggi semplicemente perfetti il compito di sostenere il peso della storia, che cresce e si intreccia come i rami del glicine.

I giorni di Vetro è intriso di un realismo magico che impone confronti da far tremare i polsi, da Gabriel García Márquez a Isabel Allende ma, qui, l’evasione non si realizza mai del tutto e sono la terra, il sangue, la Storia a pretendere un confronto ineludibile.

Dalla lezione sudamericana Nicoletta Verna ha tratto la capacità di mischiare il mondo reale e quello magico senza imbarazzi, in quello stesso modo pratico dei nostri nonni che, tra il ramo di ulivo della Pasqua e l’erba della paura con cui si curavano i bimbi non vedevano, forse a ragione, alcuna differenza. Il velo che separa vivi e morti è sottile ma resistente e, se Castrocaro si fa a tratti Macondo, è occasione per il lettore di tirare il fiato e godersi quello stesso incantesimo che lo condurrà pagina dopo pagina in fondo al labirinto di sangue e terrore che, nella seconda metà del libro, l’autrice ha teso come una trappola, prima del finale.

In questo rimando di echi torna inevitabilmente alla mente Fenoglio ma anche, nel continuo richiamo alla scuola come speranza, certi passi di Don Milani. Tuttavia, la trama in cui le vite di Redenta e Iris si intrecciano è lo specchio di una storia più grande e l’orrore che vivono è l’orrore di un Paese che si è perso in un incubo per poi risvegliarsi, distrutto. 

Redenta e Iris sono personaggi magnifici, capaci come Eraclito di sperare l’insperabile e, per questo, di realizzarlo. 

Se non per sé, per quelli che verranno. 

Nel nome di Redenta resta appeso un auspicio, che il sangue e il dolore che sono stati necessari una volta non lo siano di nuovo, ed un invito a vigilare sui doni che abbiamo ricevuto in custodia.

Un romanzo che non posso che consigliare a tutti.

Nicoletta Verna (Forlì, 1976) ha pubblicato per Einaudi Il valore affettivo (2021 e 2024), che ha avuto la menzione speciale al Premio Calvino e ha vinto il Premio Severino Cesari e il Premio Massarosa, e I giorni di Vetro (2024).

Autore

  • Giovanni

    Scrittore, fotografo, Service Manager in una delle principali Software House italiane, è stato cofondatore del Blog Thrillerlife ed è socio fondatore della associazione culturale IlRecensore.it e della omonima rivista online.

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