Quando l’abbondanza toccava alle donne
Sinossi
In un piccolo paese dell’Italia del ‘900, vive un’umile famiglia come tante. Eppure le sue donne hanno un dono speciale. I Contini sono una famiglia come tante, lì a Valchiara, un piccolo paese del centro Italia affacciato sul mare. Benvoluti e gran lavoratori, conducono un’esistenza povera ma dignitosa. Poi qualcosa cambia quando la giovane Beata, a dispetto delle proteste della madre, decide di farsi assumere alla Regia Fabbrica dei Sigari. Perché un misterioso miracolo si produce in lei: è la sua abbondanza, un dono che la rende la beniamina delle colleghe zigarare e il bersaglio dell’occhiuto sospetto dei controllori della fabbrica.
E dopo di lei anche sua figlia Clarice e la nipote Antonia saranno benedette e maledette da questo prodigio, ciascuna a modo suo. Tuttavia l’abbondanza non è per sempre, può sparire da un momento all’altro a causa di un grande dolore. E di dolori ne vivranno tanti, Beata, Clarice e Antonia, vittime della violenza della Storia ma capaci di affrontare e superare ogni difficoltà, anche grazie a un’altra benedizione, l’amore puro e incondizionato dei loro adorati mariti. Un’appassionante saga generazionale che attraversa un secolo di storia italiana, dalla fine dell’Ottocento agli anni del benessere, passando per due guerre mondiali, il ventennio fascista e i mesi dell’occupazione nazista. Una scrittura ammaliante che, come una sorgente magica, riporta alla luce le vicende di donne normali eppure eccezionali, tra sogni premonitori e tradizioni popolari, gioie quotidiane e amori predestinati. Perché l’abbondanza non è ancora finita…
Recensione
Gli anni dell’abbondanza è anzitutto un libro ben scritto: la sua autrice, Maria Costanza Boldrini, traduttrice freelance e redattrice per Una parola al giorno, sito di approfondimento linguistico ed etimologico, ama le parole, ne usa di ricercate e desuete (come gavazzavano, superciliosi, molcevano).
Un regalo per noi lettori, in tempi di sciatteria linguistica e comunicativa.
C’è poi la trama, che ripercorre la storia di tre generazioni familiari, i Contini, attraverso le gesta delle sue protagoniste femminili, Beata, Clarice e Antonia, tutte accomunate dal dono dell’abbondanza, una qualità “sovrannaturale” che consente loro di svolgere dei lavori manuali con una velocità e fluidità fuori dal comune.
Beata diventa sigaraia alla Regia Fabbrica dei Sigari di Valchiara; qui, dopo una febbre durata due settimane, scopre di riuscire ad arrotolare i sigari più velocemente delle sue colleghe e usa quel dono per aiutare le compagne a cottimo. Ma l’abbondanza com’è arrivata, così può andare via: con la morte del figlio Ferruccio, va scemando anche quella. Non sarà tuttavia persa per sempre, passerà, come un testimone, alla figlia Clarice, che diventerà abile con ago e filo e userà quel prodigio per guadagnarsi da vivere dopo la morte del marito Emilio. Da lei si trasmetterà infine ad Antonia che, riuscirà miracolosamente a prolungare la vita dei moribondi quel tanto che serve per andarsene in pace.
Sono donne volitive quelle raccontate da Maria Costanza Boldrini ispirandosi alle sue trisavole marchigiane: scartano i corteggiatori brutti, si scelgono i mariti, si rimboccano le mani dopo le batoste e trovano nel lavoro, se non un vero e proprio spazio di emancipazione, quanto meno un ruolo sociale parallelo a quello di mogli e madri.
Soprattutto, usano il dono dell’abbondanza come strumento per fare del bene. Solo ad Antonia viene il dubbio che questa possa essere un peccato. Ci penserà don Lupo, il suo confessore, a fugare ogni perplessità:
“Secondo te è il demonio a dare tempo in più alla gente per morire cristianamente? Per congedarsi in pace e senza pene, in grazia di Dio? Era peccato quando tua nonna alla Fabbrica dei Sigari aiutava le compagne al cottimo? Guarda che la so tutta, la storia, io. Né tua nonna né tua madre sono mai venute a confessare queste cose, le hanno accettate, come si accetta la volontà di Dio. Usa questo miracoloso potere per fare il bene, in nome di Cristo. E non pensare ai mangiapeccati, né a chi ti addita come tale. Cristo si è fatto ammazzare per la nostra salvezza, l’agnello di Dio che è stato immolato per le nostre colpe, è lui il primo mangiapeccati! Chi si offre per gli altri come ha fatto Cristo non può essere iniquo”.
Le microstorie familiari si intrecciano, come in un grande arazzo, alla Storia italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento: si attraversano le due grandi guerre, che portano morti e distruzioni, la stessa Valchiara viene ricostruita e cambia volto, arrivano poi gli anni di Piombo, la stagione degli attentati.
È interessante osservare come i grandi eventi storici abbiano impattato sulle dinamiche di una piccola provincia italiana di quel tempo. In questo senso, grazie alle fonti d’archivio e alle memorie familiari ereditate personalmente dall’autrice, Gli anni dell’abbondanza si può considerare un’interessante testimonianza della storia di un piccolo borgo italiano destinata altrimenti a finire nell’oblio.
Titolo: Gli anni dell’abbondanza
Autrice: Maria Costanza Boldrini
Editore: EditriceNord
Genere: Saga familiare
Autrice
Maria Costanza Boldrini è laureata in Lingue e specializzata in Giornalismo. Vive in Francia, dove lavora come traduttrice freelance e redattrice per Una parola al giorno, sito di approfondimento linguistico ed etimologico. Gli anni dell’abbondanza è il suo romanzo d’esordio.