Gesù raccontato ai bambini capitalisti - ilPensatore - ilRecensore.it
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Gesù raccontato ai bambini capitalisti di Gérard Thomas

Gesù raccontato ai bambini capitalisti di Gérard Thomas

Come raccontare ai bambini o ai ragazzi di oggi, cresciuti dentro un sistema capitalista secolarizzato, la storia di Gesù? E quella storia può avere ancora un senso per loro? Può ancora insegnare qualcosa o indicare una direzione?

Ed è davvero possibile liberarla dalla dimensione religiosa che le è stata cucita addosso prima da Paolo di Tarso e poi dalla Chiesa?


Gérard Thomas, autore di saggi sul comunismo, l’anarchia e il pensiero di sinistra, è partito da questi interrogativi, ma poi la narrazione di quegli eventi così lontani eppure ancora così vivi gli ha preso la mano, e ne è venuto fuori un racconto che con umiltà e semplicità si propone come un piccolo divulgativo saggio teologico e forse anche come una sorta di nuovo «vangelo apocrifo», laico ma certamente non ateo.


Un libro tutto sommato inclassificabile, in cui si racconta una vicenda prima di tutto umana, che parte da una dodicenne rimasta misteriosamente incinta in un villaggio polveroso della Palestina e finisce con un ragazzo crocifisso su una collina di Gerusalemme, e in cui si ripercorre con grande attenzione documentaria e totale rispetto una storia che continua ad appassionare, coinvolgere, commuovere, e che forse potrebbe riuscire anche a spiegare in che modo la parola di Cristo, di fatto così poco ascoltata da chi avrebbe dovuto difenderla e diffonderla, sia ancora oggi così profondamente rivoluzionaria.

Quanti bambini sognano di diventare calciatori o ballerine, o, in una versione più moderna, youtuber e influencer? E quanti invece affermano di voler diventare evangelisti?

Avere una storia da raccontare, in un mondo in cui contano solo le cose che si possiedono, mette in una posizione scomoda: si fa presto a essere presi per folli o moralisti predicatori.

Thomas schiva il rischio con un certo grado di abilità (nonostante non si possa dire che l’operazione compiuta sia totalmente esente dalla follia), raccontando con parole semplici fatti e concetti assolutamente straordinari.

«La storia di Gesù è accaduta duemila anni fa ed è una delle storie più famose di tutti i tempi. È una storia molto adatta per i bambini capitalisti perché potrebbe fargli capire che ci sono cose più importanti di quelle che gli è stato insegnato a considerare importanti. Cose che potrebbero rendere la loro vita quando saranno adulti molto migliore, perché potrebbero non farli diventare degli adulti capitalisti

L’intendo è messo in chiaro fin dalle prime righe: raccontare una vicenda vecchia di secoli con parole semplici e nuove, senza snaturarla nella sua essenza, in modo che essa possa farsi portatrice di un messaggio di un’attualità sconcertante: i valori con cui generazioni intere sono cresciute non sono gli unici possibili, e forse neanche i più giusti. 

Viene presto messa in chiaro la metodologia: la storia di Gesù è stata raccontata una miriade di volte, attraverso scritti che risalgono a epoche differenti da quelle in cui effettivamente è vissuto.

Ammesso che sia effettivamente vissuto. Tutto ciò non ha importanza: in quest’opera Gesù è considerato esistente allo stesso modo in cui sono esistiti Siddharta e Ulisse, Noè, Mosè e Giacobbe.

Essi esistono in quanto personaggi portatori di un messaggio universale, uomini a cui accadono vicende umane e sovrumane, capaci di attraversare i millenni e giungere fino  a questa assurda contemporaneità con il loro carico di significati.

Per un analogo motivo, ha poco senso considerare in questa cornice solo i Vangeli ufficiali, accettati dalla Chiesa, dal momento che essi raccontano una storia che per secoli è stata tramandata solo oralmente.

Non siamo al catechismo della parrocchia, insomma

 Fare la rivoluzione con il più vecchio best seller del mondo: l’intento dell’autore è evidente fin dai primi episodi narrati, relativi all’infanzia di Maria, alla sua giovinezza e alla relazione che ella ha con Giuseppe, messa alla prova dallo straordinario concepimento di Gesù.

L’uomo, di fronte al rabbino che gli intima di ripudiare la moglie infedele e denunciarla alla comunità affinché venga lapidata, non ha dubbi: spaventato, rifiuta questa prospettiva, e, convinto dalle parole di un angelo improvvisamente apparso, o forse solo immaginato, torna a casa da lei e decide di amarla incondizionatamente e fino in fondo, accettando questo figlio di Dio e sua madre senza peccato.

Gesù, prima ancora di nascere, compie uno sconvolgimento: il grembo di Maria scardina il paradigma di una società in cui, oggi come allora, il sentimento non è mai motore di un’azione, perché non trova spazio nella tradizione e nel senso comune, prima, nell’utilitarismo e nelle logiche del profitto da cui siamo governati, ora.

Giuseppe, per amore di questa sposa bambina misteriosamente incinta, sovverte la norma e gli ordini della massima autorità religiosa, pur nella sua condizione di uomo semplice, ignorante, povero. 

Non può a questo punto mancare una stoccata diretta al più malato, chiassoso e appariscente figlio del capitalismo: il Natale.

Senza ombra di giudizio morale, l’autore ci ricorda l’origine dell’usanza di fare doni in questo periodo dell’anno: i pastori, le lavandaie, i contadini, i bambini e le bambine accorrono alla grotta seguendo la stella, una vera e propria moltitudine working class, che reca con sé  delle offerte destinate a colui che è nato per venire in loro aiuto, una mano tesa agli ultimi. I doni rappresentano la privazione che ci si autoimpone per rendere grazie a Dio. Almeno in principio, non c’entrava molto con l’accaparrarsi oggetti, per la maggior parte inutili, e con il racconto che si fa ai più piccoli riguardo a un certo anziano sovrappeso vestito di rosso.

Particolarmente intense, quasi poetiche,  sono le pagine dedicate a Giovanni Battista, cugino di Gesù, a cui l’autore riconosce il pregio di mettere in discussione più di tutti gli altri le certezza dei «bambini capitalisti». Con il suo aspetto dimesso, lacero e sottile, 

«Giovanni è un cavaliere che combatte il drago che è la certezza grassa degli uomini di essere nel bene e nel giusto, la loro soddisfazione per ciò che hanno, la loro tranquilla capacità di vivere mentre altri intorno soffrono e muoiono, il possesso, la ricchezza, l’avere che viene prima dell’essere, la mancanza di pietà. Per questo possiamo anche dire che Giovanni è il peggiore incubo del capitalismo, il suo nemico scheletrico ma con dentro una forza sovrumana.»

Si percepisce tra le righe l’importanza che l’autore attribuisce a questa figura, un vero e proprio soldato di una guerra combattuta a parole contro le ingiustizie e la sopraffazione.

E, un po’ meno tra le righe, si percepisce la colpa che avrebbe la Chiesa per aver tramandato una versione contraffatta del racconto: Giovanni diviene così il moralista per eccellenza, non più uno scarno giovane dalla voce potentissima che lotta politicamente contro il potere e la venalità (e quindi, contro la Chiesa per prima), ma un folle predicatore vittima dell’amoralità.

In sintesi, questo libro – Gesù raccontato ai bambini capitalisti – è proprio

« Un vangelo laico ma non ateo per i figli del mondo globalizzato »

come recita il sottotitolo, centrando bene il punto.

C’è la laicità, intesa non solo come distanza dalle istituzioni religiose, ma soprattutto come contingenza di un’eventuale spinta mistica da parte del lettore, per apprezzare l’opera: in realtà, essa si propone e riesce ad essere una guida più etica che spirituale. Non c’è l’ateismo, o almeno non c’entra quello che l’autore stesso in apertura definisce “finto ateismo”, ovvero la posizione egoista del materialista moderno, orientato a curare unicamente i propri affari perché un pensiero più elevato (non necessariamente orientato al divino, piuttosto alla collettività) ha perso di significato.

C’è una volontà pedagogica nel linguaggio, la stessa che, se siamo stati fortunati, abbiamo conosciuto negli insegnanti capaci di camminare a fianco agli studenti, guidandoli ma lasciandoli liberi di percorrere il proprio cammino. 

Gesù raccontato ai bambini capitalisti è un’opera necessaria, in questi tempi complessi. Rinfrescante nella sua semplicità, rassicurante nel dire che un altro modo di vivere è possibile, romanzo di formazione e saggio filosofico allo stesso tempo. Il consiglio è di tenerla sempre a portata di lettura, per ricordare la direzione ogni volta che ci si sente sopraffatti o smarriti.

Nato nel 1966 in un paesino della Svizzera francese, Gérard Thomas è autore di Come diventare presidente (2005, ancora inedito in Italia), L’anarchia è una cosa semplice (2007, edito in Italia da Clichy), Cento motivi per essere di sinistra (2018, Clichy), Il comunismo spiegato ai bambini capitalisti (ripubblicato negli Oscar Mondadori nel 2020 dopo la prima edizione Clichy del 2013) che è stato tradotto in undici lingue e Gesù raccontato ai bambini capitalisti (2020, Clichy), Storia della felicità (2021, Clichy), Storia dell’amore (2022, Clichy) e Storia del vuoto (2023, Clichy)

Autore

  • Samira

    Samira nasce e cresce nella provincia fiorentina, fin da giovanissima vorace ma esigente lettrice, si interessa di numerosi generi e argomenti. In ambito lavorativo, si occupa di riabilitazione del linguaggio nell'età evolutiva e condivide con i bambini che frequentano il suo ambulatorio letture per i più piccoli. Ha conseguito un master in Linguistica Clinica, come coronamento di una formazione sia scientifica che umanistica. È impegnata nell'ambito sociale, in particolare nell'organizzazione di eventi culturali e nella gestione di spazi per la collettività.

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