Benvenuta Francesca tra le pagine de IlRecensore.it, la rivista letteraria pensata per tutti i protagonisti di questa meravigliosa passione che è la lettura.
Francesca Maccani trentina di origine, vive a Palermo e insegna Lettere alla scuola secondaria.
Nel 2018 vince il Premio Donna del Mediterraneo con La cattiva scuola, scritto a quattro mani con Stefania Auci.
Esordisce nella narrativa con Fiori senza destino (2019), finalista al Premio Berto.
È autrice di racconti per numerose riviste cartacee e on line.
1. Agata del vento. Un romanzo che ha dentro un mondo, un universo narrativo profondo, intessuto di tradizioni antiche che non sono elementi secondari. Come sei riuscita a fissare queste tradizioni sulla pagina scritta, rimanendo fedele alle origini e alla forza che ne deriva? Quanto di queste storie e tradizioni sono parte della sua vita, della storia della sua famiglia?
«La sfida di rappresentare la tradizione orale è particolarmente insidiosa. Si tratta di un patrimonio immateriale, fatto di racconti, leggende, canti e proverbi.
Le tradizioni che io ho raccontato in questo libro non appartengono alla storia della mia famiglia, perché io sono trentina e il libro è invece ambientato alle isole Eolie.
Rimane però il mood, cioè l’idea che siano tradizioni, i racconti che si tramandano, diciamo, dalle nonne alle mamme e alle nipoti, che è un po’ quello che mi viene sempre restituito quando porto in giro Agata.
Tutti mi dicono “mi hai fatto fare un tuffo nel passato, mi hai ricordato quando mia nonna raccontava certe storie, mi hai fatto rivivere le tradizioni di quando ero bambina”. E come sono riuscita a trascriverle queste tradizioni? In realtà rimanere fedele alle origini.
La forza di queste storie non è facile, c’è un grande grande lavoro che riguarda intanto la documentazione e poi la resa attraverso immagini e racconti.»
2. Tra le pagine di Agata del vento traspare una profonda conoscenza dell’animo umano. I personaggi sono vivi (quasi un pop-up book), fai parlare il pensiero, la fragilità e la forza. Questo permette al lettore di entrare in empatia con loro. Ma come è possibile trasmettere emozioni così intense attraverso la scrittura? Qual è il segreto di “Agata del Vento”? Come sei riuscita a creare una storia così coinvolgente e toccante?
«Trasmettere emozioni credo sia possibile nella misura in cui, chi scrive sia una persona estremamente o empatica o con un altissimo spirito di osservazione e di conoscenza dell’animo umano.
Per me è imprescindibile osservare ogni sfaccettatura dei comportamenti, delle reazioni, delle azioni delle persone e quindi è inevitabile che poi nei miei romanzi entrino così tanti dettagli che riguardano appunto, i comportamenti e le emozioni dei miei personaggi.»
3. Agata del Vento: Un Viaggio nella storia e nella storia del Sud Italia. È un’opera che ci interroga sul presente, e ci spinge a riflettere sul potere, sulla giustizia. L’Italia e la Sicilia hanno avuto morti eccellenti (Falcone e Borsellino due su tutti), morti di Mafia. Una Sicilia che vede traffici di esseri umani, di droga, confische di terreni, una Piovra con tentacoli un po’ ovunque. La Sicilia di oggi, dai Fasci siciliani alla Mafia… l’Italia di oggi quanto deve a quel passato?
«La Sicilia di oggi credo abbia fatto grandi passi avanti rispetto al suo passato per affrancarsi, anche se del tutto non c’è riuscita.
La fetta di storia che abbraccio io, ma nella fattispecie, in questo romanzo è una storia che resta un po’ sullo sfondo rispetto alle grandi tematiche storiche, perché comunque le isole erano dei posti molto, molto isolati e quindi l’unica vera tematica della grande storia che confluisce è quella dei Coatti e quindi Lipari come rifugio e isola carceraria.
L’Italia di oggi credo debba molto al proprio passato, anche se, ahimè, pare non avere imparato dai propri errori.»
4. Agata del Vento è anche un affresco di figure indimenticabili. Oltre alla protagonista, quale personaggio del romanzo hai amato maggiormente e perché? La donna siciliana, la donna in generale cosa ha ottenuto rispetto a questo passato? Nonostante alcune donne di potere, nonostante alcune conquiste imprescindibili, è davvero cambiata la storia della donna? Oggi si mettono in discussione alcuni diritti fondamentali…
«Oltre ad Agata il personaggio, credo, che ho amato di più del romanzo è suo fratello Rosario, che è un animo molto delicato, che è una persona che deve fare i conti con sé stessa, con le proprie inclinazioni e non ha lo stesso coraggio della sorella e quindi un pochino cede, tende a cedere alle consuetudini, un po’ per vergogna, un po’ per pudore, un po’ perché crede di essere sbagliato.
La donna siciliana oggi è una donna molto emancipata, sicura di sé, è una donna consapevole ma probabilmente lo è sempre stata, anche nel passato. Perché io ho sempre studiato storie di donne molto forti, molto determinate, che hanno avuto un ruolo molto importante nella società anche quelle che apparentemente erano più umili, più semplici.
Le donne analfabete hanno partecipato, alcune, ai fasci siciliani, ad altre conquiste e quindi credo che le donne siciliane, in qualche modo, abbiano sempre alzato la testa rispetto alle ingiustizie, abbiano sempre lottato per ottenere i propri diritti e oggi più che mai.
Per quello che vedo io, vivendo a Palermo, c’è la figura della donna, è una figura molto forte, determinata e consapevole.»
5. Agata del Vento, un’opera che ci ricorda che la lotta per l’uguaglianza e la giustizia non è ancora finita. O non è ancora iniziata? Questo è il tuo pensiero? Le ultime sentenze che parlano di “troppi secondi” per poter parlare di stupro. Una denuncia che “non è sufficiente” per proteggere dal femminicidio, le istituzioni che dicono ma che non fanno! Cosa c’è di sbagliato secondo te? È davvero cambiata la situazione di Rosario e Marisa?
«Purtroppo, credo che le tematiche che io affronto nel mio libro, in Agata ma anche nelle donne, siano tematiche di enorme attualità. Vuoi il femminicidio, vuoi l’omosessualità, vuoi la mancanza di diritti e la violenza sessuale o sfruttamento sul lavoro, purtroppo gli anni passano e sembra che ci evolviamo ma, come dire, le grandi piaghe restano.
E l’omicidio, il femminicidio di Marisa che avviene a Lipari, è un efferato omicidio, ovviamente maturato nell’ambito di una coppia. E non ha niente di diverso come dinamiche, nemmeno la macchina del fango nei confronti della vittima, rispetto ai femminicidi che avvengono oggi non mi pare sia cambiato molto in termini né di consapevolezza né di dinamiche.
Idem dicasi per l’omosessualità, c’è sempre stata, apparteneva anche a queste piccole comunità, è sempre stata vista come un’onta. Oggi c’è qualche spazio di libertà in più, ma c’è ancora tanta discriminazione, tanto lavoro da fare.»
6. Agata del Vento: incontro fra magia, storia e tradizione Agata è una majara appartenente a una dinastia di “curatrici/streghe. Leggendo il romanzo mi sembra che tu voglia utilizzare la “magia” come elemento narrativo per esplorare temi reali e universali: donne e potere. Perché ci racconta la storia di una “strega/guaritrice”? Per porre rimedio a secoli di persecuzioni? Perché le donne più sensibili, intelligenti o più LIBERE, dovevano essere necessariamente tacciate di “stregoneria” per essere messe a tacere? Chi è la majara di oggi, a parte la magia?
«Il tema della magia credo sia un tema imprescindibile perché accompagna la storia dell’uomo dalla notte dei tempi, anche solo i fenomeni inspiegabili che vengono poi raccontati come probabilmente magici; credo che sia imprescindibile parlare di comunità, di piccole realtà isolate senza toccare l’argomento della superstizione/magia.
È sempre stato appannaggio delle donne. E la stregoneria ne è un esempio. Le accuse di stregoneria altrettanto, perché il potere della donna, che ha un potere creativo – curativo, è il potere dell’accudimento, è il potere che dà vita è un potere che ha sempre spaventato l’uomo in qualche modo e reprimerlo è sempre stato più facile e più immediato rispetto al tentare di comprenderlo e di conviverci.
Le cose che ci spaventano cerchiamo sempre di, in qualche modo, allontanarle e/o distruggerle o negarle e tornare a parlare di magia, penso sia, in questa fase storica, indispensabile perché ci ricorda che noi veniamo anche da quelle storie che noi veniamo anche da quel passato in cui le nonne, le donne, curavano con i raziuni, con le erbe e con delle formule e scacciavano, in questo modo, le sofferenze altrui.»
7. Il prossimo romanzo. Quando, dove e perché.
«Non ci sto pensando a un prossimo romanzo, credo che mi prenderò un momento di pausa perché sono stati questi ultimi tre anni molto molto intensi e non mi sono mai fermata.
Avendo tre figli, di cui due adolescenti e una in odore di maturità, credo di aver bisogno anch’io di respirare un attimo, di riprendere un attimo le forze e le energie perché sono in giro costantemente con presentazioni e quant’altro e quindi onestamente proprio non ci ho minimamente ancora pensato.»
8. Infine chiudiamo con due inviti che rivolgiamo a tutti. Si dice che ogni buon scrittore è prima di tutto un buon Lettore, ci puoi citare tre libri che secondo te dovrebbero leggere tutti e un autore da scoprire o riscoprire?
«Prima che autrice sono sicuramente una grandissima lettrice. Recentemente ho letto I giorni di vetro di Nicoletta Verna e l’ho trovato un libro assolutamente straordinario, uno di quei libri che raramente mi capita, mi ha tenuta incollata alle pagine con una scrittura notevole. E quindi mi sento di consigliarlo vivamente.
Per quanto riguarda i miei libri del cuore, proprio recentemente ho ripreso in mano L’isola di Arturo di Elsa Morante, che è un evergreen e che proprio in questo momento di vacanze, di mare mi pare calzi abbastanza a pennello.
E poi, io sono innamorata di Faulkner. Mentre morivo di Faulkner, secondo me, è assolutamente un capolavoro, è incredibile perché, come dire, è l’epica del dolore; ed è un viaggio faticosissimo, questo viaggio di accompagnamento del cadavere di una madre che disvela tutta una serie di disfunzionalità all’interno della famiglia. Lo trovo molto crudo, per certi versi, a tratti veramente doloroso, ma straordinario.»
9. Non abbiate timore dell’assurdo; non indietreggiate dinanzi al fantastico” diceva Karen Blixen. Prima di salutarci ci regaleresti un pensiero che ci aiuti a mettere in fila i nostri passi anche domani?
«Più che un pensiero vi regalo come prego io. Io sono una persona che ha un ottimo rapporto con la spiritualità e che crede fortemente che ci sia Qualcosa, sto sul generico perché così non vado a urtare le sensibilità di nessuno, di molto più grande di noi che governi le nostre vite in qualche modo, e quindi io non prego mai chiedendo, ma prego dicendo semplicemente “Fai tu”.
“Fai tu” perché non ho l’arroganza né la pretesa di sapere cosa sia meglio per me o cosa sia giusto che la vita mi riservi. Tutto quello che arriva nel bene e nel male, evidentemente, fa parte di un grande progetto, di un grande disegno per far crescere, per la mia anima, la mia consapevolezza e per farmi migliorare come persona; anche i dolori, soprattutto quelli, che non mi sono stati risparmiati, specie nell’ultimo periodo.
Quindi il mio monito per tutti è rivolgersi la sera, prima di andare a dormire, a Dio, all’Universo, a un Se superiore, a chi desideriamo e dire “Fai tu, mi affido, mi affido con grande umiltà”.»
Grazie mille per la disponibilità Francesca Maccani