Elizabeth: una ninfetta davvero inquietante
SINOSSI
A quattordici anni, Elizabeth Cuttner non si fa illusioni sul mondo e su sé stessa. Il suo sguardo ipertrofico coglie con compiaciuta esattezza dettagli raccapriccianti e miserie private di chi le è prossimo – ed è una condanna senza appello. Dopo la morte dei genitori, cui forse non è del tutto estranea, viene accolta dalla famiglia paterna in un’antica dimora coloniale a Manhattan, a ridosso del porto in disarmo, dove i vecchi edifici e i simboli della città si trasfigurano in vestigia gotiche che resistono all’avanzata dei grattacieli.
Qui, in un’atmosfera impregnata di erotismo balthusiano, si consumano torbide relazioni e violenze spesso solo accennate, ma non per questo meno perturbanti, come la liaison venata di sadismo tra Elizabeth e lo zio James. Discendente diretta di una genìa di streghe, fornita di un piccolo ma efficiente armamentario di specchi, gatti, rospi, serpenti e incantesimi, oltre che di un fascino ambiguo e di una sapienza ancestrale, guidata dalle apparizioni di un’antenata che le svela i segreti dell’arte magica, Elizabeth eserciterà spietatamente i suoi poteri per procedere con freddezza verso un’affermazione di sé cui nulla e nessuno potrà resistere.
Romanzo anomalo e innaturale, Elizabeth ci consegna un’eroina di raggelante sensualità, una Lolita gotica, cerebrale e sarcastica, che una prosa tagliente, allucinata ma del tutto razionale, rende straordinariamente verosimile.
RECENSIONE
“Sono venuta ad abitare dalla nonna più o meno un anno fa, dopo aver ucciso i miei genitori. Non vorrei sembrarvi senza cuore. Lasciate che vi spieghi”
Elizabeth è una strega, o almeno è convinta di esserlo. È un’adolescente arrogante e supponente. Insopportabilmente magnetica.
Polo gravitazionale intorno a cui ruota un microuniverso fatto di personaggi disfunzionali, mossi da istinti oscuri e primordiali.
Ad amplificare l’inquietudine è la scelta del cast che orbita attorno a Elizabeth: tutti membri della sua famiglia e un’istitutrice inglese dal passato misterioso.
Erede di un potere malefico, Elizabeth apprende i segreti dell’occulto da Frances, strega e antenata del Seicento, riflessa nei numerosi specchi antichi della casa, in un diabolico dialogo tra dimensioni e generazioni distanti, ma terribilmente vicine nel male.
Dopo l’iniziale tragedia, che vede la morte per annegamento dei suoi genitori, Elizabeth viene accolta nella grande casa newyorkese della nonna, dove vive lo zio James, vittima e carnefice di un subdolo gioco erotico, degno del Marchese De Sade, la sfocata e insignificante zia Katherine, Keith, il cugino disadattato e Miss Barton, l’insegnante dagli oscuri segreti.
In un dialogo diretto e incalzante con il lettore, Elizabeth racconta una storia perturbante, cristallizzando il tempo narrativo nella penombra cupa e decadente della grande casa padronale, ricca di stanze, animali striscianti e letali candelabri.
«Com’ero da bambina?» gli chiesi.
«Facevi spesso delle cose che non si dovrebbero fare».
«Vuol dire che ero una bambina cattiva?».
«Voglio dire che non avevi idea di cosa significasse essere o non essere cattivi».
Completamente priva di empatia e senso morale, Elizabeth padroneggia la scena e pretende dal lettore la resa incondizionata al flusso del suo racconto, perché lei riuscirà, senza ombra di dubbio, ad ammaliarlo.
Gli eventi, anche quelli più tragici, si susseguono in una tensione costante, che non allenta e non si risolve mai. Tutto si gioca sul filo del dicibile e dell’indicibile, dell’intuito e del sospettato, tra corridoi bui e porte socchiuse.
Raffinatissimo l’esercizio narrativo di Ken Greenhall, autore contemporaneo di Shirley Jackson, che incatena il lettore in una storia carica di atmosfera gotica e paranormale, impreziosita da una lingua immaginifica di notevole impatto.
Un gioco mentale perverso in bilico tra sogno e incubo, che si dilata nell’aria rarefatta di un mondo parallelo, di un Altrove morboso e malato.
Forte delle assonanze letterarie del genere horror e mistery, Elizabeth ha una potenza narrativa lisergica, distante da qualsiasi altro romanzo affine per tematica e atmosfera, nonostante qualche ingenuità nella trama.
Elizabeth è un romanzo sensuale e straniante, che attinge a piene mani dalla letteratura gotica, dipanandosi in un narrato jacksoniano, dove il confine tra realtà e immaginazione si dissolve come un sogno nel risveglio.
TITOLO: Elizabeth
AUTORE: Ken Greenhall
EDITORE: Adelphi
TRADUZIONE: Monica Pareschi
GENERE: Paranormal, horror
AUTORE
Ken Greenhall è nato a Detroit nel 1928, figlio di immigrati inglesi. Si è diplomato all’età di 15 anni, ha lavorato in un negozio di dischi per un certo periodo ed è stato arruolato nell’esercito, prestando servizio in Germania.
Si è laureato alla Wayne State University e si è trasferito a New York, dove ha lavorato come redattore di libri di consultazione, prima nello staff dell’Encyclopedia Americana e poi per la New Columbia Encyclopedia.
Da sempre interessato al soprannaturale, Greenhall si congeda dal lavoro per scrivere il suo primo romanzo, Elizabeth (1976), una storia di stregoneria pubblicata con il nome da nubile della madre, Jessica Hamilton.
Seguirono altri romanzi, tra cui Hell Hound (1977), pubblicato all’estero con il titolo Baxter e adattato per un film francese del 1989, acclamato dalla critica con questo titolo.
Greenhall è mancato nel 2014.