Dimmi di te di Chiara Gamberale - ilRecensore.it
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Dimmi di te di Chiara Gamberale è un inno alla vulnerabilità

Dimmi di te

«E tu? Tu come hai fatto? A tenere insieme quello che ti fa splendere e quello che ti consuma, a scegliere, a puntare tutto su un solo momento, su quell’incontro? Come fai, giorno dopo giorno dopo giorno, a rimanere fedele alla tua scelta, a lasciare un po’ di spazio per lo sperpero senza però permettergli di svuotare tutto di significato? Dove la metti la rabbia che avevi, dove le metti le voglie, come lo nascondi il terrore di invecchiare e la preghiera che, se deve succedere, che succeda subito, senza obbligarti prima a prendere delle decisioni? Dimmi di te».

Ci sono momenti, nella vita, che somigliano a una palude: andare avanti sembra impossibile, possiamo solo lasciarci affondare. Succede a Chiara, quando si ritrova madre quasi per caso e si trasferisce con la figlia in un quartiere di famiglie normali, fedeli a regole che lei ha sempre rifiutato.

Abituata a vivere come un’eterna adolescente e affamata di emozioni, non sopporta quella quiete fittizia e presto non riesce piú a lavorare, ad amare, a confidare nel futuro. Ma il casuale incontro con un amico che non vedeva dai tempi del liceo le fa venire un’idea: ricontattare le persone che mitizzava quando adolescente lo era davvero. Per chiedere: e tu? La sopporti, la palude?

Sei riuscito a crescere, senza rinunciare a chi sei? Mi spieghi come si fa? Cosí va a trovare la piú desiderata della scuola, il rappresentante d’istituto rivoluzionario, il bravo ragazzo che forse avrebbe potuto salvarla da sé stessa, il tormentato che a sé stessa la condannava… E a ogni incontro la tensione sale, perché passato e presente si mescolano, fino a costringerla a un faccia a faccia con la tremenda verità che si ostinava a evitare.

Chiara Gamberale, portavoce dei nostri segreti piú profondi, ci regala un’indagine in forma di romanzo sul modo impacciato, tenace o incosciente con cui rimaniamo in bilico fra i sogni che avevamo e la vita che facciamo.

E inventa per tutti la possibilità di trasformare una palude nel mare aperto.

L’introspezione corale di Chiara Gamberale: una riflessione su “Dimmi di te

Con “Dimmi di te“, pubblicato da Einaudi, Chiara Gamberale torna a esplorare uno dei temi centrali della sua poetica: l’indagine dell’animo umano.

Questa volta anche  il desiderio di conoscersi – riconoscersi e di raccontarsi, in un processo che è tanto intimo quanto universale.

Il romanzo, a prima vista, si presenta come una raccolta di vite, di storie frammentate che si uniscono in un racconto corale. Tuttavia, dietro la semplicità del titolo si cela una narrazione stratificata, in cui ogni voce contribuisce a comporre un mosaico complesso di sentimenti, aspettative disilluse e percorsi di vita segnati dal tempo.

La Gamberale si muove su un terreno a lei familiare, ma con questo nuovo romanzo spinge ancora oltre la sua riflessione sulla condizione umana.

Le aspettative infrante con il passare degli anni sono un leitmotiv centrale di quest’opera: sogni, desideri, speranze che si sgretolano al contatto con la realtà. E proprio attraverso questo sgretolamento, i personaggi acquisiscono tridimensionalità, come se la loro verità venisse rivelata attraverso le crepe che il tempo ha lasciato sulle loro vite. Questo tipo di esplorazione riflessiva ha sempre caratterizzato il lavoro dell’autrice, ma qui assume una potenza narrativa nuova, grazie all’intreccio delle voci e alla struttura fluida e dinamica del racconto.

In Dimmi di te, il tema principale è: come siamo finiti a essere adulti?

Un racconto sul passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta. Il romanzo si apre, appunto, con Chiara, una scrittrice in blocco e con una figlia da crescere, sola. Spaesata,  accetta l’invito dei suoi genitori a trasferirsi nel Quartiere Triste, dove continua la sua quotidianità in crisi. Ed è proprio così che inizia questo viaggio di emozioni e sentimenti, dove al centro troviamo diversi e sorprendenti e originali personaggi. Ma andiamo con ordine.  

Un romanzo di vite, non di un protagonista

Una delle peculiarità più affascinanti di “Dimmi di te” è l’assenza di un vero protagonista. Chiara Gamberale costruisce un universo popolato da più voci, ognuna con il proprio spazio, la propria dignità narrativa e il proprio peso emotivo. Non esiste un personaggio principale che catalizza l’attenzione; piuttosto, ognuno dei protagonisti vive una parabola personale, spesso intrecciata con quella degli altri, ma mai subordinata. È una narrazione polifonica, che abbraccia il concetto di protagonismo corale e ci offre uno sguardo sfaccettato sull’esistenza.

Questa scelta diventa uno dei punti di forza del romanzo.

Gamberale dimostra grande abilità nel delineare i suoi personaggi, rendendoli vivi e credibili, come se ognuno di loro fosse portatore di una parte della sua stessa anima. Il loro raccontarsi diventa un atto di svelamento, una confessione.

Ogni personaggio è un microcosmo a sé stante, ma al tempo stesso parte di un tutto organico, in cui le singole storie dialogano tra loro, arricchendosi a vicenda.

Il personaggio più completo è Riccarda Serantoni – quella che ai tempi della scuola era la più bella di tutte e che ora si ritrova a combattere giornalmente con una grandissima difficoltà: un figlio disabile. Poi c’è l’originale Paloma – compagna di un viaggio a Cork di Chiara ma anche l’intrigante Ivan – ai tempi che furono- , il rappresentante di istituto, che lottava per le libertà, i diritti. Ma non solo. Le stelle polari di Chiara sono molte. 

La scrittura come tramite di domande esistenziali

Se c’è un elemento che caratterizza lo stile di Chiara Gamberale in questo romanzo è la capacità di far scorrere la scrittura in modo naturale e fluido, ma senza mai rinunciare alla profondità delle riflessioni. La sua prosa è apparentemente semplice, ma cela una complessità che si rivela solo a una lettura attenta. Ogni dialogo, ogni confronto tra i personaggi, diventa occasione per porre domande che non sempre trovano risposta. E questa mancanza di risposte definitive è forse il segno distintivo della poetica di Gamberale: la vita non offre certezze, e il romanzo non ha la pretesa di darne.

In “Dimmi di te”, la Gamberale affronta con delicatezza alcune delle domande più difficili che l’essere umano possa porsi: chi siamo?

Cosa desideriamo davvero dalla vita? Quanto siamo disposti a rivelare di noi stessi? Il lettore si trova immerso in una riflessione che lo invita, in modo discreto ma potente, a interrogarsi sulla propria esistenza.

E qui emerge un’altra caratteristica della scrittura della Gamberale: la sua capacità di instaurare un dialogo continuo con chi legge. Non si limita a raccontare una storia, ma coinvolge il lettore in un processo di autocoscienza, quasi obbligandolo a confrontarsi con le stesse domande che tormentano i suoi personaggi.

’A dirsi tutto non si rischia di non avere più niente da dirsi? di trasformare l’altro nella nostra prolunga? nella nostra bacinella per il vomito?’’

Il potere del dialogo: Dimmi di te
Il titolo del romanzo, “Dimmi di te”, è molto più di una semplice esortazione; è il filo rosso che unisce tutte le vicende narrate. Questa domanda, apparentemente semplice, diventa un dispositivo narrativo cruciale.

Ogni personaggio è chiamato a raccontare qualcosa di sé, a rivelarsi, a svelare quella parte di sé che forse ha nascosto a lungo, anche a se stesso. Ed è proprio quando Chiara, la protagonista, seduta di fronte alla sua ‘’stella polare’’ accende il registratore e chiede: ‘’Dimmi di te’’ che inizia il racconto. La confessione.

Ogni individuo è custode di segreti, di esperienze, di paure che non possono essere svelati del tutto, perché fanno parte della complessità della natura umana, ma quando i suoi personaggi – quelli raccontati da Chiara –  rispondono alla richiesta “dimmi di te”, sembra svanire tutto. Si raccontano, si commuovono e si lasciano andare confessando le loro colpe, i loro sbagli, i loro tradimenti. 

Un finale che commuove senza stupire

Il finale di “Dimmi di te” merita una riflessione a parte. L’autrice  costruisce l’intera narrazione come una sorta di percorso verso un colpo di scena, che però, anziché sorprendere, sembra quasi preannunciato. È come se, man mano che ci si avvicina alla conclusione, il lettore sentisse di sapere dove la storia andrà a parare, eppure questo non ne diminuisce l’impatto emotivo. Anzi, proprio l’attesa del finale contribuisce a creare un senso di inevitabilità che, una volta giunti all’epilogo, si rivela in tutta la sua potenza.

Il dialogo tra Chiara e il custode del cimitero rappresenta uno dei momenti più alti del romanzo. È un confronto che, pur nella sua apparente semplicità, riesce a toccare corde profonde. Chiara Gamberale, qui, dimostra una straordinaria capacità di restituire la poesia del quotidiano, quel senso di commozione che può nascere dai gesti più semplici e dalle parole più spontanee. Il finale non è solo commovente: è un inno alla vulnerabilità, alla necessità di accettare che non tutte le domande troveranno una risposta e, anche se ce ne fosse una, non è detto che sia quella che avevamo desiderato.

Un romanzo senza risposte definitive

 Dimmi di te si distingue per la sua capacità di affrontare questioni esistenziali senza mai cadere nella trappola delle soluzioni facili. I personaggi della Gamberale sono fragili, umani e proprio per questo profondamente veri.

Gamberale ci regala un’opera corale, in cui il protagonista è l’essere umano nella sua interezza, con tutte le sue contraddizioni e complessità.

La scrittura, pur scorrevole, riesce a sollevare interrogativi profondi, mantenendo alta l’attenzione del lettore e coinvolgendolo in un percorso di riflessione che va ben oltre le pagine del libro. E se il finale non sorprende, è perché la vera sorpresa risiede nel percorso interiore che il romanzo ci invita a compiere.

Dimmi di te si conferma come un tassello importante nel cammino letterario di Chiara Gamberale, un’opera che non solo riflette i temi a lei cari, ma che li approfondisce e li espande, mostrando una maturità narrativa e una sensibilità che pochi autori contemporanei possiedono. Un romanzo che, nel suo insieme, è un invito a guardarsi dentro, ad ascoltare le storie degli altri e a cercare, con delicatezza, di raccontare la propria. 

E’ un viaggio profondo attraverso l’io dell’essere umano. 

Chiara Gamberale è nata a Roma, dove vive. Ha scritto, fra gli altri, Una vita sottile, La zona cieca, Le luci nelle case degli altri, Per dieci minuti, Qualcosae Il grembo paterno. I suoi libri sono tradotti in diciotto Paesi. È autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici come Io, Chiara e l’Oscuro(Rai Radio 2) e del podcast Gli Slegati. Per Einaudi ha pubblicato Dimmi di te(2024). È creatrice e direttrice artistica del festival Procida Racconta e ha fondato la Scuola di scrittura creativa, musica, danza, teatro e arte CreaVità, dove insegna scrittura creativa. Collabora con «7» del «Corriere della Sera», «La Stampa» e «Donna Moderna». 

Autore

  • Gabriel Uccheddu

    Gabriel Uccheddu nasce a Roma in una caldissima giornata di agosto. Nel 2020 pubblica il suo primo romanzo dal titolo “Mancavi solo tu’’ ispirato alla sua attività di volontariato di clownterapia che conduce negli ospedali di Roma; a questo è seguito un breve racconto pubblicato in self-publishing: “L’anima salvata’’. Attualmente sta concludendo gli studi del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione presso l’università di Tor Vergata (Roma Due), dove ha modo di approfondire tematiche importanti sotto ogni punto di vista. Le sue passioni sono i libri, la scrittura e il cinema. Ama il contatto con il pubblico e gestisce un blog Instagram dove intervista autori e promuove la lettura. Ama stare a contatto con la natura e cucinare ottimi piatti della tradizione romana mentre sorseggia un calice di vino rosso. Seguimi su Instagram https://instagram.com/bribooks.ufficiale?

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