Demon Copperhead di Barbara Kingsolver
Demon, nasci a pugni stretti, pronto già a combattere
Come un piccolo pugile bluastro, sul pavimento di una casa mobile.
Tua madre è una donna fragile, drogata, sempre in bilico tra un sorriso amaro e un’overdose. Tuo padre è morto l’estate prima che venissi al mondo, in un luogo dal nome profetico: Devil’s Bathtub, la vasca da bagno del Diavolo.
Ti conosciamo dai tuoi primi calci dati a un mondo che sapevi ostile, ti accompagnamo fiduciose nei tuoi primi anni infantili, scopriamo presto il tuo soprannome: Copperhead, per la tua bellissima chioma rossa, come quella dei serpenti testa di rame che abitano la tua terra. Ti vediamo lottare come un Supereroe, penna e inchiostro in mano e ti seguiamo nella discesa agli inferi, nei lutti, nella droga, nelle violenze mai negate, di famiglia in famiglia, da un sogno infranto a un altro.
« La vita è quella che si vive adesso, nelle fessure sporche fra una buonanotte con i denti appena lavati e i carrelli pieni del supermercato, dove queste parole non c’entrano. Bambini. Scelte. Rovina »
Le parole hanno il potere di creare mondi.
E quando dai un nome a qualcosa, quella cosa comincia a crescere
Hillbilly: non lo sai ancora, ma sei tu.
Tu, Demon, bifolco, montanaro, zappaterra.
Sei un invisibile.
“Arrivi al punto che cerchi di fare più rumore possibile solo per vedere se sei ancora vivo”
E tu di rumore ne hai fatto tanto, Demon Copperhead, talmente tanto che non sono bastate 651 pagine per raccontare tutta la tua storia!
È stato straziante rivivere i tuoi nove anni! le parole ricacciate in gola a ogni piano per il giovane Demon di Stoner, a ripulire un linoleum intriso di anni di indifferenza e la tua pizza preferita, ananas e prosciutto (ma davvero??) unico modo che tua madre aveva per farti capire quanto avesse bisogno di te.
Ti riempivi d’odio mentre aspettavi che quell’uomo, brutta copia di patrigno, finisse il suo tempo con voi.
Lo sappiamo… eri un bambino tranquillo, ma la bestia che avevi dentro si nutriva di rabbia.
Lee County, la terra di nessuno che ti vede crescere, faticare nei campi di tabacco, smistare la spazzatura, fare la coda davanti l’Ambulatorio a elemosinare pillole e antidolorifici.
È qui che ami tornare, è questo il posto che ripudia ogni forma di pietà umana, ma ti fa respirare e ti fa sentire parte di un tutto.
Qui non importa chi sei, ma di chi sei.
La natura è il tuo balsamo, lo sguardo indugia spesso tra gli alberi, i ruscelli e i monti che conosci così bene.
Non hai paura di rotolarti nel fango, ti è familiare, non ti preoccupi di sporcarti le mani se puoi raccogliere il tuo cibo, impossibile per te immaginarti a vivere in una città, dove le case vengono chiuse a chiave e le persone non si rivolgono neanche una parola. Eh sì, perché in città ci sei pure stato, ma non fa per te. Qui tutto è così grigio e tutti corrono senza mai guardarti.
Tu Demon Copperhead vuoi solo tornare dal vasto e affettuoso clan Peggot che ti ha un po’ cresciuto e che fa un po’ le veci di chi dovrebbe prendersi cura di te, ma che non è riuscita neanche a prendersi cura di sé.
Ma non ti preoccupare. Ci pensano i servizi sociali a occuparsi di te.
Certo, gli assistenti sociali non leggono il tuo fascicolo e i genitori adottivi sono presenti solo per il controllo di sicurezza, ma soprattutto per intascarsi i soldi. E poi non è che vuoi anche mangiare a sbaffo, vero?
Eh no, mio caro, te lo devi guadagnare!
E allora, forza e coraggio, mettiti a lavorare per guadagnarti il tuo pane quotidiano. Che poi di quotidiano non ha nulla, se non quello che riesci a ottenere dalla mensa scolastica.
Ma, invece di lamentarti, guarda che famiglie adottive straordinarie ti trovano i servizi sociali.
C’è il signor Creakle, bella persona lui, sì un po’ sadico, ma questi sono dettagli. Salem House, “questa grande vecchia casa dall’aspetto grigio, come Amityville“, dove si coltiva tabacco e dove inizi a lavorare. Qui hai l’opportunità di fare amicizia con il fior fiore della gioventù.
C’è un certo Tommy Waddles, a cui piace disegnare scheletri. E poi c’è lui, l’amico che ti porterai dietro per tutta la vita o quasi, il carismatico quarterback scolastico Sterling Ford, noto come Fast Forward. Lui sì che ha avuto un’influenza positiva su di te (ma ci crediamo?).
Poi nella tua vita Demon sono arrivati loro, i McCobbs, altri sfruttatori che ti hanno fatto dormire nella loro stupenda lavanderia-canile, ti hanno messo a lavorare in una discarica e ti hanno persino rubato lo stipendio.
C’è da dire che tu non ti fai abbattere da nulla, la tua resilienza è imbattibile! Tanto che ti metti in viaggio e vai a cercare quella nonna di cui tanto ti ha parlato tua mamma (e non certo in termini lusinghieri!).
Ora, non è che si chiedeva troppo da tua nonna. Solo che ti tenesse con te per farti vivere finalmente la vita che ti spettava. E, invece, no. Neanche lei può occuparsi di te. Ma almeno non ti sbatte fuori di casa. No. Sei sempre suo nipote. E che fa, quindi? Si adopera per trovarti una casa, ma non una qualunque, una dove sa che puoi trovare quella ‘casa’/famiglia che finora ti è mancata.
E allora via verso un’altra casa! Ti dò una notizia Demon: questa sarà finalmente la tua ultima casa in una famiglia (è un segno positivo?).
L’allenatore Winfield e sua figlia Agnes, conosciuta come “Angus”, ti prendono sotto le loro ali e con loro diventi la stella nascente del football scolastico. Dai che forse la tua buona stella ti ha raggiunto! Ora andrà sicuramente tutto bene!
Ma…perchè, non vi aspettavate un ma?
Cosa può succedere durante una partita di football di così grave? Non è che possono succedere solo tutte a te! E invece sì! Perché se nasci come sei nato tu, la vita non può di certo essere facile. Ecco che un placcaggio brutale ti costringe a fermarti dal gioco e cominci una cura a base di ossicodone. Da qui in poi per te sarà tutta in discesa – sì, verso l’inferno. Il passaggio al fentanyl è un attimo e poi la dipendenza dalle droghe è quasi scontata.
Ora Demon Copperhead devi tirarti su le maniche e lottare con tutto te stesso per uscire da tutto questo casino e da tutti i tuoi casini – fidanzata drogata compresa.
Non ti preoccupare c’è zia June a risollevarti!
Questo romanzo è ispirato all’immortale classico della letteratura mondiale David Copperfield di Charles Dickens – e badate bene che questo non lo diciamo certo noi, è la stessa autrice Kingsolver ad ammetterlo!
“Sono grata a Charles Dickens per avere scritto David Copperfield, l’appassionata critica allo Stato che non è in grado di provvedere ai suoi cittadini più fragili e ai dannosi effetti prodotti sull’infanzia da tale situazione. Quei problemi persistono ancora. Nell’adattare il suo romanzo al mio luogo e al mio tempo, lavorando per anni in compagnia della sua indignazione, inventiva ed empatia, sono arrivata a considerarlo il mio amico geniale”.
C’è una terra nella grande e magnifica America che viene sistematicamente defraudata della parola futuro; rubate le sue risorse minerarie, sfruttati i suoi terreni coltivati a tabacco, tagliati i suoi meravigliosi alberi, drogati i suoi residenti dalla Purdue Pharmaceuticals.
È la regione degli Appallachi.
Qui vivono ragazzini che sopravvivono all’indifferenza della vita, giovani che si ritrovano dipendenti dagli oppioidi dopo una cura a base di antidolorifici prescritta da medici ottusi, bambini spediti come pacchi da un affido all’altro, orfani del materialismo estremo.
È la terra in cui il sogno americano svela tutta la sua potenza distruttiva.
Barbara Kingsolver piega le regole della narrativa contemporanea alla grammatica esistenziale della sua comunità, quella rurale e maltrattata del sud dell’Appallachi, riuscendo a dare dignità a tutti i Demon/David orfani in un mondo indifferente.
Da sempre impegnata nella narrativa sociale, l’autrice gioca con i meccanismi del feuilleton dickensiano e crea il personaggio perfetto – Demon Copperhead – ad interpretare il fallimento di una società avida e gretta, vince il premio Pulitzer nel 2023 e dà una seconda vita al vero romanzo sociale.
Queste pagine puzzano di disperazione e rassegnazione, di vomito e cenere fredda, di botte e sterco, ma non c’è stato un solo secondo in cui la speranza del lettore sia venuta meno; attenzione, è il lettore che non molla mai, che incita Damon, che gli vive accanto e lo abbraccia nelle frasi più strazianti, SOLO il lettore.
Demon Copperhead è un romanzo travolgente, impregnato di dolore, di denuncia sociale e ironia, quella che mancava a David, sempre troppo occupato a vedere le ombre della vita, e che rende la storia di Demon incredibilmente vitale, spinta da un ingranaggio narrativo al limite della perfezione.
“Ero nato per desiderare più di quello che avevo”