Classici sovversivi
Sinossi
«Io credo che i classici siano sovversivi perché sono ancora tra noi, cioè la loro sovversione è essere ancora così presenti. Ci costringono a una chiamata che è fisica, reale, attiva. I classici, se sono tali, non tramontano mai. Semplicemente, stanno da qualche parte, e noi dobbiamo cercarli.»
Come si torna ai classici? In quale modo si può riscoprire la letteratura che ci ha preceduti e riportarla nella nostra esistenza di tutti i giorni? Come rapportarsi a scritti e fonti di oltre duemila anni fa?
Quegli scritti, quelle storie, sostiene Valeria Parrella, sono il sentiero su cui già camminiamo: altri prima di noi lo tracciarono e questo ci rende più sicuri, perché non siamo i primi a calcarlo, e perché sappiamo che questo sentiero ci condurrà da qualche parte, esattamente come ha fatto dall’antichità a oggi.
Per permettere all’antico di parlare con il nostro quotidiano, Massimo Osanna, direttore generale dei Musei italiani, per ognuno dei soggetti trattati illustra la storia e la fortuna (o sfortuna) iconografi- ca, inquadra le fonti storiche, i ritrovamenti archeologici, tra ceramiche decorate e bassorilievi, statue e pitture, ricostruzioni topografiche e riferimenti all’arte classica
In queste pagine troverete Antigone, Eros, Narciso, Euridice e Orfeo, Tiresia, Apollo e Re Mida, le Troiane: Valeria Parrella ricostruisce così i nostri rapporti con l’amore e con la morte, con il femminile e con la guerra, con il lutto e la violenza.
Miti classici per eccellenza, resi sovversivi da una rilettura brillante e avvincente, a cura di una voce tra le più ama- te della nostra narrativa, capace di far interagire queste figure con autori di oggi, con canzoni, con tutto ciò che arricchisce e abita le nostre vite.
Recensione
Nel 2023, in Italia, sono stati pubblicati oltre 85mila libri, escluso il settore della produzione digitale. Di fronte a questo dato mastodontico, cosa spinge un lettore a rileggere archi narrativi vecchi di migliaia di anni? Quale elemento permette a Parrella e Osanna una trattazione che riesce ad essere accurata e, tutt’oggi, coinvolgente?
La motivazione degli autori, dichiarata senza mistero nel dipanarsi di vicende di uomini e dei, è quella di fornire al lettore gli strumenti per “specchiarsi in ciò che ci ha preceduto e ci somiglia”: in che modo, quando perdiamo un caro non siamo diversi da Orfeo che, disperato, discende agli inferi per recuperare Euridice?
Perché, ancora oggi, la forza e la pietà di Antigone, e il suo coraggio di opporsi al potere, ci parla e ci ispira così tanto?
L’operazione alla base del saggio, di agile lettura, è apparentemente semplice: si tratta di un’analisi della simbologia dei miti più diffusi e conosciuti, alternata ai densi capitoli firmati dal direttore del sito archeologico di Pompei, nei quali la storia è affidata all’originale voce delle fonti che ci hanno permesso di conoscerla.
Questa affascinante, e, in realtà, complessa trattazione è accompagnata da svariati parallelismi, sempre molto attuali, e citazioni culturali svariate ma ben scelte, capaci di mostrare al lettore come personaggi e processi tanto antichi siano ancora perfettamente in grado di spiegare la natura dell’umanità e le leggi che la governano.
I variegati temi dei miti greci, che in origine avevano, almeno in parte, la stessa funzione della letteratura al giorno d’oggi, permettono a Parrella di sostenere senza necessità di salti logici un’ampia serie di diverse argomentazioni.
Così, ad esempio, i lamenti del coro de Le Troiane di Euripide diventano l’occasione di parlare della brutalità della guerra e di come, in questo momento storico, sembri nuovamente diventata uno strumento accettabile per la risoluzione dei conflitti.
Conosciamo così madri private dei figli, figlie private dei padri, un’umanità, in particolare una folla di donne, da sempre due volte vittime di ogni conflitto armato, senza più casa né speranza, avvezza solo alla brutalità e al dolore
In quelle troiane vinte, nell’opera di uno dei primi pacifisti della storia, c’è ogni persona divenuta ingiustamente vittima in un conflitto che non è stato da lei deciso ma che sulla sua pelle è stato combattuto.
Di tutt’altro tenore, si capisce, sono le pagine dedicate all’amore e al dio – bambino che, nel mondo greco antico, lo rappresenta.
Non può mancare il racconto della sua amata, Psiche dalle ali di farfalla, e una parabola che ci racconta come può l’amore deificare l’umano, attraverso il desiderio e l’elevatissima spinta alla bellezza. Ma cosa c’entra un bambino occupato a mendicare a un incrocio a Napoli con Eros? Leggere per scoprirlo.
Un altro capitolo ricchissimo di riferimenti letterari che attraversano audacemente lo spazio e il tempo è quello dedicato a Narciso: il bellissimo giovane permette all’autrice di passare dall’Ismaele di Moby Dick a Sigmund Freud, passando attraverso Il ritratto di Dorian Gray e la nostra dipendenza dai social network.
Ancora, pagine particolarmente dense per chi è sensibile al tema del lutto saranno quelle dedicate a Euridice e Orfeo:
Tutti noi, quando Euridice muore, non crediamo sia possibile, e odiamo il modo in cui è morta: quella malattia, quel medico, quell’incidente. Ognuno di noi non riesce a fare i conti con la propria vita senza Euridice, noi non conosciamo più la vita senza Euridice, così scendiamo agli inferi da vivi.
Camminiamo per le città senza badare al tempo, alle cose da fare, ci trascuriamo, ci isoliamo, ci troviamo a piangere, dormiamo tanto per non pensare: ecco non siamo più nel mondo della superficie, stiamo scendendo con il nostro canto ci apriamo il sentiero, raccontando del nostro dolore facciamo sì che gli altri lo riconoscano e ci lascino scendere. Nessuno pretenderà da noi cose normali, nei giorni del lutto, né Cerbero, né Ade, né il datore di lavoro, né gli amici. Così, chiusi nel buio, nel sotterraneo, lì dove ci sono i nostri ricordi, a coccolare il nostro dolore, lì noi ancora teniamo in vita Euridice.
Dopo la lettura di questo libro, non vi sentirete più in imbarazzo nel caso in cui uno studente, un figlio o un nipote adolescente, un giovane intemperante e impaziente, convinto di sapere già tutto della vita, vi dovesse chiedere perché bisogna ancora studiare i classici: perché tale è l’uomo, che, per quanto evoluto e digitalizzato, ha ancora necessità di riconoscersi e di riconoscere la propria esperienza nelle generazioni dalle quali è stato preceduto.
Titolo: Classici sovversivi – Mito e tragedia per la vita quotidiana
Autori: Valeria Parrella, Massimo Osanna
Editore: Rizzoli
Genere: Saggistica
Autori
Valeria Parrella – nata nel 1974, vive a Napoli. È laureata in Lettere Classiche. Ha scritto per l’editore minimum fax Mosca più balena (2003) e Per grazia ricevuta (2005); per Einaudi Lo spazio bianco (2008), Lettera di dimissioni (2011) e Tempo di imparare (2014) e le pièces teatrali Tre terzi (2009) e Antigone (2012); per Rizzoli Ma quale amore (2010); per Bompiani le pièces Ciao maschio (2009) e Il verdetto (2007). Per il Teatro San Carlo, ha firmato il libretto Terra su musica di Luca Francesconi (2011). Il suo ultimo libro è la raccolta di racconti Troppa importanza all’amore (Einaudi, 2015). I suoi libri sono tradotti in Europa e negli Stati Uniti. Da anni cura la rubrica dei libri di “Grazia” e collabora con “la Repubblica”.
Massimo Osanna – è professore ordinario di Archeologia classica all’Università di Napoli Federico II. Ha insegnato nell’Università della Basilicata, a Matera, dove ha diretto la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici; è stato visiting professor in prestigiosi atenei europei e ha promosso scavi e ricerche in Italia meridionale, Grecia, Francia. Dal 2014 al 2015 ha diretto la Soprintendenza Speciale di Pompei; dal 2016 è direttore generale del Parco Archeologico, riconfermato per un altro mandato nel 2019.