Antonia Del Sambro - La voce degli esperti - ilRecensore.it
Antonia Del Sambro - La voce degli esperti - ilRecensore.it

Antonia Del Sambro:«I nostri autori non devono mai sentirsi abbandonati»

Benvenuta Antonia tra le pagine de ilRecensore.it, la rivista letteraria pensata per tutti i protagonisti di questa meravigliosa passione che è la lettura.

Antonia Del Sambro

Antonia Del Sambro

Giornalista, editor, agente letterario, dopo aver frequentato la scuola di cinema hai collaborato con il Firenze Film Festival e da anni collabori con le più importanti testate online dedicate al Crime, da MilanoNera a Contorni di Noir alla Bottega del Giallo, di cui da dicembre scorso ne sei diventata direttore. 

1. Come nasce la tua passione per il Crime, e quanto si lega alla tua fascinazione per il cinema?

«In realtà la mia passione per il Crime nasce successivamente alla mia laurea in Storia e Critica del Cinema all’Università di Firenze e mentre ero in redazione al settimanale fiorentino Metropoli. La direttrice, un giorno, mi diede un noir, molto ben scritto, di un bravo autore fiorentino e subito dopo mi inviò alla sua presentazione per chiedergli una intervista.

Io provenivo da corsi universitari di cinema sugli autori della Nouvelle Vogue e la mia fascinazione per il noir e il poliziesco erano già fortissime, scoprire la narrativa di genere e innamorarmene fu praticamente immediato.»

2. La tua agenzia riunisce più servizi sotto un unico tetto: Rappresentanza letteraria, editing e promozione. Come nasce la vostra filosofia di lavoro e quali sono le sfide più importanti che questa molteplicità di servizi comporta?

«La filosofia è quella di non lasciare solo l’autore dopo la pubblicazione. Essere pubblicati è senz’altro un passo importante, ma è solo il primo. Poi un libro ha bisogno di essere conosciuto, letto, recensito (perché se un libro non viene recensito e nessuno ne parla, alla fine è come se non fosse mai stato pubblicato).

L’autore ha bisogno di incontrare i lettori, stringergli la mano, ascoltare le loro opinioni, instaurare un contatto diretto che può solo fargli bene se intende proseguire nella stesura di nuovi lavori letterari.

Le recensioni, le presentazioni, i firmacopie, la partecipazione ai concorsi più adatti al genere di libro pubblicato o quella ai maggiori eventi letterari sono ossigeno puro se si vuole fare gli scrittori.

Pertanto, aver deciso di offrire agli autori della nostra Agenzia un pacchetto “chiavi in mano” devo confessare che è senza dubbio una sfida, sì! Un lavoro, impegnativo, complicato, a volte sfinente, perché la promozione e la comunicazione che succedono ogni pubblicazione è la parte più difficile del nostro operare, ma è così che abbiamo pensato e voluto la mission della nostra Agenzia. I nostri autori non devono mai sentirsi abbandonati.»

3. Il tuo lavoro come editor si può definire un gioco di equilibri in continuo divenire, tra testo grezzo e quello elaborato, e in passato ci sono casi notissimi, vedi Carver con Lish, di autori che hanno subito editing fortissimi ma straordinariamente efficaci. Per te, dove finisce leditor e inizia lautore?

«L’editor finisce nel momento stesso in cui si sovrappone all’autore e diventa ghostwriter.

Un bravo editor può anche procedere con una revisione fortissima e affilata del testo (io faccio cambiare finali, faccio spostare capitoli, faccio eliminare discorsi diretti scritti male, intervengo sulla costruzione dei personaggi, soprattutto quelli minori, e persino sulla punteggiatura) ma non deve mai pensare di sostituirsi all’autore e scrivere al suo posto.

Un editing fatto bene oltre a migliorare un testo diventa anche un mini corso di scrittura per lo stesso autore perché è un percorso fatto a due dove chi scrive comprende appieno tutte le potenzialità della sua scrittura e tutte le sue lacune per provare a non ripeterle e chi corregge ha esclusivamente il compito di far arrivare agli editor delle case editrici un testo pulito, competitivo, perfetto in ogni sua parte.» 

4. Negli ultimi tempi, soprattutto negli States e negli UK si parla di un nuovo modo di leggere, rileggere e scrivere i libri e di una professione: il sensitivity reader, un editor che sincarica di passare al setaccio i testi alla ricerca di parole e contenuti offensivi. È “un’isteria di massa” come ha detto Ian McEwan oppure una fase necessaria?

«In Italia (e dovrebbe essere lo stesso anche nei paesi di lingua inglese) se il Cielo vuole, nessuna delle due cose ancora. Nelle case editrici italiane, infatti, permangono le antiche, efficienti e utilissime “norme redazionali” che non sono solo un vademecum interno alla redazione, ma una vera e propria firma delle stesse case editrici.

Un simbolo di riconoscimento che fa sì che quando si apre un libro pubblicato da una qualsiasi casa editrice italiana, anche se non c’è la copertina a indicarlo, se ne possa riconoscere il pensiero, la mission, la linea editoriale, il font e persino i gusti e le preferenze del direttore di collana.

Io trovo tutto questo una cosa meravigliosa! E insieme una libertà di scelta importante data ai lettori che, in fin dei conti, restano ancora gli unici a decretare il successo o meno di una opera letteraria.»  

5. Puoi raccontarci la genesi di un libro, dalla lettura del manoscritto alla pubblicazione, che ritieni più rappresentativo del vostro modo di lavorare?

«In questo momento storico dell’editoria italiana dove l’Associazione nazionale degli editori fa quasi un congresso o un incontro al mese per ragionare e analizzare il calo effettivo e comprovato di vendite di libri (anche quelle online) è indispensabile per un agente tenere conto del “polso” dei lettori, dei loro gusti, delle loro preferenze. Cosa piace, cosa vende, cosa appassiona o affascina di più chi deve scendere da casa, recarsi in libreria e spendere soldi propri per un libro? Può sembrare un discorso avvilentemente venale quando si parla di cultura e lettura, ma se poi i libri non si vendono a perdere sono tutti!

Gli addetti all’editoria come me che hanno investito sui propri autori, gli editori che hanno creduto in un testo pubblicandolo, i lettori che non trovano nelle librerie o nelle biblioteche qualcosa che vorrebbero davvero leggere. Un esempio tra tutti: lo scorso Premio Strega ha visto finalisti libri che indicavano, chi più e chi meno, un determinato percorso e che i lettori hanno, poi, premiato con vendite considerevoli (la Di Pietrantonio è rimasta in classifica al primo posto per mesi!).

Al netto dei grandi classici che, fortunatamente, non tramonteranno mai, pertanto, sarebbe superficiale e inconcludente da parte degli addetti ai lavori, e quindi anche degli agenti letterari, non tenere conto dei gusti dei lettori, cioè di quelle persone che poi fanno sì che l’intera editoria continui a vivere. Pertanto, selezionare testi che idealmente possono incontrare i gusti e le preferenze dei lettori, al momento, è un aspetto fondamentale e rappresentativo del lavoro all’interno della nostra Agenzia.»

Antonia Del Sambro Comunicazione
6. Sappiamo che per tutti gli editori, e per molte agenzie, il moltiplicarsi dei manoscritti inviati in lettura rappresenta un problema che ognuno affronta in modo diverso. Quanto vi sentite impattati dal problema e come portate avanti lo scouting?

«Devo ammettere che la volontà pressoché generale di scrivere e farsi pubblicare anche da chi non ne ha davvero nessuna dote sta diventando una vera “piaga” per editori e agenti.  Per fortuna, i primi, ormai si affidano sempre più volentieri e in maniera considerevole ai lavori che gli arrivano dalle agenzie e gli agenti si affidano alla loro esperienza, al loro fiuto, a quello che pensano possa essere considerato originale da un editor di una casa editrice o poi dallo stesso pubblico di lettori.

Poi, ci sono lavori letterari scritti malissimo fin dalla prima pagina, con evidenti errori grammaticali o con una griglia narrativa sconclusionata e incomprensibile e naturalmente li cestiniamo subito. Devo dire, però, che nell’ultimo anno in Agenzia sono approdati anche autori che già conoscevo e stimavo molto come la meravigliosa Sonia Sacrato e l’ispiratissimo Luca Occhi e quindi non vi è stato bisogno neppure di fare scouting…ma non sempre si è così fortunati!»

7. Se potessi scegliere un autore italiano che ancora non rappresenti, chi sarebbe?

«Mirko Zilahy. È un mio caro amico. Una persona colta, generosa, sensibile. Uno scrittore formidabile, di una eleganza e fascinazione assoluta e insieme uno dei traduttori più quotati che abbiamo in Italia. Lo “corteggio” da tempo…e spero che prima o poi ceda.»

8. Da fiorentino mi permetto di dire che viviamo in una città bellissima che ha nel DNA una diffidenza che talvolta fa preferire il non realizzare qualcosa di importante al condividerne il merito con altri. Una città che fatica a fare squadra, ecco, mentre in altre latitudini non è così, e penso ad esempio alla tradizione del giallo bolognese, o romano. Come vivi tu la città e il rapporto con i tanti autori che qui fanno capo?

«Non potevi farmi domanda più dolorosa e corrispondente al vero. Firenze, e il sommo Poeta probabilmente lo sapeva bene avendolo provato sulla sua pelle, è una città incantata e meravigliosa ma è anche una città fatta “a gironi”, dove il sentiment delle corporazioni medievali è sempre rimasto come humus. E quindi, se non si è nel girone “giusto”, se si hanno sponsor differenti, se l’associazione tal dei tali è in competizione o sfacciatamente in contrasto con l’associazione in cui due diversi autori sono iscritti o appartengono, pensare di “fare squadra” è utopia assoluta!

A Bologna, da sempre, esiste quel certo barismo cordiale dove basta condividere un bicchiere di vino, una birra, la visione della squadra del cuore, per diventare “amici fraterni”. I fiorentini fanno “parte per sé stessi”, ce lo abbiamo nel DNA, è l’individualismo che ci guida in ogni aspetto della vita e nell’ambito culturale cittadino questo difetto risulta, se possibile, amplificato oltre ogni dire.

Io personalmente mi ritengo fortunata perché il mio lavoro di giornalista di terza pagina mi ha permesso di imbastire rapporti di amicizia, stima e affetto con tanti autori fiorentini e con molti dei quali collaboro costantemente per eventi, presentazioni, festival. Ma è solo l’eccezione che conferma la regola

9. Da critica, quali sono le cose a cui fai più caso in un romanzo? La storia, i personaggi, la voce dellautore, la struttura?
Antonia Del Sambro consiglia Il deserto dei tartari di Dino Buzzati

«I personaggi. La costruzione dei personaggi, che siano essi protagonisti o minori, a mio avviso rimane ancora la “bestia nera” di tanti autori, anche di alcuni molto famosi. A volte mi ritrovo a leggere storie bellissime e scritte meravigliosamente bene ma la cui costruzione dei personaggi è davvero tirata via. Non c’è pathos nel raccontarli, non si vede impegno autoriale nell’averli costruiti, come se fossero solo un orpello alla narrazione, qualcosa di secondario e insignificante di cui si può fare a meno tanto si scrive bene e il racconto regge. E invece se si sbagliano i personaggi viene a mancare l’identificazione dei lettori nella storia: ovvero quello che tiene incollato chi legge alle pagine.

Molti autori, prima di cominciare a scrivere dovrebbero leggere Tolstoj, il “maestro” indiscusso nella creazione dei personaggi. Senza il principe Alexander, senza Anna Karenina, nessuna delle sue opere sarebbe stata immortale.»   

10. Infine chiudiamo con due inviti che rivolgiamo a tutti. Il primo: Dicci tre libri che secondo te tutti dovrebbero leggere e un autore da scoprire o riscoprire.

«Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, Mare morto di Jorge Amado. Un autore da scoprire e soprattutto da riscoprire è senz’altro Cesare Pavese, il suo La luna e i falò dovrebbe essere nelle librerie di ogni casa.» 

11. “Non abbiate timore dellassurdo; non indietreggiate dinanzi al fantastico” diceva Karen Blixen. Prima di salutarci ci regaleresti un pensiero che ci aiuti a mettere in fila i nostri passi anche domani?

“ed io fui l’uomo d’altri tempi, un buono
sentimentale giovine “romantico…

Quello che fingo d’essere e non sono!”  

La signorina Felicita – Guido Gozzano 

Grazie mille per la gentilezza Antonia Del Sambro 🙂

Autore

  • Giovanni

    Scrittore, fotografo, Service Manager in una delle principali Software House italiane, è stato cofondatore del Blog Thrillerlife ed è socio fondatore della associazione culturale IlRecensore.it e della omonima rivista online.

    Visualizza tutti gli articoli

ilRecensore.it non usa IA nelle recensioni

X