A tu per tu con Franck Thilliez – in una escape room
Milano, The Impossible Society.
Prendi un pomeriggio nebbioso di Novembre.
Prendi una ventina di bookstagrammer appassionati di thriller.
Mettili in una escape room con…Franck Thilliez.
Voilà.
Il successo è assicurato!
Eh sì, ho avuto il privilegio di fare una tavola rotonda privata A tu per tu con il genio del thriller francese.
Lo abbiamo tempestato di domande sulla sua scrittura, sul suo romanzo pubblicato recentemente da Fazi Editore e su curiosità varie.
Devo dire che l’ho trovato molto disponibile, generoso nelle risposte e non si è mai tirato indietro – tra l’altro nessuno di noi è stato rapito per suoi esperimenti sociali, ahaha!
Molte le curiosità uscite da questo tête à tête.
Innanzitutto, a dispetto del titolo del suo romanzo Vertigine, Thilliez soffre di vertigini, l’avreste mai detto? Ma io lo capisco, montanara nel cuore, scalatrice di piccole cime, ahimè, soffro anch’io di vertigini.
Ma entriamo nel vivo della discussione.
Per quanto riguarda il suo meccanismo di scrittura, ci ha confidato che, quando era giovane, era attirato dai libri thriller/horror solo per il puro piacere di provare paura, per mostrare di essere forte: la sua voglia di scrivere è nata proprio dalla volontà di ritrasmettere quello che aveva provato lui leggendo i romanzi thriller, voleva portare i suoi lettori in territori oscuri.
Per questo si interessa molto a tutto ciò che è malfunzionamento e si domanda cosa spinga certe persone a commettere omicidi efferati, cercando di entrare nella loro testa: per mettersi nei loro panni e per creare un buon personaggio, un ruolo fondamentale viene svolto dal prodromico lavoro di ricerca.
Le storie poliziesche, le inchieste giudiziarie, i serial killer, sono tutti elementi della realtà che lo affascinano ed è da qui che nascono le sue storie, dalla società che lo circonda.
A questo punto, dal pubblico sorge una domanda spontanea: si è mai ispirato a fatti di cronaca per scrivere un romanzo?
Thilliez è molto sincero. Si è sempre interessato molto ai serial killer reali, ma, nonostante ciò, non si è mai ispirato a un fatto di cronaca: il suo piacere nella scrittura deriva proprio dall’inventarsi le storie.
Per esempio, ci confida che Vertigine è stato un romanzo difficile da scrivere perché i tre personaggi si svegliano in una grotta con il nulla attorno, con solo lo stretto necessario e quindi la sfida che si è posto è stata quella di creare una storia tenendo alta la suspence per tutte e 400 le pagine e con poco materiale a disposizione se non la mente dei personaggi.
Un libro fondamentale per la scrittura di Vertigine è stato Hors du temps di Michel Siffre, in cui lo scrittore ha raccontato la sua esperienza in fondo all’abisso Scarasson. Il 16 luglio 1962 scese nella voragine di Scarasson a una profondità di centotrenta metri, dove, lontano dalla luce del sole e a una temperatura inferiore allo zero, decise di restare settanta giorni. Ne uscì il 17 settembre, pensando che fosse il 20 agosto. Il suo unico compagno era un ragno.
Mentre leggeva questo libro, infatti, a mano a mano che andava avanti si annotava tutte le idee che gli venivano per la scrittura di Vertigine.
Ma tra i suoi riferimenti letterari chi c’è?
Indubbiamente c’è Stephen King, è lui che con It e Shining gli ha trasmesso la passione per il thriller e l’horror, ma gli piacciono anche autori italiani, tra cui Donato Carrisi con Il suggeritore.
Per tornare a Vertigine, il protagonista del romanzo è un alpinista e ci sono tanti riferimenti alla montagna, ma è una sua passione?
Thilliez ama molto la montagna (ecco un elemento che abbiamo in comune!), leggere libri sulla montagna e guardare documentari.
Gli piace vedere queste persone che riescono a superare sé stesse e i propri limiti.
Da qui gli è venuta l’idea di creare il personaggio di Jonathan, un alpinista: voleva capire cosa succede quando si mette una persona che ha affrontato esperienze molto forti in un ambiente chiuso fino a portarlo al punto di rottura.
Inoltre, si è ispirato a due libri letti in passato e che ha riletto proprio per la scrittura di Vertigine, che raccontano due storie accadute nella realtà.
Il primo libro è Sopravvissuti, che narra la storia di una squadra di rugby che a causa di un incidente aereo si è trovata nel mezzo delle Ande: per sopravvivere è arrivata al cannibalismo.
L’altro libro racconta la storia di due alpinisti che durante una scalata si ritrovano legati uno all’altro, ma uno dei due cade e quello che lo tiene dalla fune è bloccato: quindi ci sono due opzioni o cadono entrambi o quello che lo tiene taglia la corda per salvarsi.
Queste sono le storie che lo colpiscono.
E questo ritroviamo in tutti i suoi romanzi!
Il tempo a nostra disposizione non è ancora molto. Rimane giusto il tempo per qualche altra curiosità.
Siete curiosi di sapere quale sia, tra tutti i libri scritti, il suo preferito?
Presto detto!
I tre romanzi che compongono la trilogia – Il Manoscritto, C’era due volte e Labirinti.
E, infine, una domanda che attanaglia ogni lettore dei suoi romanzi.
Ma ogni suo romanzo ha una sola soluzione? Ci possono essere interpretazioni diverse?
La soluzione è una e una sola! E il lettore attento può trovare tutti gli indizi disseminati nei suoi romanzi.
A questo punto succede un fatto curioso.
Alcuni di noi, compresa io, sono arrivati all’incontro senza aver purtroppo ancora letto Vertigine. Tuttavia, tra quelli che lo avevano già letto, serpeggia una curiosità.
Ma come si fa?
Ci spoilerano?
Assolutamente no! Non è possibile!
E allora veniamo portati in un’altra stanza per non sentire né la domanda né tantomeno la risposta.
Ovviamente, curiosa come sono, dopo aver letto il libro mi sono subito fatta dire entrambe!
Il pomeriggio volge al termine e così anche il nostro incontro con lo scrittore francese.
Giusto il tempo per una fotografia di gruppo e via!