Samanta Giambarresi, inviata de ilRecensore.it all’Etna Comics 2024, ha avuto il piacere di intervistare Luigi Siniscalchi, aka Sinis e Paolo Barbieri.
Luigi Siniscalchi
Luigi Siniscalchi, noto anche solo come Sinis, nasce a Salerno nel 1971.
Frequenta il liceo artistico e inizia giovanissimo la carriera nel mondo dei fumetti. Ha solo vent’anni quando inizia la sua collaborazione con Bonelli Editore.
Avendo già avuto esperienze con fumetti horror inizia a disegnare alcuni fumetti di Dylan Dog e poi collabora anche ai fumetti di Martin Mystère.
Dal 2017 è tra i disegnatori della serie a fumetto Il Commissario Ricciardi, adattamento dei romanzi di Maurizio De Giovanni.
Incontro Luigi Siniscalchi durante il secondo giorno dell’Etna Comics nello Spazio Bonelli.
L’intervista viene subita interrotta da un visitatore che non riesce a trovare lo spazio Food&Drink e Luigi, che è uno di famiglia all’Etna Comics, dà le indicazioni in maniera chiara e con gentilezza…e come mi dirà poi, per lui è un vero piacere ritornare in Sicilia.
Sam«Come sei approdato nel mondo del fumetto de Il Commissario Ricciardi, famoso prima per i romanzi di Giovanni de Cataldo e poi diventato popolarissimo grazie alla serie tv?»
Sinis«Il fumetto de Il commissario Ricciardi nasce prima della serie tv. A suo tempo, quando si stava creando lo staff dei disegnatori la Bonelli mi chiamò perché De Giovanni era interessato alla proposta fattagli dalla stessa Bonelli per volere di Michele Masiero.
Lo staff è formato da disegnatori partenopei proprio per volere specifico di De Giovanni che ha pensato bene di inserire disegnatori e sceneggiatori che riuscissero a trasportare il romanzo nel fumetto partenopei poiché secondo la sua concezione (De Giovanni) l’artista napoletano, salernitano o il campano in genere ha in sé una struttura narrativa che lo porta a capire bene quali sono le atmosfere e soprattutto lo spirito della serie di Ricciardi.
In effetti il popolo partenopeo o napoletano ha quella che si può chiamare la maschera triste, ricordiamo i grandi commediografi come Eduardo de Filippo, lo stesso Totò dove questa maschera divertente ma triste racchiude la poetica dell’arte partenopea.»
Sam«Possiamo dire anche un po’ pirandelliana, proprio per restare nell’arte del Sud Italia con queste maschere che non rappresentano sempre il vero essere»
Sinis«Sì, certo! Il barocco che abbiamo respirato da quando eravamo bambini viene trasmesso anche quando disegniamo i fumetti. È una questione non solo ideologica ma anche stilistica»
Sam«Ha iniziato giovane, con la Bonelli, come è approdato in questo mondo?»
Sinis«Prima di approdare alla Bonelli avevo già lavorato nel campo del fumetto, facendo altre cose, anche con stile horror. Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog mi aveva già notato e quando portai delle tavole di prove di un personaggio, era il 1990, mi diede dei consigli e così intrapresi questa strada bonelliana anche grazie allo stesso Tiziano Sclavi e lo staff di allora della casa editrice tra cui Alfredo Castelli con cui poi ho anche lavorato.
È stata una scuola perché io nascevo da un fumetto che non era quello popolare ma il fumetto che aveva una base e una griglia diversa da quella Bonelliana; però sono stato sempre un lettore di Bonelli, leggevo Mister No, Dylan Dog, Martin Mystère, quindi sapevo come lavoravano.
Comunque ho ricevuto tante dritte e tanti consigli mi hanno fatto crescere. Il fumetto popolare è un fumetto a sé, diverso dagli altri. Ha le tre strisce uguali, della stessa dimensione. In Ricciardi questo si è rivoluzionato, la griglia è molto aperta, perché tutto parte da alcune fotografie che ci ha fornito lo stesso De Giovanni. Tutto parte dalle foto: De Giovanni voleva che tutto fosse come delle foto sparse su un tavolo, una più grande, una più piccola, una che esce fuori dall’inquadratura. Foto storiche, foto anni trenta»
Sam«Nel mondo di Ricciardi abbiamo una Napoli molto fantastica, a tratti romantica, misteriosa…»
Sinis«Anche piena di contraddizioni. In quell’epoca c’era la ricchezza che si manifestava nell’arte Decò, i signori benestante della città, in contrapposizione ai ragazzini, ladruncoli e tutti quelli della bassa borghesia; queste contraddizioni che si vengono a creare nel mondo di Ricciardi, oltre, naturalmente nell’accezione fantasy e anche horror con le visioni»
Sam«Ricciardi e Dylan Dog hanno a che fare con il mondo dell’horror, della morte. Non hai mai pensato a quanto questo possa essere ironico, la consideri una conseguenza o, semplicemente, un caso?»
Sinis«È un caso. Penso che comunque l’idea di Michele Masiero è partita proprio da lì: trovare un fumetto realistico con note horror, presente con la morte, una morte che si rivela in una situazione drammatica. Questa drammaticità gotica che ricorda i racconti di Edgar Allan Poe, queste atmosfere nebbiose; la Napoli nebbiosa non eravamo abituati a vederla.»
Sam«Ultima domanda: come si sta trovando qui all’Etna Comics?»
Sinis«Ci vengo dalla prima edizione, posso dire di conoscere tutti, e conoscere tutti gli angoli di questo posto. Mi trovo bene, i siciliani hanno grande rispetto per gli ospiti, noi artisti e autori veniamo coccolati, c’è sempre qualcuno che ti porta un cannolo siciliano o un arancino».
Paolo Barbieri
Paolo Barbieri è nato a Mantova nel 1971. La passione per il disegno arriva quando è ancora bambino: è il 1978 e in tv vede il cartone animato Ufo Robot Goldrake, resta affascinato da quel mondo di eroi e robot e inizia a disegnare il personaggio in qualsiasi modo. Frequenta l’istituto d’arte e poi l’accademia a Milano. Nel suo percorso artistico al fantascientifico si affianca anche quello fantasy.
Tra i suoi lavori ricordiamo: Alice in Wanderland, Il mago di Oz, L’Inferno di Dante, Le creature del Mondo Emerso e Le Guerre del Mondo Emerso – Guerrieri e creature (in collaborazione con Licia Troisi), StarDragons.
In uscita in autunno per Sergio Bonelli L’Odissea illustrata.
Incontro Paolo Barbieri il sabato mattina all’Etna Comics nell’area letteratura fantasy. È preso dal suo lavoro, sta creando un’opera davanti a un suo ammiratore. Nel frattempo, ammiro le sue tavole di disegni Manga che rappresentano anche la mia infanzia: Capitan Harlock, Ken Shiro, una favolosa Lady Oscar.
Sam«Hai iniziato la tua carriera da artista, disegnando proprio i cartoni animati, i manga e anche oggi, qui sono presenti i personaggi della nostra infanzia. Sei tanto legato a quel tuo primo momento artistico?»
Paolo«Sì, anche perché sono nato con questa passione del disegno. Quando ho visto i primi cartoni animati giapponesi, arrivati in Italia nei lontani anni ’70, è stata per me una deflagrazione e, quindi, tutto quel mondo ricco di fantasia, di mostri, di personaggi con più facciate, che non erano solo buoni o cattivi.
Spesso sorprendevano, spesso quelli che sembravano buoni potevano essere il contrario e poi i cattivi potevano avere una conversione e redimersi delle loro azioni oltre a tutto il visivo estremamente affascinante basato spesso sulla mitologia giapponese soprattutto degli Yōkai. Una cosa che noi bambini dell’epoca non comprendevamo fino in fondo ma che, inconsciamente, ci affascinava. Disegnando sono rimasto folgorato da quel mondo e quindi è ovvio che oggi tra tutte le mie influenze, il mondo giapponese occupa uno spazio d’onore»
Sam«Quale esperienza artistica ti ha fatto crescere di più?»
Paolo«Tutte! Oltre al mondo giapponese da bambino guardavo molti film: La Storia Infinita, Indiana Jones, I Goonies, la saga di Star Trek… e come non dimenticare il Conan il Barbaro con uno Schwarzenegger che stava diventando famoso in quel periodo. Tutto quel mondo ha contribuito a plasmarmi, i miei territori, le nebbie invernali, ciò che ho imparato a scuola; le sculture del Bernini, le opere di Michelangelo, Leonardo, Raffaello.
Tutto quello che è arrivato dopo, sia scolasticamente ma tutto il lavoro che ho fatto da autodidatta; gli illustratori che ho scoperto intorno ai venti anni: Frank Frazetta, Broholm, Giger… sono tantissimi.»
Sam«Nei tuoi disegni si notano queste opere oscure che affascinano così come i lavori con personaggi “buoni” hanno qualcosa di misterioso che attraggono per il lato “oscuro”».
Paolo«È difficile ridurre tutto a un influenza ed è nel mio carattere unito alle mie passioni d’infanzia chiaramente ho maturato la tecnica e sono cresciuto artisticamente. E oggi, in tutto quello che faccio, in un certo senso, riesco a plasmare luce e oscurità rendendo i mostri un po’ più poetici e rendendo creature apparentemente buone un po’ più oscure.»
Sam«Ultima domanda di rito: qui all’Etna Comics ci sono anche tanti aspiranti artisti, che consigli daresti a chi si vuole avvicinare a questo mondo?»
Paolo«Io mi sono fatto guidare dalle mie passioni. In realtà ricordo che nella mia gioventù avevo vergogna di mostrare i miei disegni, forse per carattere o, forse, perché facevo un’autocritica eccessiva. Vedendo poi le opere dei grandi illustratori e artisti mondiali, ovviamente mi sentivo una formichina. E invece ho avuto un po’ di tempo, anche grazie a degli amici che mi hanno convinto a mostrare i lavori agli editori per provare a iniziare questo percorso lavorativo; poi sono arrivate le prime copertine, i primi romanzi di avventura e, a seguire, gli horror, i fantasy e tanto altro.
Negli ultimi quindici anni, i libri illustrati fino a quelli realizzati con Bonelli e con Scarabeo: L’inferno di Dante, Favola degli dei, Storie di Unicorni. Il prossimo sarà Odissea, che uscirà a ottobre-novembre del 2024. E poi, sempre con Scarabeo, voglio ricordare Alice in Wonderland, Il Mago di OZ, StarDragons. Sono libri in cui ho la possibilità di scatenarmi e di mettere alla prova la mia esperienza e, poi, gli editori mi lasciano tanta libertà e questo mi permette di divertirmi.
Quindi ai giovani che vogliono intraprendere questa strada il mio consiglio è: prima seguite la vostra passione perché vedo che da tutti i professionisti odierni la nascita arriva proprio nell’infanzia, quando si matura la passione per disegnare e creare piccoli grandi mondi. Impegno, perché bisogna maturare, imparare a strutturare le storie, a strutturare le tavole, ascoltare i consigli degli art director.
Avere anche umiltà perché, come dico sempre ai giovani ma anche confrontandomi con i miei colleghi, oggi non sai mai con chi hai di fronte, puoi parlare con un art director che non conosci, puoi parlare con un youtuber o un content creator che ha 500 mila follower e quindi le opportunità ci sono, occorre farsi trovare pronti e, questo, può arrivare con la serietà.
Attenzione a mostrare i disegni adatti alle varie case editrici: se faccio dei super eroi da mostrare alla Marvel devono essere supereroi della Marvel non tirare fuori opere di altri editori; se vuoi lavorare per Bonelli creare un Tex Willer o un Dylan Dog con tavole ad hoc, con foglio ordinato, non tante tavole e tanta confusione.
Non portare 500 tavole, si rischia di far annoiare l’art director che alla ventesima di stufa. Essenzialmente sembra un po’ la scoperta dell’acqua calda, ma il segreto è disegnare tanto e cercare di apprendere i consigli degli editori e art director ma anche di chi lavora in questo mondo».