La controra del Barolo di Orso Tosco

La controra del Barolo: il ritorno del Pinguino.

Non c’è pace per Gualtiero Bova, che tutti chiamano il Pinguino e, come ogni pinguino che si rispetti, prova a godersi in tranquillità salvifiche nuotate solitarie nei fiumi del basso Piemonte, dopo che un trasferimento l’ha privato del suo mar Ligure. Una telefonata, il furto di un cadavere da un cimitero annunciato da un prete, ed ecco che quell’autunno che ha fretta di farsi inverno precipita in un abisso di orrore. E la Provincia Granda, profonda, in apparenza immobile, diventa il palcoscenico irreale in cui si muovono apostoli di antichi rituali, improbabili cacciatori di demoni, torturatori sui generis, killer implacabili…

Il Pinguino, insieme alla fedele bassotta Gilda e a una stramba squadra di poliziotti, si ritrova per le mani un caso intricato che lo porterà a scontrarsi con una rete di pericolosi criminali, entrando in contatto con le parti più oscure e meschine dell’animo umano.

Torna l’indimenticabile commissario con la sua umanità ruvida, il suo sarcasmo, la sua goffaggine, i silenzi impenetrabili, l’amore per il bere e il mangiare.

Torna con un’altra storia che è una nuova partita a scacchi con il destino, dove il sangue, che è sacro ed è vita, diventa pasto per acquietare lo spirito del male.

A un anno dal suo esordio nel giallo all’italiana con il personaggio di Gualtiero Bova detto il Pinguino, Orso Tosco torna nelle Langhe per l’annunciata seconda parte di quella che sembra delinearsi come una vera e propria saga dedicata alla Confraternita e ai suoi misteriosi adepti.

Risolte con il primo capitolo le esigenze di world building, Orso Tosco affronta questo ritorno con maggiore rilassatezza e anche i personaggi, liberi dall’obbligo di presentarsi al lettore, appaiono meno marcati pur mantenendo intatta la loro caratterizzazione e, se qualcuno può privilegiare il dipinto a tinte forti del primo capitolo, chi scrive ha apprezzato il registro meno caricaturale.

Il Pinguino, con la sua stazza, le sue manie e la sua incrollabile solitudine è il protagonista di una indagine serrata in cui il vero nemico resta sfuggente, indefinito, persino trascendente: quella Confraternita e quel Notaio che fin dalle pagine de L’ultimo pinguino delle Langhe apparivano Nemesi designata di una saga che appare costruita su un’arco narrativo ancora e per fortuna ben lontano dalla sua conclusione.

A distanza di un anno dalle vicende che hanno accolto il trasferimento del Pinguino dalla Liguria al Piemonte, Gualtiero Bova sembra aver trovato una sua stabilità e anche i comprimari, Telesca, Listeddu e Raviola, funzionano come una squadra rodata. Sullo sfondo resta il legame con la Liguria dell’infanzia e con Ava, l’amore dormiente del commissario a cui sono legati misteri e minacce che in questo secondo volume restano appena accennati in un preludio che rassicura i lettori più attenti alla pianificazione.

Torna anche, autentica coprotagonista capace più volte di rubare la scena, Gilda Gildina: la viziatissima bassotta compagna del Pinguino che l’autore tratteggia in modo irresistibile.

La trama è attenta e porta le indagini a snodarsi tra Liguria di ponente, Costa Azzurra, Piemonte e Val d’Aosta in un carosello di feste popolari, borghi caratteristici e personaggi fuori dal comune come Nonno Malizia, alla forsennata ricerca della chiave con cui salvare le vite delle vittime predestinate, prima che un Natale rovesciato le spezzi per sempre.

Orso Tosco è autore che non ha bisogno di dimostrare le sue capacità, I Naufraghi e London Voodoo ne rendono testimonianza e piegare la sua scrittura alle necessità del crime è una scelta funzionale al lettore, che può così concentrarsi sui personaggi, la trama e lo svolgimento delle indagini senza eccessivo rischio di essere distratto da una prosa ben capace di virtuosismi.

In questo esercizio di continenza la scrittura resta limpida, ricca, piena di sfumature, concedendosi persino qualche lusso, come ad esempio nelle intestazioni dei capitoli.

Così come accaduto anche nella prima avventura dedicata al Pinguino, devo dire di aver trovato lievemente spiazzante la scelta di ricorrere all’immaginario esoterico della Confraternita.

In una realtà criminogena come quella in cui viviamo la decisione di introdurre uno iato rispetto alle cause sociali ed economiche immediatamente misurabili rischia lo sconfinamento tra noir e fantasy e certe ambientazioni, così come il potere provinciale e assoluto che della Confraternita sembra essenza e scopo, rischiano a volte di far saltare la sospensione dell’incredulità.

Tuttavia la fiducia nelle capacità di Orso Tosco è tale che siamo sicuri nei prossimi romanzi il quadro andrà definendosi compiutamente e quella che inizialmente era una perplessità personale lascia in bocca, al termine della lettura, soltanto il retrogusto della curiosità e dell’anticipazione per quanto potrà accadere nei prossimi capitoli della serie.

Non resta quindi che da attendere le prossime avventure del Pinguino, consigliandone calorosamente a tutti la lettura.

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Orso Tosco è scrittore, traduttore, poeta e sceneggiatore. Nato nel far west ligure, a Ospedaletti, ha pubblicato racconti, romanzi e poesie. Tra i suoi libri ricordiamo il romanzo visionario London voodoo (Minimum fax 2022) e Nanga Parbat. Sempre attento a vestire le parole di una giusta originalità, nel 2024 ha pubblicato il suo primo giallo, L’ultimo pinguino delle Langhe, con protagonista il commissario imperiese Gualtiero Bova, ottenendo il Premio Scerbanenco.

La controra del Barolo è il secondo volume dedicato al Pinguino.

Autore

  • Giovanni

    Scrittore, fotografo, Service Manager in una delle principali Software House italiane, è stato cofondatore del Blog Thrillerlife ed è socio fondatore della associazione culturale IlRecensore.it e della omonima rivista online.

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