Danzate su di me: quattro racconti noir al femminile
SINOSSI
Le donne di questo libro sono quelle per cui la guerra non è mai finita. Complicate, ferite, tenere o rabbiose, vogliono evadere a ogni costo dalla prigione che lo sguardo maschile disegna intorno a loro. Massimo Carlotto riempie di storie e parole il silenzio che ammanta il conflitto tra uomini che odiano le donne e donne che si difendono dagli uomini. L’inventore di personaggi indimenticabili come Marco Buratti detto l’Alligatore e Giorgio Pellegrini, l’Arcibastardo del noir, ribalta il punto di vista e illumina a modo suo quel femminile mai davvero compreso, su cui da sempre si esercita il dominio di genere.
I racconti, in parte editi e in parte inediti, di Danzate su di me compongono un blues spezzato, suonano la sinfonia in quattro tempi di una femminilità non soggiogata, sconfitta ma non vinta, sempre e comunque a caccia di una via d’uscita, ribelle ai ruoli imposti di madre e moglie, e anche di dark lady o femme fatale.
Quattro protagoniste deluse e avvelenate tirano le somme. Ed è nel tempo dei bilanci che vengono colte di sorpresa dalla penna del loro autore.
C’è la cassiera del supermercato che per sedici anni ha custodito un amore segreto con un musicista di successo. Tutto finisce quando un incidente stradale cancella quei rari momenti di felicità rubata: il lutto degli amanti è un dolore senza conforto.
E c’è una madre di famiglia che sfiorisce come la periferia di Torino dopo il tramonto dei miti della grande città industriale. Ha perso la sicurezza del reddito insieme alla promessa di un futuro tranquillo. Ora insegue un riscatto ingannevole nel rancore che riserva ai più sfortunati di lei e nei desideri di rivalsa che proietta sulla figlia.
Gaia crede di avere la situazione sotto controllo e invece ha un marito che sta per lasciarla. Lei, però, non lo accetta ed è pronta a tutto pur di preservare le finzioni di un matrimonio borghese.
Lise ha fatto la croupier sulle navi da crociera, per poi dilapidare una fortuna con i derivati della banca sbagliata, e adesso chiede a un ladro che la sorprende in casa, da sola, di ucciderla. È perfino disposta a pagare.
Danzate su di me è il manifesto dell’amore tossico, delle relazioni pericolose, del romanticismo impossibile al principio del secolo XXI, nell’Italia del patriarcato e della crisi permanente, della precarietà esistenziale e delle vite a perdere, anche quando sono doppie.
RECENSIONE
Massimo Carlotto torna in libreria e lo fa per la prima volta con una raccolta di racconti, un genere a cui si dedica con parsimonia. Quattro storie al femminile, quattro voci diverse eppure accomunate da una identità ancora tutta da costruire in una società che, semplicemente, non la prevede.
Sostiene, Carlotto, che un autore debba saper scrivere indifferentemente al maschile o al femminile, dando voce ai propri personaggi qualsiasi essi siano. Riflettendo su questa premessa, e cercando di farla mia, non posso non interrogarmi sui limiti costituiti dalla mia stessa esperienza, dai sensi, dal corpo che per ventura mi trovo ad abitare e quindi su quanto inevitabilmente diversa sarebbe la mia scrittura se davvero questo controcampo si rendesse possibile.
Ma Massimo Carlotto supera questo limite potenziale spostando la dimensione dall’esperienza personale alla dimensione sociale. Le donne di questi racconti, pur uniche per personalità, cultura, vicende, sono universali, archetipiche. Sono il prodotto di una società criminogena non solo in quello che è il paradigma economico generale, un capitalismo ormai assurto a teologia del denaro in cui il fine giustifica sempre i mezzi, ma anche nella forma specifica del patriarcato che rende questa pressione persino più forte per chi nasce in un corpo di donna.
Danzate su di me, il racconto che regala il titolo alla raccolta è un gioco di scatole cinesi, un labirinto escheriano in cui una donna, ingabbiata in una realtà ineludibile, realizza una fuga di fantasia raccontandoci la storia di una donna diversa, intrappolata in una mediocrità solo lievemente meno misera, che fugge a sua volta alla ricerca di un senso in una doppia vita che diventa rapidamente tripla, quadrupla, in un gioco di specchi vertiginoso e affascinante.
Niente, più niente al mondo trae spunto da un fatto di cronaca e stupisce, ancora una volta, la capacità dell’autore di raccontare vite minime, universi locali, costellazioni sociali in cui ogni perturbazione può portare cambiamenti di orbita dalle conseguenze imprevedibili e disastrose. Lo sguardo porta a una donna ai margini di ogni scala economica, sociale, culturale, familiare. Annullata da un marito assente, sola ad affrontare un mondo che arriva mediato dalla televisione o dalle offerte dei discount, frustrata nelle ambizioni di una rivalsa per procura che la figlia non ha intenzione di assecondare, è vittima e carnefice al tempo stesso e si fatica a decidere quale dei due aspetti prevalga e persino se abbia senso questa nostra necessità di trovare ed esprimere un giudizio definitivo.
E in fondo, in una società tanto ingiusta, ha senso pretendere giustizia nelle aule di tribunale?
Il Giardino di Gaia trae spunto da una intercettazione e fotografa una certa realtà, locale ma non troppo, in cui corruzione, tradimento, menzogna, controllo e ambizione si inseguono spiraleggiando sempre più strettamente in un finale nerissimo e desolante, che non risparmia nessuno.
Il mondo non mi deve nulla è il più lungo e se, da una parte, offre una riflessione sui crimini di una finanza priva di qualsiasi dimensione etica, dall’altra introduce una figura femminile affascinante, lucida, spietata in primis nei confronti di sé stessa. Si tratta di una storia che non si riesce a incasellare facilmente e in cui i protagonisti si alternano in un carosello in cui diventa impossibile affibbiare le etichette consuete di buoni e cattivi.
Perché questo è quello che accade con i libri di Massimo Carlotto: aprono più porte di quante intendano chiuderne e sollevano domande destinate a restare senza risposta.
Abituati come siamo a leggere una narrazione del mondo sostanzialmente manichea, un mondo in cui il bene e il male sono nettamente distinti, le pagine di Carlotto ci lasciano ogni volta in balia di un lieve turbamento, una vertigine che costringe a strizzare gli occhi nel tentativo di ritrovare un fuoco, dei punti di riferimento interiori, senza tuttavia riuscirci facilmente, o persino del tutto.
E forse è questo stupore nel guardarci intorno con occhi nuovi, nello scoprire orizzonti nel cortile di casa che sta il dono più grande che la letteratura può darci.
Quando non è semplice intrattenimento.
AUTORE
Massimo Carlotto è nato a Padova, dove vive. È considerato uno dei migliori scrittori di noir e hard boiled a livello internazionale. I suoi romanzi sono tradotti nelle principali lingue.