L'avvelenatrice di uomini di Cathryn Kemp - ilRecensore.it
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L’Avvelenatrice di uomini di Cathryn Kemp

L’avvelenatrice: un mistery storico dalle mille tonalità.

 Palermo, 1632. Escono di notte, Giulia e sua madre Teofania. Percorrono i vicoli bui perché nessuno le veda intrufolarsi nel retro di un convento, dove preparano con diabolica maestria l’Acqua, un veleno tanto micidiale quanto irrintracciabile, che le donne possono somministrare di nascosto a mariti o padri, fratelli o amanti, per sottrarsi così alle loro violenze e sopraffazioni.

Giulia ha appena tredici anni, eppure aiuta la madre a consegnare la pozione alle donne che la richiedono, durante la messa o nel chiuso delle case o dei bordelli. Fino a quando non è lei stessa a doversene servire…
Roma, 1656.

In città imperversa la peste. Le vittime sono così numerose che, a lungo, sono passate inosservate le morti di decine, forse centinaia, di uomini, spirati senza contrarre febbri ed esibendo un aspetto addirittura più florido di quando erano in vita. Ma Giulia sa di essere in pericolo. E con lei anche la figlia Girolama e la cerchia di donne che fino a adesso l’hanno aiutata e protetta.

La sua Acqua tofana – come ormai è conosciuto in città quel veleno potentissimo – è fin troppo richiesta. E infatti la morte sospetta di un cardinale, fraterno amico del papa Alessandro VII, scatena i segugi dell’Inquisizione: l’ignobile commercio dev’essere fermato, la tela d’intrighi e inganni sgominata. Per Giulia è arrivato il momento di affrontare con coraggio il proprio destino…

L’avvelenatrice di uomini, di Cathryn Kemp, è un romanzo storico che celebra la figura leggendaria di Giulia Tofana nota come l’Avvelenatrice di Palermo o la Siciliana, come si legge nel romanzo.

Una figura tra storia e realtà, che dal ‘600 infiamma chi ama credere a queste figure mitologiche di eroine – o anti-eroine – che si muovono in una zona d’ombra tra giustizia e vendetta, tra bene e male.

Ed è bello così, perché il ritratto di Donne come Giulia, che si sono levate oltre le convenzioni sociali, le regole e le ingiustizie del loro tempo rappresenta un messaggio forte di emancipazione femminile, dimostra la forza e la resilienza di chi in anticipo sui tempi ha scelto di non voler chinare il capo e subire solo in virtù del proprio genere e dei propri natali.

Se Giulia non fosse esistita in carne e ossa, vive comunque nell’immaginario culturale, in tutte quelle donne che, a volte anche macchiandosi di atroci crimini, hanno lottato con le unghie e con i denti per non essere più semplici oggetti e complementi ma per essere davvero persone, esseri umani. E questo messaggio erompe potente dalle pagine di questo romanzo.

Kemp ha creato  una storia che trasuda sogni, speranze, dolore, vita e morte. Che travolge il lettore con la voce di Giulia, che in prima persona racconta la sua vita, la sua storia, dalla fanciullezza alla terribile morte sul patibolo, prendendo chi legge per mano e portandolo con sé pagina dopo pagina.

La scrittura di Kemp è forte, altamente descrittiva, ricca di metafore e immagini visive che rendono il testo molto ricco e cinematografico. Durante la lettura si ha la netta impressione di essere lì: si sentono i miasmi e i fetori dei bassi fondi, della popolazione più povera e indigente; l’aria è sempre piena di odori: dal profumo delle erbe e delle spezie nella spezieria di Giulia e delle sue compari, al sudore dei corpi, dal profumo di lavanda e agrumi della villa siciliana in cui viveva da bambina al tanfo degli escrementi umani e animali gettati nei vicoli più sordidi. 

I sensi sono sollecitati tutti, sempre. 

Gli ambienti sono delineati e caratterizzati per creare un contrasto tra i luoghi del popolo e i luoghi del potere. Anche se a emergere vive e potenti sono prima Palermo e poi Roma, due città che sono teatro e insieme protagoniste; due città che con le loro vie, con le bettole, le case nobiliari, le chiese nascondono segreti, sussurri e bisbigli proibiti, le grida silenziose in cerca di aiuto che si alzano da una schiere di donne di tutte le estrazioni sociali costrette a sottostare al dominio degli uomini: siano essi padri, fratelli, mariti o confessori. Uomini che ne decidono futuro, pensieri e azioni, come giudici misericordiosi che riportino le anime smarrite alla ragione, in una visione totalmente patriarcale del mondo.

Giovanna, la <<sordida strega>>.

Graziosa, l’<<infida fattucchiera>>.

Maria, la <<turpe tentatrice>>.

Girolama, la <<sgualdrina del diavolo>>.

E io, l’<<avvelenatrice di Palermo>>.

Loro sono le protagoniste di questa storia. Le donne sagge che gravitano intorno a Giulia. La sua cerchia, la sua sorellanza.

Una gruppo di donne fiere e libere che decide ogni giorno il proprio destino, che rischia la propria esistenza per rispondere al richiamo di altre donne meno fortunate. E allora l’Acqua, che Giulia e le sue consorelle preparano, risponde al loro richiamo.

Il veleno letale è la soluzione al gioco violento della società degli uomini. Ma è anche pericoloso alfiere di un destino di sofferenza e morte.

Giulia, Giovanna, Girolama, Graziosa e Maria sono cinque creature diverse tra loro, per esperienze e pensieri ma sono legate da un affetto sincero, da una comprensione reciproca profonda, sono unite da una missione che travalica ogni legge: rendere giustizia alle donne che non hanno altri mezzi per sopravvivere.

Queste donne sono ben consapevoli di ciò che fanno, di ciò che rischiano, di quanto le loro mani si sporcano di sangue per procura ma continuano imperterrite per la loro strada, consce di chi sono davvero, sanno di essere di fatto delle assassine ma non hanno mai un rimpianto o un rimorso per le priore decisioni. Il loro è un cammino di scelta, autodeterminazione ed emancipazione. Sono resilienti e determinate.

Anche se a volte l’autrice tende a sottolineare in modo troppo ridondante questo senso di giustizia e vendetta; come l’intento di questa cerchia femminile sia quello di raddrizzare i torti subiti, come le donne siano alla stregua di essere inferiori all’uomo. Alla lunga questo puntare l’attenzione su un aspetto che emerge già forte e potente durante la lettura, può mettere distanza tra la storia e il lettore che viene come condotto a forza a questo assunto di pensiero.

Quello che colpisce è quanto la nostra epoca si rispecchi tristemente in questa narrazione alla luce di tutti i terribili fatti di cronaca che ogni giorno ci spezzano dentro, il mondo non è cambiato.

Giulia ha un passato difficile. La sua infanzia è trascorsa libera e serena alla corte del re di Spagna ma le cose cambiano drasticamente quando la sua amata madre, Teofania – colei che la istruisce all’arte del veleno e delle erbe – sposa Francesco un ricco mercante di Palermo e si trasferisce in Sicilia. Qui la loro casa è una prigione dorata, qui la vita è fatta di doveri, preghiera e abusi a cui non può sottrarsi.

Teofania è una donna bellissima, intelligente, coraggiosa. Una donna sicura ma conscia della propria condizione di ex cortigiana. Teofania, come Giulia, è determinata e non si tira mai indietro con chi ha bisogno, il suo è un desiderio di giustizia profondo e potente. Ma c’è una differenza tra madre e figlia, sebbene siano l’una lo specchio dell’altra.

Girolama è la figlia di Giulia, il suo aspetto rispecchia quello del padre Francesco, non ha i capelli color del grano e gli occhi colore del mare della madre. Iridi scure e capelli neri la fanno apparire risoluta e volitiva benché la sua indole sia anche estremamente passionale, sprezzante e mutevole. È una giovane abbagliata dallo sfarzo della nobiltà e della ricchezza, dal mondo dell’aristocrazia che frequenta come La Strologa colei che intrattiene i nobili e le nobildonne dell’alta società leggendo i tarocchi e interrogando gli astri. Per lei l’autrice si è ispirata a una figura realmente esistita sebbene, come per gli altri personaggi reali inseriti nella storia, ne abbia immaginato vizi e virtù. Girolama rappresenta il desiderio di elevarsi, di cambiare il proprio destino.

Giovanna è buona, un’esperta levatrice, anche la sua vita è stata piena di dolori e vicissitudini difficili per questo si lega molto a Giulia e sua figlia e le elegge a sua famiglia di adozione. 

Graziosa è la pia mendicante un’anziana cenciosa e scaltra. Nonostante lavori per la spezieria sceglie di vivere per strada, libera di ascoltare e vedere non osservata tutto ciò che accade intorno a lei, consapevole che nessuno bada a una vecchia mendicante. È un personaggio particolare. Se Giovanna è la voce della ragione del gruppo, la custode di queste donne, Graziosa è selvaggia e imprevedibile ma per qualche motivo sempre leale. 

Maria è diversa, particolare. Segnata da un lutto molto doloroso la sua mente viaggia su altri binari, in un mondo di fate e misteri. È l’elemento meno aderente al gruppo, forse anche per questo il suo nome ha un’iniziale diversa da quella delle sue compagne. È il personaggio che rimane meno delineato e analizzato, ma in qualche modo è il tassello finale di questo strambo gruppo di donne.

Tutte sono comunque ben descritte sia dal lato fisico che da quello umano andando a rappresentare diverse età e diversi aspetti dell’essere donna.

Non manca però il contraltare maschile in questa mise en scene teatrale. A dar voce al pensiero maschile dominante, al potere della chiesa con la sua volontà di censura e di purificazione della società ci pensa Papa Alessandro VII che muove le fila degli eventi finali in modo totale. È un uomo conscio del suo potere e della sua posizione ma si ritrova schiavo di un’ossessione che può solo reprime con la mortificazione della carne e un atto finale di liberazione totale. Rispetto agli altri attori in scena risulta un po’ stucchevole e sempre mutuale a sé stesso, bloccato in una situazione che non apporta particolare spessore alla storia.

Anche se è grazie a lui e alle sue lettere che emerge un aspetto interessante della società dell’epoca, ovvero i privilegi dei nobili e delle casate più potenti. Perché gli errori e i crimini si pagano solo se sei del popolo. Agli aristocratici è garantita una giustizia diversa, molto più compassionevole. Soldi, potere e natali possono garantire una via di fuga privilegiata anche dal peggior atto criminale.

E parlando dell’Inquisizione trova spazio l’altra voce maschile della storia. Il governatore Bracchi, braccio destro del Papa nella lotta contro le turpi avvelenatrici e il loro letale veleno. Bracchi è un uomo determinato, scaltro e intelligente, mosso dalla fede ma soprattutto dalla volontà di affermazione personale.

A fare da contraltare a questi due personaggi c’è Don Antonio, un prete che agisce in modo non convenzionale e fuori dai dettami della chiesa. È un personaggio marginale ma che segna un punto di rottura con la società patriarcale e di forte impronta religiosa che viene presentata. Come a sottolineare che il cambiamento può arrivare da qualsiasi parte.

I temi del romanzo sono ben evidenti e importanti.

Si parla dell’essere donna, della mancanza di diritti, sogni e speranze. Della lotta per potersi affermare e seguire la propria strada e la propria volontà. Si parla della capacità delle donne di fare squadra, di sostenersi a vicenda in un mutuo scambio anche se si rimarca come a volte siano proprio le donne le prime nemiche di sé stesse, il primo ostacolo al raggiungimento della libertà e della felicità.

Si parla di rapporto madre-figlia. Un legame oltre il sangue e la carne. Qualcosa che rimane scavato nel profondo del cuore ed è motore di vita.

La magia ha un ruolo importante, ma non nel senso classico del termine.  Queste donne sono guaritrici, esperte erboriste, conoscono i rimedi naturali per i vari malanni e la cosmesi e se creano qualche incantesimo lo fanno più come placebo che altro. Non sono devote al maligno ma non credono nella chiesa tradizionale. Sono legate agli spiriti della natura, della terra e del mare, a quelle forze che gli danno la speranza per andare avanti un giorno dopo l’altro. Si crea una contrapposizione tra la religione dominante vista come soverchiante, rigida, obbligata e una religione intima e sincera, liberamente scelta.

L’avvelenatrice di uomini è un romanzo ricco di trame e sotto-trame. Ha mille sfumature da cogliere. È un romanzo che parla di donne e di scelte e sa come arrivare al cuore di chi legge in modo forte e delicato insieme. Lo consiglio a chi cerca una storia al femminile e a chi ama le leggende che diventano realtà.

Cathryn Kemp - L'avvelenatrice di uomini

Cathryn Kemp, autrice bestseller del Sunday Times, è anche ghostwriter e con il suo memoir Coming Clean si è aggiudicata il Big Red Read Prize for Non-Fiction.

 L’avvelenatrice di uomini è il suo esordio nella narrativa storica. Quando non viaggia per indagare sulla vita di donne pericolose e affascinanti del passato, vive sulla costa meridionale dell’Inghilterra con il figlio e un gatto rosso di nome Gingey.

Autore

  • laura_lag

    Laura. Classe 1987. Lei è un caos calmo. Da dieci anni si occupa di comunicazione a 360° per un Brand di moda del comasco giocando e sperimentando con parole e immagini. Nasce come lettrice in modo timido durante le scuole medie dove capisce subito che i suoi generi di riferimento non saranno mai "tranquilli". Al liceo la passione per i libri esplode e negli anni diventa qualcosa di fondamentale come respirare o dormire. Complice una formazione universitaria in mercati dell'arte prima e comunicazione per le imprese poi, insieme all'amore per la lettura sviluppa una forte adorazione per mostre, cinema e fotografia nonché per la scrittura come mezzo espressivo. Nel tempo libero ama lo sport ma soprattutto il contatto con la natura che negli ultimi anni l'ha trasformata in un vero folletto dei boschi. Testarda, sognatrice, idealista, permalosa, lunatica, leale, comprensiva, passionale nelle cose della vita. È una introversa-estroversa che si batte sempre per ciò in cui crede, anche quando vuole dire lottare contro i mulini a vento, e che non teme la solitudine e i vuoti. Ama i tatuaggi e il suo aspetto da ragazza della porta accanto si scontra con un amore smisurato per tutto ciò che è horror, gotico e dark, quindi non lasciatevi ingannare dalle apparenze. Sul suo comodino non mancheranno mai letture da brividi o romanzo intensi che scavano nell'animo umano. Questa passione per la lettura e tutto ciò che ruota intorno ai libri l'ha portata due anni a trasformare la sua pagina Instagram @laurag_lag in un luogo magico dedicato a recensioni, interviste ad autori e case editrici e progetti letterari. è anche membro direttivo di un collettivo di scrittura e illustrazione horror, Weird, Gotica al femminile @coven.riunito

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