Francina Chiara
Lettori de ilRecensore.it oggi ho il piacere di presentarvi un volume monografico che farà la felicità di tutte quelle persone che vivono d’arte e di bellezza.
Si tratta di “Piero Persicalli. Nel segno dell’Aquario” curato da Francina Chiara per l’editore Scalpendi.
Il testo che si presenta strutturato come un classico catalogo d’arte conta di 381 pagine che sapranno far immergere il lettore in un mondo magico fatto di arte, cultura e disegno tessile.
Questa monografia si presenta curata nei dettagli con una prima parte biografica che ripercorre l’intera carriera di Persicalli e una serie di parte tematiche dove le opere dell’artista di Zara vengono suddivise per tema trattato.
I dipinti e i designi del pittore vengono presentati in modo dettagliato ed esemplare rendendo questo volume una chicca per collezionisti.
Recensire un testo del genere non sarebbe possibile senza perdere il senso che anima un’opera ricca e ricercata come questa. Per questo motivo a parlarvene al meglio sarà la bravissima curatrice Francina Chiara, attraverso una bellissima intervista.
Scrivere una monografia è come un atto d’amore verso l’artista oggetto di studio. Come nasce l’idea e la voglia di dedicare un lavoro così complesso e dettagliato a Piero Persicalli?
«Concordo pienamente sul fatto che cimentarsi in un progetto come quello dedicato a Piero Persicalli sia un atto d’amore.
Il mio interesse su questo autore è nato da un incontro che risale al 2001, mentre lavoravo come curatrice delle collezioni tessili della Fondazione Antonio Ratti (FAR) di Como. Stavamo allestendo una mostra sulla storia del distretto serico comasco e avevo scoperto l’esistenza di disegni tessili di Piero Persicalli nel fondo Ravasi della FAR, rimanendo colpita dalla loro originalità. In quell’occasione avevo conosciuto Enzo, uno dei figli dell’artista ed era scattata una spontanea simpatia reciproca.
Nel 2004, mentre frequentavo la Scuola di specializzazione in beni storico-artistici dell’Università cattolica di Milano proposi al Professor Luciano Caramel una tesi di diploma su Piero Persicalli e il rapporto tra la sua arte tessile e la sua pittura; ripresi i contatti con Enzo, avviai un’assidua frequentazione della sua casa che era stata anche la casa e l’atelier del padre.
Il rapporto con Enzo si tramutò in un rapporto di stima e sincero affetto reciproco: conservo una lettera a tesi conclusa che si avvia così: “cara amica…”
A distanza di anni, nel 2022 anche una galleria si è “innamorata” dell’arte di Persicalli, tanto da rilevarne un cospicuo numero di opere: sono stata contattata ed abbiamo avviato insieme, accomunati dalla passione per l’artista dalmata, il progetto di ricerca confluito nella monografia.»
Nel segno dell’Aquario è un titolo piuttosto evocativo, cosa rappresenta rispetto al corpus di produzione di Persicalli?
«Piero Persicalli è di origine dalmata, ebbe il mare nel cuore e un forte senso panico della natura intesa in modo olistico come paesaggio, esseri umani, flora e fauna.
L’iconografia dei pesci caratterizza tutta la sua carriera artistica, fu un soggetto ricorrente affrontato con modalità espressive differenti, dal naturalismo della fine del primo decennio del Novecento all’astrazione informale degli anni Quaranta e Cinquanta, passando dalla sintesi e dal dinamismo delle forme degli anni Venti.
La fortuna ha voluto che fosse nato il 3 febbraio, sotto il segno zodiacale dell’Aquario: alla ricerca del titolo per il volume, abbiamo interpretato questa coincidenza come un’indicazione del destino.»
Quanto tempo richiede e quanto lavoro si cela dietro una monografia di queste dimensioni?
«Tanto tempo, tanto lavoro. Il lavoro si è concentrato dal 2022 al 2024 ma la ricerca era stata avviata nel 2004, intensificata nel 2005, alimentata costantemente e ripresa un paio di anni fa. Vent’anni dunque nei quali ci sono state pause e accelerazioni, necessarie le une per lasciare decantare, le altre per fissare il frutto della stratificazione e dell’interpretazione delle informazioni raccolte.
Senza contare che la stesura della monografia è passata dalla consultazione de visu di un repertorio vasto di opere per stabilire un percorso cronologico di cui il pittore non si era curato, datando pochi lavori in occasione di episodi della sua vita da lui ritenuti svolte importanti, come l’assenso amorevole della madre all’avvio della carriera artistica con l’iscrizione all’Accademia di Monaco nel 1907, per nulla scontato in una famiglia tradizionalmente dedita al commercio e che aveva pensato per il primogenito quella professione. »
Quanto è complesso ricostruire la vita di un artista che ha girato l’Europa per molti decenni e quali sono gli step necessari per arrivare a una ricostruzione totale e completa di vita e opere?
«La complessità c’è, è indubbio e tuttavia essa è stata una sfida gratificante, un’occasione per prendere in carico, sottolineare e arricchire il panorama tracciato dalla storiografia artistica rispetto ai fermenti artistici, alla pluralità dei centri propulsori di novità, alla peculiarità di identità culturali come quella dalmata, cosmopolita nel peculiare rapporto con Venezia, sospesa tra Mitteleuropa e Italia.
Gli step necessari per la ricostruzione sono la ricerca biografica e quella storica, andando per archivi e biblioteche e per i luoghi di origine e abitati dagli artisti: Zara e la Dalmazia, la Brianza.»
Pubblicare le opere di un artista prevede una particolare burocrazia? Ci sono dei passi necessari da fare per ottenere i permessi necessari qualora siano ancora in vigore i diritti d’autore e di proprietà intellettuale?
«La burocrazia c’è e lei stessa ha menzionato la questione dei diritti d’autore e della proprietà intellettuale. Verificatane l’esistenza, oltre ai permessi da ottenere per la riproduzione delle opere, c’è da impostare i rapporti con i detentori dei diritti nella correttezza sostanziale, nell’onesta intellettuale, facendo comprendere che una monografia come quella pubblicata non lede ma, al contrario, valorizza l’opera di un artista sinora sconosciuto.»
In genere l’idea di una monografia del genere nasce da chi cura il progetto, da una richiesta della casa editrice o di soggetti terzi, come la famiglia dell’artista?
«Nel caso della monografia su Piero Persicalli l’idea è nata da una convergenza tra una galleria, attualmente il maggiore collezionista di opere dell’artista, la sottoscritta e il coinvolgimento successivo della famiglia del pittore che ha generosamente acconsentito alla visione e alla riproduzione dei dipinti in possesso, nella progressiva consapevolezza che il volume avrebbe finalmente restituito non soltanto la vicenda di un proprio caro, ma anche la carriera di un artista meritevole di essere conosciuto oltre le mura domestiche.»
Quando si va a ricostruire in toto il lavoro artistico e la vita personale di un artista quasi sono le parti più difficili da seguire? Quali sono gli ostacoli principali che si possono incrociare sul percorso?
«Per un artista come Persicalli, la cui vita ha attraverso luoghi e periodi investiti da molteplici stimoli culturali, da identità sfaccettate e da radicalizzazioni politiche che hanno sortito effetti devastanti, le difficoltà riguardano la quantità dei contesti da ricostruire, il vaglio delle molteplici fonti da prendere in considerazione, l’assenza strumentale di queste ultime.
Faccio un esempio concreto: alla fine della Prima guerra mondiale Persicalli espose a Zagabria insieme ad un pittore balcanico ottenendo ottime recensioni su una rivista della migliore intellighenzia croata.
Dopo la seconda guerra mondiale, con i nuovi assetti politici, la presenza del dalmata Piero Persicalli è stata cancellata da un repertorio delle mostre di Zagabria, che ho potuto consultare grazie alla segnalazione generosa di una studiosa croata con cui ho avuto contatti.»
A chi si rivolge in genere un lavoro di questo tipo? Come viene accolto dal pubblico?
«Nell’offrire sia un corposo saggio, sia un repertorio cospicuo di illustrazioni tutte a colori, il volume si rivolge agli storici dell’arte, agli storici, ai creativi in generale, a coloro che amano leggere e a coloro che amano guardare belle immagini. Il volume è stato presentato a Milano Bookcity nello scorso novembre ed ha avuto una buona accoglienza.»
In questo volume ci sono oltre 50 anni di opere pittoriche. Sono state presentate tutte o è stata fatta una selezione? Se si in base a quali criteri si scelgono le opere da tenere e quelle da estromettere?
«Il materiale a disposizione era considerevole, tra disegni e opere compiute: è stata fatta necessariamente una selezione, ma una selezione generosa nel desiderio di documentare il più possibile l’attività dell’artista.
Sono stati espunti quei lavori reputati non necessari a delineare le tappe salienti, cronologiche e tematiche della carriera del pittore e tanta parte dei disegni per tessuti, che avrebbero fatto lievitare il numero delle pagine!»
Qualche curiosità nascosta da sapere su questa monografia?
«Il tiro mancino giocato a mio marito di una vacanza al mare, “guarda caso” a Zara e in Dalmazia, che lo ha visto leggere ogni riga del quotidiano chiuso ad agosto nella biblioteca civica di Zara – con una bellissima vista mare, però – o a cercare tombe nel vasto cimitero della cittadina in un assolato pomeriggio estivo.
O ancora, nella stessa vacanza, la mattinata passata nella sede della comunità degli italiani di Zara, seduta nella sala dell’associazione su moderne poltroncine di design ricoperte da tessuti del dalmata Ottavio Missoni, in compagnia del segretario e del presidente novantenne, ad ascoltare come la grande Storia influisce sui destini personali.»
Quali sono i prossimi progetti in cantiere?
«Sarebbe bello poter realizzare una mostra, dando la possibilità al pubblico di vedere dal vivo la qualità delle opere di Piero Persicalli, di lasciarsi emozionare da una pittura di sentimento che muove i sentimenti di chi guarda e colpisce per la maestria nel gestire gli elementi essenziali della buona pittura: il disegno, le forme, la composizione, il colore.»
La redazione de ilRecensore.it ringrazia Francina Chiara per la disponibilità e le preziose informazioni.