La geografia del danno di Andrea De Carlo - Abbiamo letto - ilRecensore.it
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LA GEOGRAFIA DEL DANNO di ANDREA DE CARLO

La geografia del danno

Questa è la storia di un segreto di famiglia che ne contiene altri. Di una traversata oceanica dall’Italia al Cile in cerca di fortuna. Un’emigrazione dalla Sicilia alla Tunisia per le stesse ragioni. Di una ragazza cilena che arriva a Genova all’alba della Prima guerra mondiale. Di un giovane ingegnere navale che perde la testa per un’attrice di teatro. Una compagnia di commedianti sudamericani che cela talenti straordinari. Di una coltellata che sfigura un uomo e distrugge una famiglia.

Andrea De Carlo parte da una rivelazione sconvolgente per inoltrarsi in un’indagine che lo porta ai primi decenni del secolo scorso e poi ancora più indietro, alla fine dell’Ottocento.

Poco alla volta, grazie a vecchie fotografie ritrovate, scritti, incontri e un ostinato lavoro di osservazione e deduzione, l’autore ricostruisce le vicende avventurose e drammatiche della sua famiglia. 

La geografia del danno è una storia vera raccontata come un romanzo, che pagina dopo pagina rivela quanto chi ci ha preceduti determina in parte chi siamo oggi.

Un giorno di parecchi anni fa mio padre ha invitato a pranzo me e mia sorella.

Ecco il titolo del primo capitolo del nuovo romanzo di Andrea De Carlo. Ed è anche l’incipit.

“Un giorno di parecchi anni fa mio padre ha invitato a pranzo me e mia sorella, e quando abbiamo finito di mangiare si è alzato da tavola e ha detto – Volevo dirvi che vostra nonna è morta”.

E la nonna è la stessa che si vede in fotografia nella copertina del libro.

Ho avuto il piacere di incontrare di persona Andrea De Carlo presso la casa editrice La Nave di Teseo in quel di Milano e di trascorrere con lui, e poche altre persone, un’oretta a chiacchierare del suo nuovo libro.

Questa è una storia vera, innanzitutto.

Eh sì, perché la nonna in questione è proprio la nonna di Andrea De Carlo, di cui ha scoperto in un modo a dir poco sconvolgente la morte e con cui si apre, quindi, il romanzo.

Ma più che romanzo, lo definirei narrativa familiare, narrativa di viaggio, perché è un viaggio attorno al mondo che compie l’autore per venire a capo di un mistero che avvolge la sua famiglia da anni.

La geografia del danno è proprio la storia di questa indagine familiare, la cui mappa si può trovare sulla prima pagina del libro dove c’è un disegno stilizzato che rappresenta l’albero genealogico della sua famiglia.

Andrea De Carlo ci confessa che è da anni che gli frullava in testa questa storia – da quando suo padre gli ha fatto quella rivelazione sulla nonna, Doralice Migliar – e il processo di scrittura è durato un paio d’anni. 

Ma ancor prima di scrivere, ha dovuto compiere un lavoro di ricostruzione, ricostruzione della sua famiglia i cui pezzi erano sparsi per il mondo, come fosse un puzzle. Ha dovuto condurre molte ricerche e parlare con tante persone, mettere in ordine i vari tasselli che a mano a mano emergevano.

In realtà, c’è stata una fonte che più di tutte lo ha aiutato molto nel ricostruire la storia: un biografo cileno che attraverso gli archivi di Conception – una città in Cile dove la nonna aveva vissuto una parte della sua vita – ha avuto accesso a tutti i dati della nonna.

E nel viaggio intrapreso alla ricerca delle sue origini Andrea De Carlo è venuto a conoscenza di una migrazione di cittadini siciliani verso la Tunisia e di migranti cileni verso Genova – lo avreste mai detto?

“Mi sono dato la regola, stavolta, di non riempire i vuoti con l’immaginazione e di non romanzare niente. E ho scoperto quant’è sorprendente la realtà, quant’è più interessante dell’invenzione”.

De Carlo ci ha confidato che scrivere questo libro ha avuto un effetto terapeutico, anche se sono rimasti ancora tanti punti interrogativi.

Punti interrogativi che il lettore troverà anche ne La geografia del danno perché De Carlo, mettendosi dalla parte dello stesso lettore, espliciterà mano a mano tutte le domande che emergeranno durante la sua ricerca lungo la linea genealogica della sua famiglia. È stato per lui un viaggio curioso, perché di solito chi scrive un libro sa già come andrà a finire, si fa una scaletta; mentre qui, per forza di cose, non è andata così: lui ha dovuto seguire la strada segnata da altri, dai suoi antenati.

«Ho scritto questo libro perché ho scoperto una storia straordinaria e penso che tutti siamo figli di storie altrettanto straordinarie. E ho ricevuto una lezione fondamentale per uno scrittore: la realtà batte ogni immaginazione. Ho capito che raccontare una storia vera è molto difficile, perché la storia inventata ti rende padrone degli eventi, mentre quella vera ti mette davanti alla complessità dell’universo e della vita. E questa per un romanziere è una grande lezione».

Forse una scaletta si può trovare nell’indice del libro, dove i titoli dei capitoli corrispondono alle prime parole del capitolo stesso.

Così troviamo Da bambino non è che mi fossi interrogato troppo sui miei antenati, Sono riuscito a trovare quattro foto in fondo a un cassetto, La zia Anita era una donna minuta con un forte senso dell’umorismo, E’ strano trovare la prova di un delitto cent’anni dopo che è stato commesso per arrivare alla fine con Scoprire qualcosa accentua la mancanza di quello che ancora non sai, Ho ricevuto una nuova fotografia di Doralice da mia sorella per concludersi con il capitolo finale Quindi Doralice e Carlo si conoscevano da prima di quanto pensassi.

È un vero e proprio percorso quello compiuto da Andrea De Carlo, un percorso attraverso la chimica dei sentimenti della sua famiglia, un Lessico familiare di ginzburghiana memoria in stile moderno.

E alla mia domanda su come si sia sentito a non essere riuscito a sciogliere tutti i nodi, De Carlo ha risposto dicendo che non colmare i vuoti che sono rimasti è stato il patto che lui ha voluto siglare con il lettore: è un fatto che certe risposte non le avrà mai, però alcuni elementi lo hanno portato ad avvicinarcisi.

«Detesto la psicologia d’accatto, però una delle ragioni per cui ho cominciato a scrivere questa storia è il desiderio di capire come un danno possa ripercuotersi attraverso le generazioni, e come gli interessati non ne siano consapevoli, fino a che non provano a ricostruire cosa sia successo davvero a chi li ha preceduti.»

ANDREA DE CARLO è nato a Milano, dove si è laureato in Storia contemporanea. Ha vissuto negli Stati Uniti e in Australia, dedicandosi alla musica e alla fotografia. È stato assistente alla regia di Federico Fellini, co-sceneggiatore con Michelangelo Antonioni, e regista del cortometraggio Le facce di Fellini e del film Treno di panna. Ha scritto con Ludovico Einaudi i balletti Time Out e Salgari. Ha registrato i CD di sue musiche Alcuni nomi e Dentro Giro di vento. È autore di ventitré romanzi, tradotti in ventisei Paesi.

Autore

  • Titty

    Socia fondatrice della Rivista IlRecensore.it e social media manager, Blogger, bookstagrammer e speaker radiofonica. Gli studi classici mi hanno aperto la via ai libri e da allora non ho più smesso. Accumulatrice seriale di libri, non mi bastano 24 ore al giorno per leggere tutti i libri che vorrei leggere e, soprattutto, non mi bastano le librerie che ho in casa!

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