Segreti di famiglia di Numata Mahokaru - Abbiamo letto - ilRecensore.it
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Segreti di famiglia di Numata Mahokaru

Segreti di famiglia e il lato voyeristico della narrativa

 Ryosuke, un ragazzo di circa venticinque anni, si ritrova a indagare su un oscuro segreto che grava sul passato della propria famiglia.

Dopo l’improvvisa morte di sua madre e la misteriosa scomparsa della fidanzata Chie, un giorno Ryosuke riesuma casualmente quattro misteriosi quaderni dall’armadio nello studio del padre. I manoscritti, che recano un titolo enigmatico, rappresentano una sorta di confessione degli omicidi perpetrati dall’autore stesso sin dall’infanzia, scatenandosi con sempre maggior ferocia durante l’età scolastica e la maturità.

Questa inquietante scoperta porta Ryosuke a interrogarsi sulla veridicità dei manoscritti e sull’identità dell’assassino, che infine individua nella figura di Misako, la sua vera madre: non quella che è morta da poco e che ha sempre vissuto con lui, bensì quella biologica, di cui il ragazzo conserva soltanto un vago ricordo.

Con l’aiuto del fratello Yohei, Ryosuke riporta alla luce un complotto ordito anni prima dalla loro stessa famiglia: dopo aver scoperto la natura assassina di Misako, i genitori e il marito di lei (rispettivamente, i nonni e il padre dei due ragazzi) avevano cercato di sbarazzarsene, sostituendola poi con sua sorella Emiko affinché il piccolo Ryosuke non si accorgesse della sparizione della madre.

 Segreti di famiglia, dell’autrice giapponese Numata Mahokaru, è un romanzo particolare e fuori dagli schemi. Non possiamo parlare di un classico thriller né possiamo parlare di un vero e proprio noir. 

Si tratta più di un viaggio introspettivo e della memoria nella mente di un soggetto disturbato e dalle innate tendenze omicide: Misako, che fin da bambina ha trovato nell’atto di togliere la vita qualcosa di catartico e di emozionante. Uno strumento per comprendere e vedere davvero il mondo.

Il suo cosiddetto yurigokoro, parola da lei inventata per provare a spiegare una parte innata di sé, convinta che tutti ne abbiano uno. Ma di fatto leggendo scoprirete che lo yurigokoro è altro.

Fin da piccolissima Misako è taciturna e solitaria, sembra avere difficoltà a relazionarsi con gli altri. Tutto cambia quando per caso la madre le regala una vecchia bambola che chiama Yuriko e scopre qualcosa che le interessa davvero e sviluppa il suo personale appagamento dello yurigokoro.

Dopo questo “incontro” qualcosa sembra ricomporsi nel suo animo instabile ma la ricomposizione avviene in modo frammentato e distorto e ha inizio una serie di vicende che portano la sua mano a togliere la vita in modo più o meno diretto. Ogni volta in modo inatteso e irrazionale ma sempre soddisfacente.

Questo lato della sua vita però, rimane nascosto e segreto agli occhi del mondo. Solo il suo diario è il suo interlocutore fidato, colui a cui parlare senza remore e giri di parole.

I terribili “Segreti di famiglia” vengono a galla quando Ryosuke scopre per caso i diari della donna nascosti in una vecchia scatola a casa del padre, un giorno in cui l’uomo ormai mortalmente malato è a far visita alla vecchia madre.

Quello che si svela agli occhi del giovane sembra pura e atroce fantasia. E quando ne parla con il fratello Yohei non può fare a meno di pensare che forse lo sia, che forse non sia altro che un vecchio romanzo mai pubblicato o chissà, ma un tarlo inizia a scavare nella sua mente e le domande si fanno sempre più numerose.

In fondo da bambino ha sempre pensato che sua madre fosse stata bizzarramente sostituita da un’altra donna. Che sia successo realmente? Ma perché dovrebbe essere avvenuto?

Inizia così una storia lenta, che scorre come un placido torrente che nasconde insidioso rocce aguzze nel suo letto. Mano a mano che le tessere del puzzle si incastrano i segreti si moltiplicano e svelano una serie di realtà assurde da accettare a cuor leggero. Le cose nascoste sono tante e dalle molteplici conseguenze. 

La sinossi di Segreti di famiglia, sembra fare degli enormi spoiler. Ma la verità è che non è che la punta di un iceberg, perché un segreto trascina con sé l’altro in un gioco di identità negate.

Non aspettatevi una lettura adrenalinica o avventurosa. Misako racconta i propri omicidi come se stesse raccontando di una gita al lago. Evoca sensazioni, odori, suoni e ricordi e descrive tutto con leggerezza e in modo diretto come se ciò che ha commesso non fosse affatto un atroce crimine.

La narrazione si srotola così su più piani paralleli. Abbiamo il racconto in prima persona di Ryosuke che rimembra i mesi in cui la verità sulla sua famiglia viene a galla, il racconto in prima persona di Misako che passa dal raccontare al suo diario a parlare al suo “tu”, una persona che gli cambia in ogni senso la vita, un amore che in qualche modo scaccia le ombre che le gravitano dentro, anche se non è possibile dissiparle in modo perpetuo.

E abbiamo alcuni frammenti di racconto che ci arrivano direttamente dal padre di Ryosuke che va a completare i passaggi mancanti, a svelare altre verità dietro quelle messe nero su bianco. 

Anche se, con un ritmo costante, non mancano i colpi di scena su Misako, sulla famiglia di Ryosuke e sulla sua compagna, la giovane Chie.

Vi ho detto che questo romanzo guarda dentro la mente di un’assassina ed è vero. Lo fa però senza cercare giustificazioni o motivazioni. Misako descrive i fatti, li racconta ma non cerca mai di scusarsi o di trovare una motivazione che possa alleggerire le sue colpe. Sa che avrebbe dovuto smettere e che se fosse esista una medicina per smettere l’avrebbe presa senza pensarci però non prova sensi di colpa, non si sente cattiva, sa che è la sua natura e va avanti così, chiedendosi come nessuno l’abbia ancora scoperta.

Gli unici sensi di colpa, se così possiamo intenderli, sono verso il marito e il figlio tanto amato ma anche tanto “temuto”. Solo quando conosce “tu” la donna trova in qualche modo una pace interiore, un equilibrio ma basta davvero poco per insinuare crepe profonde in questo stato di cose. E nascono inquietudini, paure, torno l’immagine del pozzo nero che da bambina diede inizio a ogni cosa.

L’autrice non vuole sconvolgere a tutti i costi il lettore, con violenza estrema o situazioni paradossali. Sa che basta raccontare una storia famigliare fatta di molte ombre per destabilizzare. Ryosuke ne esce distrutto ma allo stesso tempo rinato, come se accettare di essere figlio di una prostitua omicida in qualche modo potesse giustificare eventuali gesti di rabbia o di vendetta o getto una luce diversa su se stesso . 

I personaggi sono il cuore della storia perché di fatto è Misako a reggere le fila di tutto. Con i sui crimini, le sue scelte, le sue debolezze e la sua profonda trasformazione. È una donna diversa dalle altre. Dentro di lei qualcosa funziona in modo peculiare ma quando si crea una famiglia sua è come se il mondo vibrasse di luce e di vita. Il suo arco evolutivo lascia emergere una nuova verità solo nel finale. In modo che tutto trovi compimento e redenzione o quasi.

Ma certi vizi non si smettono mai soprattutto quando poi sono a servizio di un bene superiore e famigliare.

Misako attraversa una vita difficile come un calvario che vuole redimerla, frutto delle scelte degli altri più che delle sue. 

Accanto a lei ci sono personaggi collaterali. Il marito, un uomo che si porta dentro per anni una colpa enorme che lo lacera giorno dopo giorno. Quando la incontra è come se la vita gli desse una seconda chance e potesse espiare il suo peccato. È un uomo buono, gentile e amorevole. Un padre devoto e disinteressato.

Vi è poi la sorella Emiko che in qualche modo è il motore scatenante di buona parte delle vicende presentate dalla sparizione di Misako in poi.

Di lei non si sa molto, si intuiscono sentimenti e pensieri tra le righe o si scoprono verso il finale dai ricordi condivisi.

E poi ci sono Chie la fidanzata di Ryosuke che nasconde un passato difficile e doloroso ma che il ragazzo ama con tutto se stesso arrivando persino a pensare di poter compiere gesti estremi per lei, una ragazza sventurata che però trova in lui un appiglio sicuro; e la signora Hosoya che lavora con loro allo Shaggy Head, la caffetteria con parco cani che Ryosuke ha fondato da qualche tempo. 

Due personaggi molto importanti in termini narrativi e di evoluzione della storia stessa. 

Tutti in qualche modo sono legati tra loro da un fato insondabile e nebuloso.
I temi del romanzo – Segreti di famiglia – non sono molti ma sono impattanti. Si parla di famiglia sopra ogni cosa perché quella di Ryosuke è una famiglia che nasce da una serie di vicissitudini e di incontri voluti dal destino. I suoi genitori in qualche modo erano legati da un filo rosso e dalla necessità di salvarsi da qualcosa che si è attaccata loro addosso come una seconda pelle. Una famiglia che evolve dopo una serie di scelte fatte in un momento critico, che portano con sé una serie di conseguenze e sconvolgimenti pronti ad attorcigliarsi su se stessi.

Si parla anche di salute mentale perché non si sa cosa si muova davvero dentro la testa di Misako, quanto i suoi impulsi omicidi potessero essere controllabili con le giuste cure o quanto fossero inevitabile ma quello che è certo è che la sua visione delle cose non segue gli schemi normali previsti dalla società e della moralità. Ma il medico che la curava da bambina non ha mai compreso davvero.

Si parla di fratelli e sorelle perché i rapporti di sangue e non, sono un elemento chiave della storia. 

Naturalmente si parla di amore. Quello che porta un uomo ad amare incondizionatamente la sua donna e spinge a cambiare. L’amore che non chiede niente del passato, che non giudica mai davvero e che non si spezza di fronte a nulla, anche se accetta lo scorrere della vita.

L’amore materno perché, anche se Misako sembra avere dei pensieri non proprio naturali per una madre, la verità è che ama il figlio profondamente e sinceramente. È una parte di sé o se stessa nel mondo.

Lo stile dell’autrice è diretto, usa sempre la prima persona e l’effetto in questo caso è di leggere un diario nel diario, un racconto nel racconto ed è una scelta che si rivela vincente perché di fronte a una storia che non presenta scossoni emotivi e narrativi la forma diretta narrata dal protagonista è la migliore e quella in grado di creare una intimità raccolta con il lettore.

Le descrizioni sono curate sia dal lato delle ambientazioni che delle sensazioni e dei sentimenti. Non c’è superfluo o ridondante.

È come osservare dallo spiraglio di una porta socchiusa ciò che accade in una famiglia qualunque con i suoi scheletri nell’armadio.

Una famiglia come tante, in cui non ci sono grandi pregi né grandi difetti all’apparenza. 

Lavori normali, difficoltà comuni nella vita di tutti i giorni. Leggendo conosciamo i personaggi nelle loro giornate e nella loro vita normale.

Non è un libro – Segreti di famiglia – per chi cerca qualcosa di movimentato o pieno di tensione ma per chi ama le atmosfere rarefatte e cerca storie in cui immergersi gettando un occhio sul vissuto umano senza necessità di giudizio moralizzante.

Se amate i libri lenti, in cui non accade niente ma accade tutto e vi piace il gusto voyeristico che si prova a spiare la vita degli altri allora ve lo consiglio.

Numata Mahokaru nasce a Ōsaka nel 1948. Figlia di un monaco buddhista, si sposa in giovane età con un bonzo, dedicandosi poi all’attività di casalinga. Il suo tardivo debutto nel mondo letterario avvenne nel 2005 – quando ha già superato i cinquant’anni – con la pubblicazione del romanzo Kugatsu ga eien ni tsuzukeba (Se settembre durasse in eterno), che le vale il premio Horror Suspense Taishō.

Il romanzo che consacra la fama di Numata, proiettandola in una dimensione di maggior respiro internazionale, è Segreti di famiglia (Yurigokoro), pubblicato nel 2011, che si aggiudica il premio Haruhiko Ōyabu, figurando oltretutto tra i candidati ai Mystery Writers of Japan Awards, il prestigioso riconoscimento attribuito annualmente ai migliori romanzi thriller.

Autore

  • laura_lag

    Laura. Classe 1987. Lei è un caos calmo. Da dieci anni si occupa di comunicazione a 360° per un Brand di moda del comasco giocando e sperimentando con parole e immagini. Nasce come lettrice in modo timido durante le scuole medie dove capisce subito che i suoi generi di riferimento non saranno mai "tranquilli". Al liceo la passione per i libri esplode e negli anni diventa qualcosa di fondamentale come respirare o dormire. Complice una formazione universitaria in mercati dell'arte prima e comunicazione per le imprese poi, insieme all'amore per la lettura sviluppa una forte adorazione per mostre, cinema e fotografia nonché per la scrittura come mezzo espressivo. Nel tempo libero ama lo sport ma soprattutto il contatto con la natura che negli ultimi anni l'ha trasformata in un vero folletto dei boschi. Testarda, sognatrice, idealista, permalosa, lunatica, leale, comprensiva, passionale nelle cose della vita. È una introversa-estroversa che si batte sempre per ciò in cui crede, anche quando vuole dire lottare contro i mulini a vento, e che non teme la solitudine e i vuoti. Ama i tatuaggi e il suo aspetto da ragazza della porta accanto si scontra con un amore smisurato per tutto ciò che è horror, gotico e dark, quindi non lasciatevi ingannare dalle apparenze. Sul suo comodino non mancheranno mai letture da brividi o romanzo intensi che scavano nell'animo umano. Questa passione per la lettura e tutto ciò che ruota intorno ai libri l'ha portata due anni a trasformare la sua pagina Instagram @laurag_lag in un luogo magico dedicato a recensioni, interviste ad autori e case editrici e progetti letterari. è anche membro direttivo di un collettivo di scrittura e illustrazione horror, Weird, Gotica al femminile @coven.riunito

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