Buongiorno Sabrina e benvenuta tra le pagine de ilRecensore.it, la rivista letteraria pensata per tutti i protagonisti di questa meravigliosa passione che è la lettura.
Sabrina De Bastiani, nata a Genova il 29 febbraio 1972, laureata in Lingue e letterature straniere, redattrice di Thrillernord, per cui cura recensioni e interviste, è autrice di racconti pubblicati sulle riviste “Confidenze” e “B-Magazine” (Bookabit) e su antologie, tra cui Genovesi per sempre (Edizioni della Sera, 2019), Sei un mito 4.0 (Erga Edizioni, 2019).
Insieme a Daniele Cambiaso ha pubblicato numerosi racconti thriller, gialli e noir su varie antologie dedicate al genere. Il duo è stato finalista nell’edizione 2019 del contest Ore contate.
Sabrina De Bastiani assieme a Daniele Cambiaso, ha curato le antologie Genovesi per sempre (Edizioni della Sera, 2019) e Natale a Genova Racconti al profumo di pandolce (Neos Edizioni, 2019), Natale a Genova. Tra musei e emozioni (Neos Edizioni, 2020), Natale a Genova. Luci sul mare (Neos Edizioni, 2021), Natale a Genova. I racconti del porto (Neos Edizioni, 2023).
A distanza ravvicinata (Fratelli Frilli Editori, 2020) è il loro primo romanzo a quattro mani, disponibile anche in audiolibro (Saga Egmont Italia, 2023), seguito da Genova, scelte di sangue (Fratelli Frilli Editori, 2022), Eredità Nera (Fratelli Frilli Editori 2024).
È una giornata ligure, di quelle che alzi gli occhi e speri che la pioggia non faccia danni, nella regione dove il Noir ti è stato tramandato per uno speciale Jus soli, così come l’immancabile mugugno, ed è qui che Sabrina De Bastiani si fa eccezione.
Curiosità, entusiasmo e gentilezza sono il suo biglietto da visita e lasciarsi conquistare è facilissimo.
Ho incontrato più volte Sabrina De Bastiani in occasione di vari eventi letterari e finalmente ho potuto approfondire con lei questa grande passione che è la lettura e la scrittura, in quello che si è rivelato un confronto prezioso.
Ma cominciamo dall’inizio, come nasce tutto? nasce prima la scrittrice, la blogger, la lettrice.. da dove partiamo?
«Allora io parto dalla lettura, il mio vero demone, perché così lo posso chiamare, è la passione per la lettura. Un amore per i libri che mi hanno trasmesso i miei genitori e principalmente mio padre.
Ho un ricordo molto forte legato alla lettura: ero una bambina e mio papà mi stava raccontato una novella di Verga, talmente preso da ciò che narrava, che si è commosso. Da quel momento in poi ho deciso che dovevo leggere, dovevo interpretare quei caratteri così potenti e mio padre, in età prescolare, mi ha insegnato a leggere. E da lì non mi sono più fermata!
Quello che mi dà una storia che mi colpisce è difficilmente restituibile, indescrivibile e sicuramente è un’emozione che mi porto dentro, anche quando non ricordo tutti i dettagli della trama, è facile che io possa ricordarne le emozioni.
Ovviamente il secondo passo, da che una storia ti ha colpito così tanto, è svelarlo anche agli altri, condividerlo, così da invogliare anche altri a leggerla. Il primo pubblico disponibile era quello famigliare, poi sono arrivati i Social, quelli degli inizi, dell’età della pietra.
Così ho cominciato a pubblicare i primi Post dei libri che mi piacevano, anche perché non amo parlare delle storie che non ho apprezzato e così che si sono aperti dei rapporti molto belli con gli scrittori di cui recensivo i libri.
Da qui è arrivata la proposta di scrivere recensioni più strutturate su Thriller Nord, un sito che ho amato subito per la serietà con la quale vengono affrontate le cose, e la grossa libertà di poter parlare di un libro, sicuramente con onestà intellettuale, ma con la libertà di dire esattamente ciò che pensi, senza lottizzazioni e con la più totale trasparenza.
Poi da cosa nasce cosa e mi è stata offerta la possibilità di intervistare gli autori e da lì si è aperto un mondo di presentazione dei libri anche in presenza e una ciliegia tira l’altra e arrivo alla Scrittura.
Daniele Cambiaso, che è l’autore con il quale scrivo a quattro mani, mi ha spronato a buttarmi sulla scrittura, dicendomi: c’è tanta passione nel modo che hai di raccontare i libri, perché non provi a scrivere qualche cosa di tuo? Agli inizi ero reticente, ma poi mi ha coinvolta, all’inizio con un piccolo racconto, poi sempre di più…»
Quindi la scrittura arriva per caso, grazie alla conoscenza di Daniele Cambiaso, oppure attraverso un altro percorso?
«Non ho mai frequentato corsi e scuole di scrittura, ma il passaggio “dall’altro lato della penna” è stato naturale. Avere accanto un autore come Cambiaso è per me, ancora adesso, una palestra molto forte, perché quando scrivi a quattro mani hai immediatamente un primo lettore e di conseguenza tutto viene revisionato e discusso all’istante, per capire cosa va bene e cosa no. Una vera scuola di strada, fatta di sostegno e soprattutto di giuste critiche.»
La trama delle vostre storie vengono costruite di concerto oppure come nasce una storia?
«Facciamo assolutamente tutto insieme, attraverso telefonate fiume cerchiamo di arrivare a una trama il più compatta possibile. Daniele poi è molto preciso sulle tempistiche, gli snodi e le investigazioni, io invece amo sprofondare in quelle che sono le dinamiche tra i personaggi, nei loro caratteri.
In realtà mettiamo entrambi le mani su quello che è lo stesso materiale, il tutto è frutto di conversazioni interminabili nelle quali montiamo, smontiamo e ripensiamo, dopodiché nel momento in cui abbiamo chiara la traccia, si va sulla carta. Ovviamente nulla è statico, ma ci sono sempre variazioni in corso d’opera. Tutto prende vita dalle parole, parlando vengono le idee»
Nella tua scrittura quanto c’è di tutte le conversazioni fatte con gli autori, di svariate recensioni scritte, di letture, quante impronte segnano le tue pagine?
«Ci sono le impronte di tutti gli autori che mi hanno colpita e sono tanti. Nel mio modo di scrivere non c’è l’emulazione, ma l’impronta degli scrittori che amo c’è, perché comunque hanno cambiato il modo di vedere una storia…»
Creano inevitabilmente una svolta nel tuo modo di guardare una storia, di vedere la scrittura…
«esatto, perché poi le storie le scrivi a modo tuo, ma ti rendi conto che qualcosa in te è cambiato»
Fammi un nome
«Un nome su tutti è Ilaria Tuti.»
L’hai letto l’ultimo: Risplendo non brucio?
«L’ho letto e recensito. È un altro di quei libri che mi hanno scardinato. Cito Ilaria in particolare, perché ho letto i suoi libri dall’inizio e da subito la sua capacità di raccontare mi ha portata a guardare la realtà circostante con occhi diversi. Di protagonisti con deficit fisici a partire da Perry Mason, ne sono stati raccontati tanti, ma Ilaria ha saputo conferire a Teresa Battaglia qualcosa in più: ha messo dentro un’umanità, una sensibilità, una freddezza chirurgica, una praticità nel raccontare le difficoltà che si incontrano che mi ha fatto andare oltre il personaggio.
Se penso a Jeffrey Deaver e il suo personaggio tetraplegico Lincoln Rhyme, mi sembra quasi che ci sia una spettacolarizzazione dell’impedimento fisico, facendomi percepire un eccessivo tecnicismo.
Ilaria invece mi è arrivata al cuore e quando devo raccontare una storia cerco di vederla sotto tutti gli aspetti; anche quanto possa essere fisicamente difficile salire un gradino se hai una problematica fisica. Non solo faccio capire che mi è difficile salire il gradino, ma ti racconto anche che cosa succede nel mentre e questo è solo un dettaglio della sua scrittura che amo.»
Mi hai fatto venire in mente la sensazione che ho provato nella lettura di Pioggia di Maurizio De Giovanni, quell’immersione totale dei sensi
«Hai citato un altro nome importantissimo per me e qui dovremmo aprire un capitolo a parte. Dall’Omicidio Carosino (primo volume della serie del Commissario Ricciardi) in avanti ho letto tutto e ogni volta che apri un libro di Maurizio entri in un mondo a parte. Maurizio è una parte immensa di quello che ho dentro.»
Quindi per te la scrittura ha una valenza emotiva, un’immersione in quello che sono le emozioni e le sensazioni
«Infatti è questo quello che mi hanno lasciato gli autori che ho amato: la consapevolezza che il mio modo di raccontare non poteva prescindere dal provare a dare queste sensazioni.»
Leggendo tanto e intervistando poi gli autori mi sono resa conto che in realtà noi ci facciamo un’idea degli scrittori e del loro modo di porsi, guardando sotto le righe, tra le parole. È lì che capiamo se un autore è rigoroso, carismatico, severo, ironico… e quasi sempre è esattamente come l’abbiamo immaginato. In quello che ora mi stai raccontando e attraverso quello che percepisco di te penso che, con qualche inevitabile contaminazione, ma anche tu hai sempre avuto la tua voce, unica e inimitabile, che hai riconosciuto attraverso altri scritti, ma in realtà era sempre lì.
«È vero, grazie, è esattamente ciò che percepisco anche io.
Poi quando hai il riscontro con l’autore è incredibile! il momento in cui ti trovi davanti la persona che hai “sentito” in quella carta è quasi una magia.»
Per questo è così bello poter parlare con l’autore dopo aver letto il libro… diventa quasi necessario
«Qualunque romanzo diventa quasi un PopUp, tridimensionale. La lettura di un autore che sento ha tutt’altra valenza, infatti da lettrice cerco questo: il coinvolgimento emotivo. Da scrittrice mi viene proprio spontaneo, visto che mi piace trovarlo nelle mie letture, lo traspongo nelle mie storie.»
Ti cito una frase di Javier Castillo che mi è rimasta impressa: “Era come se, con il successo del libro, una parte di me si fosse nascosta tra quelle pagine.” Quale parte di te si nasconde tra queste pagine?
«Quando scrivi dai ai personaggi qualche cosa di tuo, anche perché per descrivere una sensazione o una reazione per esempio, ci si può basare solo su sè stessi, poi ai personaggi si danno anche dei ricordi e questo è un lavoro che faccio con criterio.
Succede che riprendendo in mano quello che ho scritto, dopo un po’ di tempo, mi stupisco di averlo scritto io. Io sono convinta che al di là della finzione narrativa tutto quello che concerne i personaggi e il loro mondo emotivo è roba mia, perché divento l’emozione che sto descrivendo. Nelle emozioni c’è la parte più vera di me, quella che esce solo quando sono concentrata sulla storia ed è forse la parte più nascosta di me stessa.»
Quindi c’è anche la tua paura tra le righe
«Sì ce ne sono tante. Sono le paure che riguardano sostanzialmente le persone che amo. Scrivere noir, come hanno detto tanti autori, è anche un modo per esorcizzare le proprie paure, perché nel momento che le metti su carta sei consapevole che stai inventando qualcosa e quindi sai che non è reale. Quando le butti fuori le esorcizzi. Penso che sia una grande valvola di sfogo per quelle che sono le mie paure, così come mi aiuta tantissimo leggere.»
Torno a citare una frase di un’autrice che penso si colleghi alla perfezione con il “sentire” nella lettura e nella scrittura: «Ogni pena può essere sopportata se la si narra, o se ne fa una storia»
«Pazzesca! si collega perfettamente a ciò che stavamo dicendo… ogni pena, ogni dolore, ogni paura, nel momento in cui ne fai una storia, riesci a guardarlo esternamente, uscendo così a distaccartene.»
Un sogno a occhi aperti … Sabrina tra dieci anni
«Visto che devo sognare sparo grande! Tra dieci anni vorrei vivere in un appartamento mediamente piccolino nel borgo di Noli, in provincia di Savona, che è il mio posto del cuore e dell’anima. Mi piacerebbe vivere di scrittura, passando il tempo di fronte al mare e avendo tutto il tempo del mondo per poter leggere e accogliere le persone a me care»
Ti faccio l’ultima domanda: il tuo rapporto con i classici…
«Io provengo da studi letterari. Ho fatto il liceo linguistico e poi Lingue e letterature straniere, quindi tantissimi anni di letture di classici, soprattutto stranieri. Il mondo dei classici è il mondo al quale mi piace tornare. Anche quando recensisco i libri ritorno sempre ai classici che ho letto, come riferimento, pensa solo all’impianto delle tragedie greche, a quanto poi lo ritroviamo nei thriller, nei noir, tante volte dichiaratamente. I classici, se li abbiamo amati, ci hanno dato la struttura ossea. Trovo siano imprescindibili.»
Dimmi un titolo
«La Divina Commedia. L’Inferno. La commedia umana abbracciata nella sua interezza»
Guarda mi è appena arrivata una mail di Adelphi perfetta per chiudere la nostra chiacchierata. Carlo Rovelli ha inaugurato la Fiera del Libro di Francoforte con queste parole: I grandi libri, plurale, hanno creato la civiltà, singolare
«Assolutamente in linea con le riflessioni che abbiamo fatto fino a qui. Un allineamento di pianeti perfetto!»
Ringrazio di cuore Sabrina De Bastiani e il suo entusiasmo così contagioso 🙂