Kiki di Montparnasse, artista, intellettuale, musa tra Modigliani e Man Ray

Kiki di Montparnasse di Mark Braude


Caschetto nero, naso appuntito, morbide spalle, fianchi che sa come agitare per meglio
incantare il suo pubblico: tutto questo è Kiki, cantante, ballerina, modella; Kiki dall’eleganza
ferina di un cervo; Kiki trasportata dalla gioia. Kiki, stella delle notti di Montparnasse, sulla Rive Gauche della Parigi degli anni Venti, una città la cui luce, negli anni fra le due guerre, brilla tanto da accecare.

Ma Kiki, nata Alice Ernestine Prin, figlia illegittima dalle origini povere e oscure, è anche qualcos’altro per la platea bohémienne che assiste a quegli spettacoli: la compagna e
musa di uno dei più dirompenti artisti dell’epoca, Man Ray. S’incontrano in un caffè, nel 1921. Kiki è esuberante e provocatoria, a quel tempo la preferita da pittori come Calder e Modigliani; Man Ray è guardingo, taciturno, capace di pronunciare in francese solo poche frasi.

Ma tanto basta a far scoppiare la passione: è l’inizio di una relazione romantica e artistica che non ha pari fra i contemporanei. Kiki è al suo fianco durante tante avventure creative che costruiranno la fama di Man Ray per la posterità, dal Violon d’Ingres a Noire et blanche, e questo è tutto ciò che il mondo ricorda di lei. Ma la verità, dispiegata per noi in queste pagine da Mark Braude, è che Kiki fu molto di più.

Non soltanto musa, modella e cantante, capace con la sua voce di consolare gli afflitti ubriachi nelle notti vellutate di Parigi, ma anche artista magnetica e irresistibile, pittrice dalla creatività esplosiva, che attirava le folle durante le proprie esposizioni, attrice nei primi film surrealisti, il cui memoir, corredato da un’introduzione di Ernest Hemingway, finì sulle prime pagine di tutti i quotidiani francesi.

Una figura imprendibile, con cui la storia è stata ingenerosa.

Con questa biografia, che è stata definita «un gioiello anni Venti» (Air Mail), «tanto irresistibile quanto dovuta» (Chicago Review of Books) e «di grande spessore storico» (National Book Review), Braude mescola ricerca accurata a una prosa brillante e poetica, dispiegando il racconto di una vita eccezionale che sfida tutti i nostri preconcetti sugli artisti e le loro muse e mettendo in discussione il confine, spesso poroso, fra i due.


In una decina d’anni, tra la fine della Prima guerra mondiale e il crollo della borsa di New York del 1929, Montparnasse diventò il fulcro del mondo e Kiki ne fu il simbolo e l’indiscussa regina.
Arrivò giovanissima nel Quartiere e, nonostante le umili origini, riuscì con grande caparbietà a entrare tra le grazie di numerosi artisti e ben presto diventò una delle loro muse principali. La sua personalità esuberante e sbarazzina, la sua intelligenza e generosità, oltre che la particolare bellezza, contribuirono a renderla enormemente apprezzata come modella.

La giornalista Djuna Barnes scrisse di lei su un giornale di moda: ” È superbamente sconveniente, magnificamente eccentrica, trionfalmente triviale“.

Kiki era una donna estremamente emancipata per l’epoca e Montparnasse rappresentava il luogo in cui poteva sentirsi libera di vivere come preferiva.

Alla fine della Grande Guerra lei e tante altre giovani donne cominciarono a liberarsi di tutte quelle restrizioni soffocanti che facevano parte della tradizione che le voleva solo mogli e madri. In tante si stabilirono a Parigi perché lì sentivano di poter esprimere al meglio la propria libertà.

E quale posto poteva essere migliore del quartiere degli artisti di Montparnasse, il cui crogiuolo di culture e l’apertura mentale permetteva una libertà impensabile altrove?!

I giovani dell’epoca, nati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento erano affamati di vita.

La guerra aveva ucciso un terzo dei loro coetanei, molti di loro erano tornati dal fronte e la maggior parte aveva conosciuto la fame e la malattia (l’influenza Spagnola uccise un’enormità di persone a quell’epoca).

È in questo contesto che nacque l’avanguardia Dada a cui si affiancò ben presto anche l’artista Man Ray, futuro compagno di Kiki.

In questo movimento artistico “Man Ray intuì che sotto la patina nichilista si celava una seria missione politica. Tutte le azioni grandiose e gratuite di Dada intendevano essere un rimprovero collettivo all’ordine, ai confini, ai linguaggi e alle tradizioni: a tutto ciò che aveva reso inevitabile la guerra. Dada rifiutava tutto ciò che l’aveva preceduto perché tutto ciò che l’aveva preceduto aveva fallito. Per questo i dadaisti potevano essere contro la violenza con tanta veemenza eppure tanto innamorati della distruzione: la distruzione portava speranza“.


Nel quartiere di Montparnasse i giovani e squattrinati artisti lavoravano, chiacchieravano,
bevevano nei caffè, discutevano di arte e di vita, si contaminavano a vicenda. La maggior parte di loro non si limitava ad un solo mezzo espressivo ma sperimentava in vari campi e spesso nascevano delle collaborazioni. Questo continuo scambio di idee e la loro condivisione permisero la nascita e lo sviluppo di molti dei più grandi artisti e movimenti d’avanguardia del Novecento.

Qui nasce gran parte dell’arte e del pensiero moderno. Nella sua autobiografia “Kiki Souvenirs” scrisse così del Quartiere: “Tutti i popoli della terra ci hanno piantato le tende, eppure è una grande famiglia


Lei stessa contribuì allo sviluppo dell’arte moderna, perché Kiki non fu solo una modella, ma una pittrice apprezzata e un’ottima cantante… In alcuni momenti della loro relazione Man Ray si sentì invidioso del talento della compagna e non esaltò a dovere il contributo massiccio che ebbe nello sviluppo della sua visione artistica. Eppure Kiki fu fondamentale per la sua arte.

Kiki di Montparnasse
Man Ray – Ingre’s Violon, 1924, via Wikimedia Commopns

La libertà e l’anticonformismo che si sviluppò nel Quartiere spaventò diversi contemporanei che reclamavano un ritorno all’ordine.

Uno di loro, un artista fallito e con poco talento diede una svolta tragica a ciò che seguì in Europa: “Hitler vedeva nel Quartiere il simbolo di tutti i pretesti con cui giustificava i propri crimini: disordine, instabilità, internazionalismo, cosmopolitismo, anticonformismo, arte moderna e pensiero moderno, mescolanza di razze, apertura mentale, libera critica della tradizione, dell’autorità e dei dogmi religiosi


Mark Braude in Kiki di Montparnasse, ha la capacità di dipingere un’epoca storica affascinante con una prosa semplice ma raffinata, estremamente adatta a descrivere il ritmo scattante e la voglia di vita di questi giovani artisti e del loro luogo d’elezione.

Il racconto ci apre una porta laterale ed intima che ci permette di osservare la nascita di alcuni dei più grandi movimenti artistici del Novecento. E di farlo non attraverso la prosa specialistica di un libro di storia dell’arte ma facendoci immergere nell’entusiasmo delle scoperte dei protagonisti di questa epoca.

Consiglio questo libro alle giovani generazioni, e ciò per alcuni motivi:
Il primo è che Kiki e la sua cricca possono insegnare molto di cosa significhi davvero sentirsi
liberi
, del desiderio di vivere una vita degna di essere vissuta, di stare insieme e condividere con gioia l’arte e la vita, anche nei suoi aspetti miserevoli. Perché il merito di una comunità vera è che non sei solo e che puoi trovare sempre qualcuno disposto ad aiutarti.


Il secondo è che smonta il luogo comune di noi contemporanei che ci pensiamo più moderni ed evoluti di chi è vissuto prima di noi. Questi artisti hanno plasmato un mondo nuovo rifiutando le logiche oppressive che vigevano all’epoca e l’hanno fatto attraverso una bella pernacchia.

Il terzo è che cento anni dopo si stanno ripresentando in modo più o meno mascherato le
logiche guerrafondaie che hanno subìto queste persone
. Venti di guerra, distruzione e
isolazionismo pervadono i discorsi dei nostri governi che ci spacciano tutto questo come se
fosse logico ed inevitabile.

Per cui chiedo a voi giovani: accetterete questa logica o vi
ribellerete?

Mark Braude, nato a Vancouver, è uno storico della cultura. Ha studiato negli Stati Uniti,
conseguendo un Master in romanistica alla NYU e un dottorato in storia delle arti visive alla
University of Southern California. Ha studiato poi presso l’American Library a Parigi ed è stato postdoctoral fellow, oltre che lecturer, presso l’università di Stanford. Ha collaborato con varie testate: The Globe and Mail, The Los Angeles Times e New Republic.

È autore di The Invisible Emperor, Making Monte Carlo.

Kiki di Montparnasse è stato selezionato fra i Best Books of 2022 dal New Yorker e come Editor’s Choice dal New York Times. Vive a Vancouver con la sua famiglia.

Autore

  • Ambra Devoti

    Ambra Devoti, nata a Piacenza nel 1984. Ha frequentato il liceo artistico nella sua città natale per poi trasferirsi a Firenze dove si è laureata all'Accademia delle Belle Arti. Appassionata di cinema, musica, arte e letteratura, assolutamente indispensabili per vivere una vita degna di essere vissuta

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