La neve in fondo al mare
Sinossi
Matteo Bussola racconta un nodo del nostro tempo: la fragilità adolescenziale. Scrive una storia toccante, piena di grazia, sul tradimento che implica diventare sé stessi. E ci mostra, con onestà e delicatezza, quel che si prova davanti al dolore di un figlio, ma anche la luce dell’essere genitori, che pure nel buio continua a brillare. Perché è difficile accogliere la verità di chi amiamo, soprattutto se lo abbiamo messo al mondo. Ma l’amore porta sempre con sé una rinascita. Un padre e un figlio, dentro una stanza.
L’uno di fronte all’altro, come mai sono stati. Ciascuno lo specchio dell’altro. Loro due, insieme, in un reparto di neuropsichiatria infantile. Ci sono altri genitori, in quel reparto, altri figli. Adolescenti che rifiutano il cibo o che si fanno del male, che vivono l’estenuante fatica di crescere, dentro famiglie incapaci di dare un nome al loro tormento. E madri e padri spaesati, che condividono la stessa ferita, l’intollerabile sensazione di non essere più all’altezza del proprio compito.
Con la voce calda, intima, di un padre smarrito, Matteo Bussola fotografa l’istante spaventoso in cui genitori e figli smettono di riconoscersi, e parlarsi diventa impossibile. Attraverso un pugno di personaggi strazianti e bellissimi, ci ricorda che ogni essere umano è un mistero, anche quando siamo noi ad averlo generato.
Recensione
La neve in fondo al mare è un romanzo che si assume rischi enormi, primo fra tutti quello di essere scambiato per ciò che non è: un manuale di comportamento, un saggio sui disturbi neuropsichiatrici dell’adolescenza, un trattato sui disturbi alimentari, una guida.
Ma La neve in fondo al mare, pur amatissimo da chi con i ragazzi che sperimentano situazioni simili ci lavora, non è niente di tutto questo.
Ho avuto la fortuna di assistere alla presentazione che Matteo Bussola ha svolto alla Biblioteca delle Oblate, a Firenze, in occasione dell’ottava edizione della rassegna “Felicità Metropolitane” dell’Associazione culturale La Nottola di Minerva. A dialogare con l’autore era il sempre attento Stefano Miniati e, alle domande del pubblico, un paio di operatrici del settore hanno commentato sottolineando l’importanza di parlare di questi temi e di farlo con la delicatezza che Matteo ha disposto lungo tutte le quasi 180 pagine del libro.
Quando sono uscito, un paio di copie del libro sotto al braccio, dopo qualche centinaio di metri una signora mi ha fermato. Era una operatrice del Meyer, che non aveva potuto partecipare e che voleva informarsi su come fosse andato l’evento, se c’era stata partecipazione (c’è stata, la sala era strapiena) e che mi ha ribadito quanto fosse importante per lei quel romanzo.
L’ho letto in poche ore, meno di un giorno, lo stile scorrevole e i capitoli brevissimi invitano a divorarlo, pur appuntandosi frasi su cui tornare in seguito. E ho capito, forse, cosa sia davvero quest’opera. La neve in fondo al mare non è un manuale e nemmeno una guida perché non è un libro tecnico.
La neve in fondo al mare è una mappa affettiva, empatica, su una condizione di blocco.
Perché la depressione, il disagio, i disturbi alimentari, l’autolesionismo producono una cristallizzazione in cui il mondo sembra fermarsi, ancorato in un’orbita fissa attorno al buco nero che si è sviluppato là, dove nessuno poteva aspettarselo.
Matteo Bussola racconta la storia di Tommy, Marika, Eva, Giacomo, Nicholas. Un gruppo di adolescenti forzatamente vicini, accomunati da un malessere che si manifesta in modo diverso. Corpi agìti, smagriti o coperti di cicatrici, esplosi in eccessi di grasso o di rabbia o, come per Giacomo, in un tentativo di suicidio. E con loro racconta la storia di genitori inevitabilmente soli ad affrontare cose più grandi di loro.
Tano tiene un diario in cui alla indagine sul quotidiano accadere dell’ospedale affianca la memoria di Tommy dal momento stesso della nascita, alla ricerca del punto esatto in cui si è creata la crepa. Franco invece affronta il dolore di Marika annullandola, in una ossessiva ricerca di normalizzazione che la colpevolizza.
La retorica paternalista di Franco, che è la stessa identica di famosi psicologi televisivi, non offre nessuno strumento utile per indagare la realtà, né per creare ponti. Serve solo a dire a noi stessi che se gli adolescenti di oggi stanno male non è per la narrazione di mondo che gli abbiamo confezionato, per la precarietà economica, per la pandemia che ha costretto nei social ogni possibilità di espressione, per il controllo immenso che esercitiamo su di loro, per gli spazi di libertà che noi abbiamo goduto e che non sappiamo concedere, no.
Per Franco servono solo più calci nel culo, e se oggi le statistiche legate alle malattie neuropsichiatriche infantili sono alle stelle la colpa è soltanto loro. Dei malati.
Il bisogno di capire cosa è andato storto di Tano, sapere dove ha sbagliato, da quale fiocco di neve si sia originata la slavina che ha distrutto la vita di Tommy e la sua è umanissimo, ma inutile. E quando la crepa originaria si rivela, in Eva, è chiaro a tutti che la conoscenza non cambia nulla.
La neve in fondo al mare è un libro doloroso eppure pieno di gioia. Pieno di quel particolare tipo di amore che si manifesta verso chi non deve neppure piacerci per farcelo provare.
Una amica di mia nonna, parlando di un film che le era piaciuto particolarmente, usava dire «bello bello, ho pianto tanto». La neve in fondo al mare sa commuovere e far riflettere ma, soprattutto, riesce a dare un nome alle cose che si possono provare in certe situazioni.
E se, per citare Murakami (citato dall’autore durante la presentazione), uno scrittore è un uomo che non sa nulla, significa soprattutto che è un uomo sopraffatto dalla esigenza di dare un nome a ciò che lo circonda. E Matteo Bussola, in questo, riesce benissimo.
AUTORE
Matteo Bussola (Verona, 1971) è scrittore, illustratore e fumettista. Ha disegnato per tutte le principali case editrici italiane ed estere di fumetti.
Per Einaudi ha pubblicato il bestseller Notti in bianco, baci a colazione (2016 e 2018), tradotto in molte lingue, Sono puri i loro sogni(2017), La vita fino a te (2018 e 2019), L’invenzione di noi due(2020 e 2022), Il tempo di tornare a casa (2021 e 2023), Il rosmarino non capisce l’inverno (2022) e Un buon posto in cui fermarsi (2023).
É anche l’autore del primo Manga Stile Libero Zeroventi. Nadine e Davide illustrato da Emilio Pilliu (2023). Per Salani ha pubblicato i libri per ragazzi Viola e il Blu (2021) e Mezzamela (2023). Conduce una trasmissione radiofonica su Radio 24 con Federico Taddia, Non mi capisci.
Tiene una rubrica settimanale su «F» dal titolo Uno scrittore, una donna.