In cammino con Walter Benjamin di Paolo Pagani

In cammino con Walter Benjamin

«In fondo, la vera materia della Storia, quel che la costituisce, è pur sempre la geografia».

È su questo assunto che Paolo Pagani dà inizio al suo viaggio, in parte biografia e in parte reportage, in parte narrazione romanzesca e in parte memoir, sulle tracce di Walter Benjamin, filosofo inafferrabile, randagio per vocazione prima ancora che per necessità, intellettuale raffinatissimo e poliedrico, capace di interessarsi a «una costellazione di temi solo in apparenza inconciliabili: il messianismo teologico, i giocattoli, i romanzi gialli, l’arte, il dramma barocco tedesco, la radio, la fotografia, i nuovi media, le esperienze allucinogene con gli stupefacenti, le città e i loro misteri nascosti benché eloquenti».

Eppure incamminarsi con lui attraverso le sue esperienze, i suoi nomadismi, il suo pensiero spesso impervio e anticipatore significa non soltanto seguire il dipanarsi di un’esistenza, ma anche compiere un itinerario incandescente dentro a una stagione di ferro e fuoco, dagli inizi del Secolo Breve sino allo scoppio della Seconda guerra mondiale.

Significa incontrare Benjamin, dunque, ma anche le idee della sua epoca, i formidabili ingegni del suo tempo: da Ernst Bloch a Theodor Adorno, da Max Horkheimer a Bertolt Brecht, da Hannah Arendt a Joseph Roth e moltissimi altri.

E quel cammino che Pagani ha ripercorso quasi passo passo per infiniti anfratti d’Europa non poteva che cominciare dalla fine, dalla stanza numero 4 dell’hotel di Port-Bou, al confine tra Francia e Spagna, dove intorno alle dieci di sera del 26 settembre 1940, sopraffatto dalla tragedia della Storia e dalle assurdità degli uomini, il dottor Walter Benjamin ingoia una dose letale di pillole di morfina e muore. A un soffio dalla salvezza e per sempre ignaro dell’ultima, feroce beffa della sorte.


Figlio indisciplinato e renitente di un grand seigneur, uomo sfortunatissimo e totalmente sprovvisto di senso pratico, marxista eterodosso e libertario, filosofo atipico e sincopato, indagatore della modernità capitalista, critico letterario sopraffino, traduttore di Baudelaire e Proust, teorico rivoluzionario molto sui generis, scrittore asistematico ma saggista eccelso, Walter Benjamin, classe 1892, una delle figure intellettuali più originali, inclassificabili e poliedriche del Novecento, vittima predestinata della barbarie.
Hanno detto di Nietzsche on the road:
«La scrittura di Pagani procede con un metodo che non è filosofico, ma narrativo: con tutti i colpi di scena necessari alla drammaturgia del personaggio, col risultato di trovarci davanti a un “reportage sentimentale”, a un “dramma filosofico in movimento”». Massimo Onofri, Avvenire
«Ciò che Pagani riesce a comunicarci, a partire dalla geografia, è la profondità di un’inquietudine che ha il colore bluastro e la cupezza di certe tele di Munch». Paolo Di Paolo, Robinson

Da qualche anno, ormai, il nome e la figura di Walter Benjamin mi incrociano il cammino rammentandomi, ce ne fosse bisogno, l’inconsistenza della mia formazione. Il nome emerge una volta a cena come ipotesi e premessa di una trama Eerie legata alle sue ultime ore, alla amicizia con il Kabbalista Scholem, alla figura dell’ Angelus Novus di Klee sottratta al mero simbolismo. Poi ancora mi capita tra le mani riordinando una eredità libresca, e di nuovo emerge citato in altri testi, ancora e ancora. Impossibile quindi sottrarsi alla esigenza di approfondire in modo sistematico, partendo da questa bella biografia, una delle menti e delle persone più interessanti e influenti nel pensiero del novecento, la cui attualità sorprende anche oggi.

L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, per prendere uno dei titoli più conosciuti, desta meraviglia anche senza riconoscere il senso profetico di alcune intuizioni (il testo è del 1936).

Paolo Pagani sceglie di seguire una narrazione geografica partendo, in disprezzo delle regole dei gialli di cui Benjamin era consumatore compulsivo, proprio dal finale: da quelle ultime frenetiche ore trascorse a Port Bou, la Gestapo alle calcagna, il ventaglio delle possibilità che si riduce progressivamente in una congiura burocratica che per qualche ora sembra precludere ogni salvezza, lasciandolo apparentemente di fronte alla scelta tra un atto di fede nel futuro o nella manciata di pillole di morfina che porta con sé fin dalla fuga da Marsiglia, dopo averle divise con Arthur Koestler che, però, riesce a fuggire.

Una fine beffarda, la sua, dato che dopo appena ventiquattr’ore il decreto emanato poche ore prima e che gli impedisce di lasciare la Spagna verso il Portogallo viene ritirato. La pazienza, virtù di cui si vantava di poter disporre senza limiti, lo abbandona nel momento in cui più ne avrebbe bisogno.

Così, partendo dall’epilogo, Paolo Pagani ricostruisce la geografia esteriore e interiore di Walter Benjamin in un viaggio che, a partire dalla Berlino dell’infanzia, conduce il lettore tra le mille residenze di un uomo insofferente a limiti e mura nella sua ricerca intellettuale e sentimentale, insofferenza che solo in ultimo si manifesta all’esterno, in quel turbinio di indirizzi e di ospitalità ricevute che caratterizzano l’arco della sua intera esistenza.

Parigi, Marsiglia, Capri ma anche le Alpi, Francoforte, Ibiza, Friburgo, Berna sono anche occasioni di incontro con personalità come Remarque, Gutkind, Fry, Scholem, Hesse, Brecht, Adorno, Mann, Auerbach: seguire Walter Benjamin on the road è anche intravedere il vortice vertiginoso di incontri e intrecci che segnano un periodo di straordinario fermento intellettuale perfettamente tradotto dal ritmo incalzante, quasi giornalistico, di Pagani

I rimandi, le citazioni, le conoscenze profonde o casuali sono tante e tali che la mia copia è ormai costellata di annotazioni, sottolineature, rimandi ad opere e autori da approfondire o ritrovare.

Un reportage, quindi – In cammino con Walter Benjamin – un diario di viaggio che accompagna il lettore nel suo percorso di scoperta riuscendo nel non facile compito di appassionarlo alla storia nonostante ne conosca fin dalle premesse l’esito finale, ricordando a tutti noi che nella vita a contare non è la meta ma, sempre, il viaggio.


Paolo Pagani
 è nato a Milano e ha studiato filosofia con Mario Dal Pra all’Università degli Studi di Milano. Giornalista professionista, ha lavorato per qualche decennio nei periodici, nei quotidiani e in televisione e, da caporedattore, ha lanciato startup digitali (è stato vicecapo dell’ufficio romano di CNN Italia) e guidato redazioni web.

Fra i suoi libri recenti si ricordano I luoghi del pensiero (Neri Pozza 2019), Nietzsche on the road (Neri Pozza 2021) e Citofonare Hegel (Rizzoli 2022). Con lo stesso titolo ha realizzato per Chora Media un podcast filosofico in 60 episodi da 7 minuti l’uno, giunto al terzo posto nella classifica degli ascolti in Italia. Attualmente collabora al domenicale de Il Sole 24 Ore. Vive e lavora a Milano.

Autore

  • Giovanni

    Scrittore, fotografo, Sales Executive di una delle principali Software House italiane, esperto di informatica, è stato cofondatore del Blog Thrillerlife ed è socio fondatore della associazione culturale IlRecensore.it e della omonima rivista online.

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