Le ondine perdute
Le ondine perdute

Le Ondine perdute di Roberta Cordani, Luigi M. Mignacco

Le ondine perdute

Nella Milano del primo Novecento il pittore Fedele Majeri e la sua allieva, la bella Giulia Tirelli, iniziano a vedere misteriose, mitologiche figure femminili che danzano nei riflessi sull’acqua, vera e dipinta. Un secolo dopo, a Venezia, il critico d’arte Manfredo Monfalco ripensa alle visioni stupefacenti che lo affascinano e lo turbano da mesi, e per certi istanti si trova catapultato in un passato non suo.

I protagonisti capiranno che loro sono gli unici a poter fare qualcosa per ristabilire un equilibrio naturale ed evitare un grande disastro.

Le donne delle visioni sono Ondine, alleate di un Genio della montagna che ama la musica e l’arte degli uomini, e cercano un aiuto da quei pochi che sono in grado di vederle, perché conoscono in un modo del tutto speciale l’importanza della fantasia.

Riusciranno a sanare il profondo conflitto tra le forze oscure della terra?

Un’avventura che attraversa il tempo, un rocambolesco Grand Tour tra città d’arte e paesaggi naturali emozionanti, tra il blu dell’Egeo e i riccioli delle fontane romane, dove anche le coincidenze sono sorprendenti protagoniste. Insieme a un parterre di curiosi personaggi che aprono finestre sulla storia e sull’arte, oltre a mostrare l’importanza dei legami familiari e affettivi, dei bei gesti che travalicano i tempi, dell’amore per la bellezza che parla a una parte invisibile di noi con un originale messaggio di pace.

Un inno all’acqua e ai suoi riflessi, che avvicinano ciò che è lontano. Un omaggio all’arte, alla natura e alla fantasia, nella Milano di un tempo e nella Venezia di sempre.

Sono fanciulle bellissime. Più che nuotare, danzano nella corrente, sulla spuma delle onde. O le cavalcano, balzano tra i flutti e sempre ne riaffiorano con eleganza. Non sono nude, ma indossano l’acqua come un peplo leggero, e la muovono come un velo o un nastro che genera spirali mutevoli. Le bellezza della natura e la grazia femminile si fondono in quelle onde dall’aspetto umano. Eppure hanno la potenza di una marea gigantesca e spaventosa.

Le ondine perdute è un romanzo enorme in tutti i sensi. Parlarne non è semplice perché in 590 pagine il tempo scorre secondo un fluire suo. Passato e presente si intrecciano, incontrano e fondono dando vita a una dimensione spazio-temporale che non segue le regole della fisica.

Questo richiede al lettore attenzione e concentrazione ma anche l’innata capacità di librarsi sopra il reale per entrare nel mondo della fantasia, della bellezza, dell’arte e dell’immaginazione.

Chi legge questo romanzo deve sospendere giudizi e pregiudizi e lasciarsi guidare dall’acqua e dai suoi riflessi, dall’arte nelle sue mille sfaccettature. 

La trama di questo romanzo – Le ondine perdute – è semplice ma complessa insieme. Tutto inizia durante l’Expo milanese del 1906 quando il pittore e professore di Brera, Fedele Majeri, insieme alla sua bella e talentuosa allieva Giulia Tirelli scorge delle misteriose e affascinanti creature femminili nelle acque del laghetto dell’esposizione. Sembra un sogno o un bellissimo numero acquatico ma la realtà è molto più complessa. Inizia un viaggio che lega due secoli diversi, generazioni distanti ma vicine, che si rincorrono nelle pieghe del tempo e dei colori.

La missione è chiara ma non è semplice: liberare il Genio della Montagna e far tornare le Ondine. Contrastare il “male” che male poi non è davvero, perché luce e ombra sono due lati di una medaglia. Non vi è l’una senza l’altra.

Sulla trama non si può dire altro in modo lineare. Per comprendere questa storia bisogna indossare scarpe comode e mente libera e incamminarsi senza fretta nelle sue pagine. Seguire strade ora dritte ora tortuose e imprevedibili.

Pagine che sono un inno all’arte, dalle opere del Canova alla Monnalisa, dalle sculture del Giardino Nasher della Guggenheim di Venezia alla Sacra Conversazione di Piero della Francesca passando per le fontane romane del barocco a Magritte e Boccioni, alle opere meno note, conservate negli spazi milanesi dove solo chi sa cercare le può trovare, dove chi sa vedere oltre le mode effimere può scoprire un mondo fatto di arte autentica.

Senza dimenticare la bellezza della musica e il suo potere unico sull’anima umana. Musica che ha un potere salvifico e speciale.

Ma questo romanzo – Le ondine perdute – è anche un’ode all’acqua, ai suoi riflessi che hanno il potere di amplificare la vista, l’architettura e tutto ciò che vi si specchia. Un elemento essenziale per la vita ma che può portare anche morte. 

L’acqua è il filo rosso che lega passato e presente e due città così diverse ma così simili tra loro: Milano e Venezia, passando per il blu lapislazzuli dell’Egeo.

Durante questa avventura, che sconfina sul Lago di Como, sul Lago Verbano, in Liguria e persino a Napoli e Pompei passando per l’America, seguiamo prima Fedele Majeri e la sua amata Giulia Tirelli e poi, nel presente, Manfredo Monfalco e Sandy nella loro lotta contro il tempo per salvare il Genio della Montagna e ritrovare Le Ondine perdute

Ma conosciamo anche Luigi e Carla Tirelli, i genitori di Giulia, grandissimi amici di Fedele. Lisetta Tirelli con la sua passione per il volo, gli aeroplani e le macchine e il marito Uberto Monfalco e Léontine Dupois, migliore amica di Lisetta.

Vediamo i personaggi evolvere, diventare amici preziosi per noi. Seguiamo la loro vita e vicissitudini, dai momenti di gioia a quelli dolorosi. 

Fedele è un uomo che vive per l’arte e per il bello. Ha una fantasia senza limiti e applica questa vena creativa all’insegnamento. Alle sue allieve insegna l’importanza di saper sognare e fantasticare e di saper vedere la vita da prospettive inconsuete. Le sue favole sono piene di magia e meraviglia ma anche di conoscenza ed estrema saggezza.

Giulia è una giovane donna fiera e indipendente. Vive disegnando scenografie teatrali in giro per il mondo. È in anticipo sui tempi per la sua libertà ma con Fedele condivide un amore sincero e leale. Ritrovare le Ondine è la loro missione, quasi ossessione, fino a un tragico evento che cambia molte vite. 

Per Fedele saranno anni duri e bui, vicini alla follia più esasperante. Solo la fiducia nei colori, nella loro bellezza e nella forza della fantasia sapranno riportarlo alla vita.

Lisetta è una giovane appassionata di motori, che siano auto o aeroplani. È una delle prime donne pilota in Italia. È fiera e coraggiosa e non ha paura di sperimentare il progresso, ma senza mai rinunciare alle proprie radici. Un’icona dell’indipendenza femminile come la sorella. Per Uberto è la metà perfetta, così forte e determinata: non è un caso che le loro strade si incrocino a più riprese prima di unirsi saldamente. Uberto è uno spaccone buono, è un uomo intelligente e rispettoso degli spazi altrui.

Manfredo è il loro amato nipote.

Léontine è avanguardia. Vuole fare la stilista, indossare pantaloni alla Coco Chanel, ama l’arte e tutto ciò che compone bellezza. È un’amica sincera, devota e preziosa. Non lascerà mai Fedele solo nel suo sconforto. Taciturna quando serve, vede e comprende tutto. È una donna che non ha bisogno di un matrimonio per sentirsi realizzata e felice.

Manfredo è inizialmente perso. È schiacciato da visioni assurde che non sa comprendere. Non riesce a ricordare cosa è successo e perché teme l’acqua. Ad aiutarlo, per ritrovare se stesso e i suoi ricordi, c’è l’enigmatico Dottor Schein, un terapeuta sui generis che sembra nascondere molte cose.

Manfredo è un curatore d’arte, dalla sua famiglia ha ereditato l’amore per essa in ogni sua forma e il legame con Majeri diventerà molto più profondo di quello che immagina.

Ad aiutarlo sul suo cammino incontra una giovane studiosa d’arte americana: Sandy. Una donna che sembra vivere in un mondo tutto suo fuori dagli schemi. Il loro è un colpo di fulmine sulle note dei pensieri non convenzionali che animano l’arte e la bellezza. Rimane il personaggio di cui si sa meno, mancano alcune risposte.

Con loro conosciamo il collezionista inglese Havealook uno dei personaggi più peculiari della storia, iconico e adorabile e l’algida e scontrosa Minerva Denessi, vecchia amica di Manfredo. Minerva è il simbolo della necessità di capire e comprendere, del timore e del desiderio di conoscenza. È un personaggio particolare e grigio ma ricco di fascino. Erede di una nobile famiglia è anche lei legata al mondo dell’arte dalle sue radici.

Le storie di questi personaggi si intrecciano in un complesso arabesco che travalica i confini dello spazio e del tempo. Il velo che separa passato e presente è sottile e passa per quella zona bianca che segue il tramonto e anticipa l’alba. Uno spazio in cui i sogni sono reali e decidono da sé del proprio destino.

Seguire i protagonisti è una girandola di emozioni. Si continua a saltare avanti e indietro e indietro e avanti, per ricomporre i tasselli di un puzzle intricato. Non è sempre facile per il lettore. I capitoli si aprono con le date e questo aiuta perché il passato si srotola su più anni mentre il presente tocca solo pochi giorni in cui tutto si concentra in modo più adrenalinico.

Lo stile di scrittura è ricco, a volte troppo. Si creano immagini visive, dialoghi pieni di messaggi che a volte risultano un po’ ridondanti e non rendono la lettura particolarmente scorrevole. Tutto è narrato in terza persona tranne alcune parti dove è Manfredo stesso a raccontare cosa succede. Avrei preferito uno stacco  più netto.

Tutto il passato in terza persona e il presente in prima. Sicuramente Le ondine perdute non è un romanzo per tutti perché bisogna essere predisposti per entrare in una storia così. Bisogna avere la mente sgombra e la giusta concentrazione per non perdere nemmeno un briciolo di mistero.

A volte vengono ribaditi più volte dei concetti e i personaggi si comportano in modo ingenuo. Ma è voluto per fare emergere il lato più “infantile” e puro della fantasia. Solo chi riesce a liberare la mente da sovrastrutture inutili e sa riconoscere il potere dei sogni e dell’immaginazione può vedere oltre la realtà e credere senza necessità di spiegazione alcuna. Le favole prendono vita grazie al nostro pensiero libero e potente. È un atto di fede che viene richiesto ai protagonisti e al lettore.

Quello che emerge forte, da questa storia, è il potere della natura e della necessità di convivere in modo giusto e sereno con essa.

Il Genio della Montagna ama gli esseri umani, la loro sensibilità che li porta a creare arte e musica ma li teme quando cedono alle guerre e fanno prevalere il loro lato crudele. I suoi fratelli, invece, non riescono a vedere il buono dell’umanità, la percepiscono come una specie inferiore da dominare e manipolare e da cui tenersi alla larga. Questo scatenerà eventi e ricorsi storici che emergono dalla seconda metà del romanzo. Interessanti sono le immagini connesse alla natura, alle sue manifestazioni più potenti e spaventose ma anche sublimi e meravigliose. Nonché il valore che viene dato a piccoli elementi naturali che saranno risolutivi in molte situazioni.

Gli autori creano un mondo surreale e barocco insieme nel senso più artistico dei termini. Le immagini oniriche e fantasy che permeano le pagine rapiscono il lettore in una distorsione della realtà che viene trasfigurata in chiave fantastica. Un viaggio tra creature mitiche, visioni sensoriali, eventi epici e misteriosi e incontri prodigiosi.

Tutto pian piano si svela. Non aspettatevi una storia adrenalinica in senso classico. Tutto necessita del giusto tempo e nella vita di un Genio il tempo è relativo. Per lui un secolo non è altro che un soffio leggero.

Una menzione speciale va alle immagini “fantastiche” di “Femme Leoni”, “Anfora-Frutto”, dei campanelli de “La voce dell’aria” di Magritte e al “Rock Drill”, l’automa che segue Fedele e Manfredo nella loro avventura alla ricerca dell’Ultima Ondina, la sua amata.

Queste proiezioni della fantasia sono il simbolo del potere vivo e vibrante dell’arte e dell’immaginazione. È impossibile non affezionarsi a loro e non fare il tifo quando si trovano in grande difficoltà. 

La poetica bellezza che sanno emanare è magica. Bellissimo è il messaggio che veicolano: l’arte e la sua bellezza possono sconfiggere la mancanza di speranza. Il buio non può vincere contro la luce che emana dalle opere create dall’intelletto umano.

Ho apprezzato tanto che le figure femminili siano centrali ne Le ondine perdute e siano tutte forti, coraggiose e oltre il proprio tempo. Sono emblema di amore per la vita nelle loro massime espressioni. E ho trovato davvero notevole la cura che c’è dietro questa storia per dar vita a un ventaglio così ampio di luoghi e opere descritte in modo preciso e accurato. Niente è lasciato al caso o dato per scontato. 

Anche se a volte mi sono sentita un po’ persa e non capivo dove si andasse a parare, alla fine ho salutato con dolce malinconia questa storia. Forse perché amo Venezia e Milano, mi sono persa tra calli e navigli, cullata dal ricordo di un’epoca passata che rivive anche grazie a menzioni storiche e al ricordo di eventi reali che hanno fatto la storia.

Non è stata una lettura veloce né facilissima ma ho amato molto questa celebrazione dell’arte che emerge così potente e magnetica, il potere del legame uomo e natura che se vivono in armonia può regalare bellezza autentica.

C’è sempre speranza se sappiamo cogliere la bellezza anche nelle piccolissime cose, come una pietra o un fossile o il riflesso delle stelle e della luna sul mare.

Un romanzo – Le ondine perdute – particolare e fuori dagli schemi, che mostra come sia il nostro mondo interiore a dare forma a ciò che ci circonda.

Se accogliamo la fantasia e il sogno come parte di noi e della realtà potremo andare oltre la dimensione umana e cogliere un universo altro che saprà emozionarci e confortarci anche nei momenti più bui.

Luigi M. Mignacco , sceneggiatore di fumetti, ha scritto molte storie per Dylan Dog, Tex, Mister Noe altri personaggi di Sergio Bonelli Editore.

Roberta Cordani , curatrice editoriale, ha realizzato negli anni diversi libri dedicati all’arte, alla cultura, alla bellezza di Milano e della Lombardia.

Autore

  • laura_lag

    Laura. Classe 1987. Lei è un caos calmo. Da dieci anni si occupa di comunicazione a 360° per un Brand di moda del comasco giocando e sperimentando con parole e immagini. Nasce come lettrice in modo timido durante le scuole medie dove capisce subito che i suoi generi di riferimento non saranno mai "tranquilli". Al liceo la passione per i libri esplode e negli anni diventa qualcosa di fondamentale come respirare o dormire. Complice una formazione universitaria in mercati dell'arte prima e comunicazione per le imprese poi, insieme all'amore per la lettura sviluppa una forte adorazione per mostre, cinema e fotografia nonché per la scrittura come mezzo espressivo. Nel tempo libero ama lo sport ma soprattutto il contatto con la natura che negli ultimi anni l'ha trasformata in un vero folletto dei boschi. Testarda, sognatrice, idealista, permalosa, lunatica, leale, comprensiva, passionale nelle cose della vita. È una introversa-estroversa che si batte sempre per ciò in cui crede, anche quando vuole dire lottare contro i mulini a vento, e che non teme la solitudine e i vuoti. Ama i tatuaggi e il suo aspetto da ragazza della porta accanto si scontra con un amore smisurato per tutto ciò che è horror, gotico e dark, quindi non lasciatevi ingannare dalle apparenze. Sul suo comodino non mancheranno mai letture da brividi o romanzo intensi che scavano nell'animo umano. Questa passione per la lettura e tutto ciò che ruota intorno ai libri l'ha portata due anni a trasformare la sua pagina Instagram @laurag_lag in un luogo magico dedicato a recensioni, interviste ad autori e case editrici e progetti letterari. è anche membro direttivo di un collettivo di scrittura e illustrazione horror, Weird, Gotica al femminile @coven.riunito

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